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Fiat Modena: braccio di ferro operai-capi-padroni

intervento in Assemblea alla Fiat di Modena sulle lotte nel 2007

(24 Dicembre 2006)

Gli avvenimenti in questi mesi in Fiat a Modena dimostrano quanto i processi di sfruttamento siano giunti in fondo. Gli operai sono centrali per il raggiungimento del profitto dei padroni e dei loro lacchè; attraverso una produzione massiva e snervante per gli operai avviene "l'estorsione" di lavoro, una estorsione che è sempre piu' dispotica. (Corrispondenza operaia)

Tutto è funzionale al profitto quà dentro anche lavorare con mezzi e macchinari danneggiati. Nello scontro in permanenza operai-capi-padroni non ci sono indugi da fare, stare con la massa degli operai non perchè sono più buoni o altro ma perchè l'operaio rappresenta sempre il lato del lavoro e il capo il capitale che parassita questo lavoro, il capo chiede di lavorare di più perchè poi nella ripartizione qualcosa arriverà anche a lui, è oggettivo, non importa se è più o meno maleducato.

Dopodichè riguardo alla sospensione di 3 giorni avvenuta ad un operaio del montaggio comminatagli dal capo perchè "avrebbe risposto male ad un ordine del capo" noi operai rispondendo anche al sindacato diciamo che una soluzione ce la abbiamo: non vogliamo sanzioni al "capetto", Vogliamo che torni in produzione per capire la differenza fra comandare e lavorare (ilarità la Fiat non lo farà mai...). C'è allora bisogno di fronte a questi fatti di unificare tutte le tendenze operaie in fabbrica, tutti gli operai giovani e anziani che vogliono portare la pelle a casa, che non ne vogliono più di sacrifici e concorrenza...

Il sindacato è diviso: da una parte c'è la Fiom alle prese con la morsa del governo "amico", poi ci sono i separatisti di Cisl-Uil che per mantenere le loro clientele devono fare una specie di concorrenza politica alla Fiom. Rimane il Cobas che ha l'appoggio di una quota di operai nei reparti più duri ma per l'interesse di tutti gli operai propone di superare la propria parrocchia e richiede una lotta di base per rovesciare i rapporti di forza in fabbrica a favore degli interessi operai, perchè non si tocchi il TFR che se và al mercato o a fondi INPS d'investimento è la fine, lo stesso con le pensioni che non si devono più toccare, scaloni o scalini annessi...

Ma oltre ai termini più nazionali deve prendere piede la lotta collettiva fabbrica per fabbrica, significa stare pronti dai reparti contrastare quotidianamente la concorrenza, il problema di uno deve diventare problema di tutti, significa mettere in risalto che fra l'operaio produttivo e il resto c'è proprio una bella differenza di classe e che questa pressione sull'operaio è funzionale agli interessi dei padroni. Qui cè un fatto pure politico: una serie di strati intermedi in fabbrica supportano la borghesia proprio perchè loro sono ben rappresentati nella "democrazia" di questo paese, hanno copertura politica come si dice...

Sono gli schiavi che non esistono, infatti ritornano dall'oblio solo quando forzatamente contestano come avvenuto a Mirafiori, quando fischiano in massa, quando le operaie Fiat mostrano i loro polsi rovinati e logorati nelle linee del TMC2 della Fiat. Quando prendono la parola per denunciare la loro condizione, cioè che lavoriamo duro producendo ricchezza per altri e ricevendo miseria, non si deve più scambiare dignità per quattro soldi (che il padrone poi si riprende), in pratica chi si è illuso che i provvedimenti disciplinari a raffica servano a qualcosa sta facendo male i conti, ora qui si vuole palleggiare le responsabilità ma sappiamo noi la fonte di queste cose e se l'azienda resiste sulle nostre proteste noi dobbiamo chiamarli in causa ancor di più se no si accettuano le "punizioni" che si inventano.

Sulla "sicurezza" poi, come tutti sanno, denunciammo già da settembre il dissesto nel quale ci fanno lavorare che si trasforma in lavoro penitenziario, qui non si media come vorrebbe qualcuno; chi ha voluto punire deve saltare fuori che lo ha fatto imponendo in questi mesi le lavorazioni in condizioni di pericolo per gli operai, e non è calunniando o blandendo gli operai che ci scappano fuori... e qui voglio arrivare a Montezemolo, colui che vuole un nuovo "patto per la produttività", lo richiede ai dirigenti del sindacato non a noi, proprio lui che non stà dentro dei ritmi, lui che non aziona nessun tornio, che non aziona una torcia al ritmo di 750 cordoni di saldatura al giorno, che non monta, avvita, stringe bulloni e dadi, che non fà nessun pezzo...

Lui vuole dal 2007 maggior produttività, e come la vuole ottenere? con il completo controllo degli orari di lavoro, estendere l'orario, intensificare ritmi e carichi già saturati, magari con meno operai o ancora più precari, e crediamo che a tutto questo bastano le parole o qualche sciopericchio... no, siamo seri, unificarci con nostre idee, nostri punti di vista dal basso dobbiamo rispondere rivendicando che: a ugual lavoro, stessi diritti, stesso recupero salariale sullo stesso stabilimento, mai più precari nello stesso sito e così via... dobbiamo ripulirci dai fatalisti e da chi ci vuole frenare, vi ricordate l'art 18? 3-4 anni fà ci avevano detto che era fottuto, sì è vero che lo aggirano in tanti posti di lavoro, tipo le cooperative, però il moto di massa degli operai ha fermato l'ondata poco anomala del padrone, lo stesso sul contratto (che abbiamo anche bocciato) volevano distruggere quanto era rimasto di carattere di base nelle rsu, ma si sono fermati, questo per dire che sia mo sempre noi operai artefici del nostro destino, recuperiamo le nostre migliori idee e mettiamole a frutto nelle lotte del 2007, ne và della nostra vita.

Vale la pena combattere lo sfruttamento alla radice, cioè qui nella fabbrica e nessuno abbandoni la sua postazione, questa è autorganizzazione, solo con un moto indipendente che proviene dai reparti e dagli strati bassi possiamo costruire la nostra politica, e non si creda che questo sia un processo solo italiano non è così, da più parti nel mondo si sentono potenti echi di lotta per il potere degli operai: si veda ciò che succede in Argentina, Uruguay, Venezuela dove proprio in questi giorni più di 500 fabbriche occupate hanno tenuto un importante incontro collettivo scambiandosi esperienze e condividendo lotte ai capitalisti. Stabilimenti recuperati dagli operai dove si produce senza padroni e parassiti e continuano ad andare avanti ed è quello che conta non tanto quello che si immaginano o immaginiamo noi, il punto rimane che è questo modo di produzione [capitalista] con nabbabbi e pezzenti che ormai stà facendo il suo corso, e occorrono alla lotta operaia nuovi orizzonti per non finire di nuovo sfruttati e bastonati, investiamo il nostro futuro con criterio, giustizia e dignità ma senza farci fregare dai padroni.

Ficiarà Francesco
operaio saldatore Fiat modena

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Commenti (1)

Il mio modesto parere da operaio

Come si puoi pensare di cambiare atteggiamento se l'operaio stesso fa guerra contro un altro operaio magari più giovane o meno esperto.Prima c'era più rispetto fra operai, si era tutti uguali, oggi c'è differenza fra operaio e operaio.C'è l'operaio di fabbrica Fiat, c'è l'operaio delle fabbriche delle cooperative con contratti di pulizie che fanno turni per il reciclaggio di televisori, frigoriferi, guadagnano mensilmente 820 o880 euro il mese e bada bene lavorano 8 ore il giorno senza indennità mensa e pausa pranzo mezz'ora . Poi c'è l'operaio della telefonia sempre in trasferta che deve fare 4 impianti il giorno se no il datore non guadagna e pensa ogni impianto prende circa 150 euro se no ti mette in busta la cig x mancato guadagno, mentre hai lavorato tutto il giorno.Vedi il problema è che siete voi che firmate i contratti(le grandi fabbriche come Fiat) e non tutte le categorie dei metalmeccanici. Quindi sono i sindacati i respnosabili di queste divisioni fra operai serie "A" e serie"B".Ma è colpa nostra se non contiamo niente o poco perchè quando c'è da lottare non lottiamo insieme uniti, ma siamo divisi fra i vari sindacati, uno parla in una maniera, l'altro parla in un altra. Quindi non c'è scampo, fino a che esisteranno varie sigle di sindacati non possiamo essere uniti e mettere paura agli imprenditori con veri e propri scioperi .Tutti gli operai in piazza e scendere a patti solo quando c'è un guadagno per noi e non per loro,perchè se non c'è guadagno la rimessa è certa. Comunque è sempre colpa nostra perchè non conosciamo la nostra forza fino in fondo come categoria metalmaccanici forse per paura di perdere il posto di lavoro fatto stà che siamo operai divisi in tutto è solo questa la forza del datore di lavoro
quella di dire siamo tutti necessari ma nessuno è indispensabile. Quindi ti mando a casa quando mi pare e piace. Grazie al governo che protegge l'imprenditore e i sindacati difendono le loro poltrone e l'operaio stesso fa il cane con il suo collega di lavoro.

(19 Gennaio 2007)

gluca104@inwind.it

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