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Condanna esemplare, sentenza pilota

Sette e cinque anni ai due compagni turchi detenuti dal 1 aprile 2004

(24 Dicembre 2006)

Si è concluso oggi, 20 dicembre, a Perugia il processo ad Avni e Zeynep, accusati di terrorismo internazionale (art. 270 bis c.p.) e detenuti dal 1° aprile 2004, cioè da ben 32 mesi. La sentenza è stata la seguente: Avni è stato condannato a 7 anni, in quanto la corte di assise ha ritenuto che svolgesse un ruolo dirigenziale nell'ambito del DHKP-C (art. 270 bis comma 1), mentre Zeynep è stata condannata a cinque anni, perchè la corte ha valutato la sua posizione come quella di semplice appartenente (art. 270 bis comma 2). La procura aveva chiesto rispettivamente 8 e 6 anni, ritenendo che Avni e Zeynep svolgessero entrambi un ruolo dirigenziale e che non dovessero beneficiare delle attenuanti generiche; la corte ha quindi in parte disatteso le conclusioni della procura accogliendo quelle formulate, in subordine al proscioglimento, dalla difesa.

Ciascuno dei due compagni ha letto una lucida e appassionata dichiarazione, sottolineando la sostanziale antidemocraticità del regime che vige in Turchia, dove la Costituzione è rimasta quella promulgata con il colpo di stato del 1980 e le decisioni che contano sono prese tuttora dal Consiglio Nazionale per la Sicurezza dello Stato, cioè dai vertici della gerarchia militare. Zeynep ha anche ricordato la sua vicenda: all'inizio degli anni '90 è finita più di una volta nelle celle di tortura solo per aver partecipato a mobilitazioni studentesche; successivamente si è recata in Inghilterra per ragioni di studio e anche lì ha preso parte a numerose iniziative di protesta verso il regime turco. Per questo non ha più potuto far ritorno in Turchia. La difesa a sua volta ha rimarcato i tratti, a dir poco autoritari, del sistema turco; ha illustrato la natura di forze combattenti delle organizzazioni armate dei partiti della sinistra turca e curda, natura che in base alle convenzione internazionali esclude che queste forze possano considerarsi organizzazioni terroristiche; ha rimarcato come queste forze, compresi il DHKC e il DHKP-C, non hanno mai compiuto nè rivendicato azioni finalizzate a minacciare la popolazione, cioè quelle sole azioni che, per giurisprudenza consolidata, sono terroristiche; ha infine ribadito come tutte le accuse siano state formulate e ritenute provate dalla procura sostanzialmente solo ricorrendo a rapporti e testimonianze provenienti dalla polizia turca.

La corte ha sostanzialmente recepito le tesi dell'accusa, emettendo una sentenza pilota sotto molteplici aspetti: ha sancito la natura terroristica di organizzazioni che in realtà sono organizzazioni di massa, quali il DHKC e il DHKP-C, di cui la componente militare è solo un'articolazione; ha ritenuto del tutto irrilevante il carattere oligarchico - militare del regime turco aderendo di fatto alla testimonianza del funzionario di polizia turco, per il quale nel 1980 c'è stato solo un attacco "diciamo pure armato" ; ha bollato come terroristico qualunque atto violento purchè politicamente connotato, a prescindere dalla finalità di voler terrorizzare la popolazione, con la conseguenza che sarebbe atto terroristico anche l'autoriduzione del biglietto del cinema o l'occupazione di una casa praticate da un gruppo di persone; infine ha attribuito il valore di prova ad affermazioni assolutamente non verificate provenienti da rapporti o testimonianze della polizia turca. Sentenza pilota perche’ l’Italia, in barba ai mutamenti di governo, mostra di allinearsi al suo padrone, applicando in maniera pedissequa l’indirizzo giuridico neofascista imposto dagli U.S.A. dopo il settembre 2001 (Patriot Act) per cui lo Stato di diritto viene mutilato, cancellato in tutti i casi in cui ci sia di mezzo la lotta di guerriglia, equiparata sic et simpliciter a terrorismo. Una mutilazione che l’Italia ha potuto accogliere (esperta com’era in fatto di legislazione d’emergenza) senza grandi strappi giurisprudenziali, in maniera bipartizan, nel novembre-dicembre del 2001, solo con una “lieve” modifica del 270 bis.

Ciliegina sulla torta: i due compagni restano in carcere, nonostante la lunga custodia cautelare già scontata, la non definitività della odierna sentenza e l'assoluta mancanza del pericolo di fuga (e dove andrebbero?), di inquinamento delle prove (tutto è stato prima sequestrato e ora confiscato) e di reiterazione del reato.

A quanto pare sono queste la democrazia e la giustizia che, in buona compagnia, contribuiamo ad esportare a suon di bombe o, per bene che vada, di embarghi e sanzioni.

Notiziario del Campo Antimperialista ... 22 dicembre 2006 ...

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