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Verso la riforma del trasporto aereo

(28 Dicembre 2006)

Il 22 dicembre è stato varato dal consiglio dei Ministri il disegno di legge delega di riforma del trasporto aereo.
Sicurezza, controlli sugli aeromobili ed equipaggi, e maggiore assistenza al volo, sono alcune delle finalità prioritarie del disegno di legge. Maggiori responsabilità agli enti di competenza quali Enac e Ministero dei trasporti, che gestirà anche i fondi eventualmente versati da quelle compagnie che non rispetteranno le nuove normative, ma anche l'obiettivo di razionalizzare e ridistribuire, a seconda delle individuali caratteristiche di ciascun aeroporto, il flusso del traffico.

Con la crisi della compagnia di bandiera Alitalia, che versa in condizioni drammatiche, scaturisce una delega di riforma volta a ridistribuire equamente maggiori responsabilità a tutte le compagnie che ogni giorno toccano il suolo italiano.
Abbiamo incontrato Fabrizio Tomaselli della segreteria nazionale del Sult, il sindacato più rappresentativo nel trasporto aereo italiano.

Questo ddl, a tuo avviso, può essere considerato un primo segnale finalizzato a dettare delle regole che superino le diversità in termini di safety e security tra le tante compagnie, in special modo tra le low cost che fanno da padrone nel mercato attuale?

Sicuramente rappresenta un primo segnale positivo dopo anni di assoluta assenza di regole che hanno fatto proliferare le cosiddette compagnie low cost e messo in discussione qualità del servizio e sicurezza. Si tratta però di una legge delega e quindi qualsiasi giudizio di merito potrà avere senso compiuto soltanto dopo il varo di provvedimenti legislativi specifici. Il Ministro Bianchi sta lavorando in modo serio: speriamo che vada avanti nella sua opera di riforma del settore.

La deregulation liberista è una delle principali cause che ha colpito, in special modo, i lavoratori del trasporto aereo proprio per l' assenza di regole chiare e precise, eppure non si parla nel documento di contratti nazionali collettivi, legati indissolubilmente anch' essi ad una maggiore sicurezza nel contesto aeroportuale.

Essendo una legge non si può direttamente entrare nel merito dei contratti collettivi di lavoro, ma nel documento di indirizzo varato dal governo il 12 dicembre scorso e dal quale deriva la presente legge delega, si fa esplicito riferimento ai contratti nazionali. D'altra parte è evidente che senza regole contrattuali comuni per i lavoratori di tutte le compagnie aeree, si creano situazioni insostenibili, diversità enormi di trattamento per lavoratori che svolgono la stessa attività, precarietà estrema e conseguentemente anche una concorrenza falsata.

Il ddl fissa il termine di esercizio entro un anno dal suo varo, in cui delega maggiori responsabilità agli enti preposti alla sicurezza, quali l' Enac. Come si traduce ciò in merito alla sicurezza?

Diciamo che sino ad oggi e da una decina d'anni i livelli di controllo e quindi di sicurezza tendono a non essere quelli massimi ottenibili. I livelli di sicurezza nei trasporti non si misurano mai in termini di sufficienza o insufficienza: devono sempre tendere al massimo. I provvedimenti necessari devono esprimersi verso una razionalizzazione dell'intero sistema che provvede alla sicurezza, a cominciare dall'ENAC e senza sottovalutare il ruolo di indirizzo del Ministero dei Trasporti: è indispensabile che si vada in questa direzione.

Quali ripercussioni positive e negative potrà generare questo disegno di legge nell'immediato della sua applicazione?

Più che di effetti concreti immediati credo si debba parlare della creazione di aspettative positive legate al riordino dell'intero settore del trasporto aereo. In campo economico e del lavoro le aspettative hanno sempre un effetto positivo rispetto ai risultati immediati. Guai però a non soddisfare tali aspettative nel medio periodo: la non soluzione dei problemi, che questo settore vive da anni, produrrebbe il tracollo definitivo di un settore strategico e la perdita di migliaia di posti di lavoro.

Il testo delega parla di fragilità del trasporto aereo, riferendosi anche non esplicitamente all' Alitalia. Credi che quest'ultima possa trarne dei benefici, benchè minimi?

Sicuramente si. Nonostante il luogo comune, secondo il quale Alitalia è da sempre favorita come vettore di bandiera, e la mancanza di regole, ha prodotto un disequilibrio nel trasporto aereo, ed ha permesso a compagnie straniere e low cost di “invadere” il mercato italiano, o peggio ancora, di favorire piccoli e spregiudicati imprenditori di investire nel trasporto aereo senza averne le capacità tecniche ed economiche, utilizzando molto più di Alitalia l'aiuto dello Stato italiano. Alitalia non può quindi che beneficiare da un sistema che ponga al centro la sicurezza, la qualità e la certezza del servizio. Ma i problemi di Alitalia sono anche altri ed in questa fase il Governo non sta certo brillando per trasparenza: prova ne è lo sciopero indetto per il 19 gennaio prossimo da tutto il personale della compagnia di bandiera.

Roma, 28 dicembre 2006

Alessandro Ambrosin

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