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(10 Dicembre 2006)
Trieste, la Trieste cara al cuore di tutti gli italiani, è recentemente balzata agli onori delle cronache nazionali non per la mitica regata “Barcolana”, né per le iniziative culturali a dimensione internazionale come i festival cinematografici di Alpe Adria o dell’America latina: no, la grande notizia è che l’assessore ai lavori pubblici, Franco Bandelli (in lista di AN nonché il candidato con più preferenze in assoluto alle scorse elezioni comunali - e ciò faccia meditare in merito alla sensibilità culturale e politica del popolo triestino,) in nome della lotta ai barboni, nullafacenti e perdigiorno, ha dichiarato tolleranza zero nei confronti delle panchine ad uso gratuito, facendole segare alla base e togliere da piazze e luoghi di ritrovo vari.
In conseguenza di questo, la cosiddetta “società civile” triestina si è (giustamente) mobilitata, ed è stata indetta per domenica 10 dicembre una manifestazione con performances artistiche, alla quale hanno aderito artisti del calibro di Marco Paolini, Mauro Corona, Claudio Magris, Vinicio Capossela, Paolo Rumiz. Di fronte a questa manifestazione, il titolare del diritto di primogenitura del taglio delle panchine, l’ex sindaco di Treviso Giancarlo Gentilini, ha fatto le seguenti dichiarazioni: “Io faccio parte di quelle generazioni che hanno liberato Trieste dalle orde titine. Non vorrei essere costretto a liberare Trieste una seconda volta da queste nuove ondate bolsceviche” (sul “Piccolo” del 9/12/06).
Il problema non è tanto che vi sia chi fa di queste affermazioni, quanto il fatto che vi sia gente che vota queste persone e permette loro di andare al potere e comportarsi di conseguenza. Davvero, viviamo in tempi bui, come scriveva Bertolt Brecht.
Trieste
Claudia Cernigoi
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