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(23 Febbraio 2010) Enzo Apicella
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Riflessione sul PRC e l'Area "Essere Comunisti"

(27 Dicembre 2006)

Cari compagni,

avendo, come Marina Alfier, ricevuto recentemente le corrispondenze sulle vicenda interne del partito e dell'Area, sento anch'io di dover esprimere il mio parere pur non avendo oramai alcuna voce in capitolo.

Io resto convinto che sia il PRC in quanto partito che l'Area "Essere comunisti" che del partito è una importante componente, abbiano perduto la loro identità comunista.

Nel primo caso, tutto si sta svolgendo secondo un copione scritto da tempo, ancor prima del congresso di Venezia del 2005. Nel caso dell'area, invece, la scelta è più recente anche se non mi è ancora del tutto chiaro se per convinzione o per opportunismo. I dissensi che sembrano essere affiorati nell'area li considero irrilevanti perchè non vanno a modificare la sostanza di questa scelta.

I fatti concreti ci dicono che sia il partito che l'Area - quest'ultima con formale ritrosia ma con sostanziale accondiscendenza - sostenendo "oltranzisticamente" questo governo - ma la stessa cosa avviene anche in periferia -, praticano una politica del tutto opposta da quella che la storia identifica come propria di una organizzazione comunista che lavora per un'alternativa socialista di società.

Anche quando Togliatti ed in altra epoca Berlinguer scelsero di allearsi con le forze moderate del capitalismo, non smarrirono in alcun modo i valori e gli ideali del socialismo e del comunismo così come invece sta accadendo oggi in Rifondazione.

Rispetto alla fase che va dal 1998 al 2004 che creò tante speranze e stimolò tanti movimenti in primis quello contro la guerra, Rifondazione comunista appare irriconoscibile.

Oggi, diversamente da allora Rifondazione sostiene un governo che a sua volta sostiene la politica imperialista degli Stati Uniti e dei suoi alleati pro-tempore, allenta nel contempo i rapporti di solidarietà vera con nazioni e popoli, dalla Palestina al Venezuela a Cuba impegnati a conquistare e a difendere la propria libertà, la propria sovranità e la propria dignità.

Oggi Rifondazione comunista "subisce tranquillamente" ( cioè accetta) la presenza delle truppe italiane in Afganistan, avvalla l'aumento delle spese militari, lascia che il governo cui partecipa ( sia pure con un mezzo ministro che non si sa che cosa realmente faccia) interferisca partigianamente negli affari interni del Libano o della Palestina.

Oggi Rifondazione appoggia un governo che ha tagliato pesantemente la sanità, la scuola, la ricerca che peseranno principalmente sulle classi più deboli, che distribuisce iniquamente la pressione fiscale, che non teme di dichiarare di aver fatto una finanziaria che privilegia gli interessi di Confindustria. Oggi Rifondazione appoggia "ostinatamente" un governo che si appresta a tagliare ulteriormente le pensioni dopo lo scippo del TFR e privatizzare tutti i servizi pubblici anche quelli locali e compresa l'acqua come dimostra la polemica tra l'ex presidente dell'acquedotto pugliese ed il governatore "comunista" della regione, mettendo in moto una montagna di miliardi di Euro dietro la quale una sola cosa è sicura: non ci sarà alcun abbattimento delle tariffe a carico dei cittadini. Così come è avvenuto per tutte le precedenti privatizzazioni.

Oggi Rifondazione sta in una maggioranza che appoggia un governo che non solo non va avanti ma sta facendo molti passi indietro sul terreno del riconoscimento dei diritti civili e del lavoro anche condizionati da una chiesa cattolica, foraggiata da ingenti risorse statali sottratte alla collettività, sempre più fondamentalista e sempre più proiettata a far coincidere il potere spirituale con quello temporale.

Mi chiedo e vi chiedo, cari compagni che dichiarate ( non so se in buona o cattiva fede) di essere comunisti e al contempo di voler sostenere questo governo senza proporvi alcuna alternativa nemmeno in possibile prospettiva, che rapporto ci sia tra le vostre azioni e le scelte in questa maggioranza e gli ideali ed i valori che a parole dite di perseguire?

Forse che questi valori ed ideali sono compendiati in quella "riduzione del danno" che sembra essere il massimo - peraltro con evidente scarso successo - delle aspirazioni dell'attuale gruppo dirigente del partito?

Forse la politica dell'immagine ( sua personale) scelta da Bertinotti, i ponti d'oro che TV e giornali di regime garantiscono sempre nel breve periodo ai disertori del campo avverso, potranno soddisfare le ambizioni o il portafoglio di qualcuno o serviranno ad ottenere qualche voto in più, ma tutto ciò non servirà a cancellare il grave e irreparabile danno che viene arrecato alle speranze di tanta gente, dei lavoratori, della presente e nuove generazioni. Un danno che mi fa giudicare la "disfatta" di Caporetto una passeggiata!

Pensiamoci su compagni.

Lucio Costa

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