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sull'incontro romano fra Ehud Olmert e Romano Prodi

(18 Dicembre 2006)

Le immagini trasmesse dai telegiornali sull'incontro romano fra Ehud Olmert e Romano Prodi avrebbero anche potuto non essere accompagnate da alcun commento audio, tanto erano evidenti: non solo strette di mano e sorrisi, ma abbracci e baci, risate e pacche sulle spalle, come due vecchi compari che si incontrano per raccontarsi storielle piccanti.

La sostanza politica dell'incontro è stata altrettanto chiara: l'Italia di Prodi, D'Alema e bertinotti si è confermata come il valido alleato di Israele che già si conosceva ai tempi di Berlusconi e Fini. Le timidissime richieste italiane non sono state nemmeno prese in considerazione dal leader sionista. Per quanto riguarda il Libano, di ritiro dalle Fattorie di Sheba non se ne parla nemmeno. Palestina: nessuna conferenza internazionale, nessuna interposizione, a meno che le truppe italiane non si impegnino a combattere attivamente le milizie palestinesi, sollevando da questo oneroso compito le truppe di occupazione sioniste. Siria e Iran, infine, devono essere boicottati e quest'ultimo non deve nemmeno sognarsi di poter disporre di tecnologia nucleare anche solo ipoteticamente utilizzabile a fini bellici, a differenza di Israele che le bombe atomiche le ha già ed ora lo dice anche apertamente.

In compenso, Prodi e D'Alema hanno confermato che l'Italia continuerà ad applicare l'embargo contro l'Autorità Nazionale Palestinese, mentre implementa l'accordo di cooperazione militare con Israele sottoscritto dal governo Berlusconi. Olmert e la lobby sionista in Italia possono essere soddisfatti, i Palestinesi e i pacifisti italiani un po' meno.

Soddisfatto anche George W. Bush, che incassa la promessa di D'Alema che l'Italia resterà con i suoi soldati in Afghanistan: un po' meno soddisfatti - crediamo - i soldati medesimi, cui la guerriglia afghana (poco soddisfatta anch'essa) ha recapitato le proprie rimostranze a mezzo bomba nel giro di poche ore, fortunatamente senza conseguenze letali per nessuno.

Soddisfatti, infine, i leader e i peones della "sinistra radicale", che continueranno ad incassare i propri stipendi, visto che il governo non cadrà sulla Finanziaria, e pazienza se qualche milione di elettori sarà molto meno soddisfatto, specialmente quando comincerà a fare sul serio i conti con ticket, tasse e tariffe. Moderatamente soddisfatti i grandi manager pubblici, il cui stipendio non potrà superare i 750.000 euro l'anno, più o meno l'equivalente di un'intera vita lavorativa di un qualsiasi operaio o impiegato, categorie - queste - che di motivi di soddisfazione continuano ad averne pochini.

In un certo senso, Prodi ha ragione a dire che gli Italiani sono impazziti: difatti, gli hanno conferito i voti per governare. Bisogna anche ammettere, però, che di alternative non ce n'erano, e che in tanti hanno pensato, votando per il centrosinistra, di scegliere il male minore... a giudicare dai sondaggi, non devono essere molto soddisfatti.

Arcipelago

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