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(30 Dicembre 2006)
A tre mesi dalla sparizione di Jorge López, c'è un secondo desaparecido in Argentina. Si tratta di Luís Gerez, è un muratore di 50 anni, militante peronista di Escobar; aveva testimoniato contro il torturatore Luís Patti.
Quando aveva appena 16 anni, ed era militante della Gioventù Peronista, Gerez fu sequestrato e torturato da Luís Patti ad Escobar, una località a Nord del Gran Buenos Aires dove ha sempre vissuto. All'inizio di quest'anno, quando Patti fu eletto deputato, aveva testimoniato in parlamento raccontando di come, appena adolescente, aveva riconosciuto Patti stesso tra i torturatori, che gli applicavano corrente elettrica (picana) alla lingua e ai testicoli mentre lo tenevano legato alla rete di un letto di un commissariato di Escobar. La testimonianza di Gerez era stata decisiva per impedire che il torturatore Patti potesse entrare in carica come deputato.
Da quel giorno Gerez non aveva però più trovato pace. Militante kirchnerista, ha ripetutamente denunciato di essere stato minacciato, dalla testimonianza in avanti. Nel solo mese di novembre ha presentato tre denunce circostanziate fino al sequestro di mercoledì notte quando, uscito per comprare carne ad Escobar, non è più rincasato.
Le analogie con il caso di Jorge López, desaparecido tre mesi fa, dopo avere testimoniato nel processo che ha condannato all'ergastolo per genocidio il repressore Miguel Etchecolatz, sono impressionanti.
A testimonianza della gravità della situazione il presidente Nestor Kirchner ha sospeso il viaggio di fine anno nella provincia di origine di Santa Cruz, nell'estremo sud patagonico del paese, per coordinare le ricerche insieme al ministro degli interni, Aníbal Fernández. Centinaia di uomini sono stati coinvolti nella ricerca. Lo stesso repressore Patti, che senza vergogna sostiene di non ricordare chi sia Luís Gerez, si è detto preoccupato, e in maniera sibillina ha dichiarato a Página12 che se di sequestro si tratta, allora è un gruppo non piccolo di persone ad essere coinvolto.
Secondo ogni logica, Jorge López fu assassinato nel momento stesso del sequestro o nel giro di poche ore da questo. E' tristemente probabile che anche la vita di Luís Gerez per i suoi sequestratori non abbia alcun valore.
Anche se è probabile che anche Luís, da tutti descritto come un uomo onesto, integro, un militante peronista da tutta la vita, sia stato assassinato, lo schieramento di forze inviato dal governo non è strumentale e non solo perché non va lasciato nulla di intentato per restituire Gerez alla sua famiglia, alla sua vita e alla sua militanza.
La sparizione di Luís, come quella di Jorge, ha infatti un bersaglio preciso: colpire la politica dei diritti umani del governo del Presidente Kirchner, a sua volta minacciato di morte, ed in maniera credibile e temibile, come ci aveva rivelato in ottobre il deputato del PRD Miguel Bonasso.
Solo la Presidenza Kirchner, con l'annullamento delle leggi di "obbedienza dovuta" e "punto finale", che avevano garantito l'impunità ai repressori che avevano fatto sparire 30.000 persone negli anni '70, e imposto la più sanguinaria dittatura nella storia del paese, ha ripristinato, a più di vent'anni dal ristabilimento della democrazia formale in Argentina, un vero stato di diritto.
Adesso viene la reazione, bestiale come sempre, quella di sempre. Raccontava Gerez che ancora prima che lo sequestrasse e torturasse, quando Patti lo incrociava in strada, lo minacciava: "negro, ti tengo nel mirino". Oggi è il mantenimento di istituzioni democratiche in Argentina ed in America Latina ad essere tenuto nel mirino dagli squadristi (patotas) neofascisti argentini che hanno sequestrato Jorge e Luís.
Per i sequestratori la vita del desaparecido numero 30.002 non ha valore. Quello che ha valore, una volta di più, è imporre il supplizio eterno della sparizione di persone, riconosciuto dalle Nazioni Unite come "tortura permanente", non tanto verso il desaparecido quanto verso i familiari, gli amici, i compagni di militanza e il tessuto sociale al quale il desaparecido viene sottratto.
Il fenomeno della sparizione di persone, che nell'ultimo mezzo secolo ha riguardato l'intera America -con la sola eccezione dell'isola di Cuba- ritorna dunque nell'agenda politica latinoamericana, proprio quando questa rialza la testa. Non è ancora e non potrebbe essere un nuovo Piano Condor -il coordinamento repressivo tra le dittature latinoamericana sotto l'autorità e l'addestramento degli Stati Uniti- ma i metodi e soprattutto gli obbiettivi sono gli stessi. Quando fu ristabilita la democrazia formale in America Latina, in tutti i paesi si disse NUNCA MAS, mai più, nei confronti di un fenomeno che assassinò e fece sparire quasi un milione di persone.
Adesso i mostri sono tornati. E non possiamo far finta di non vedere.
Gennaro Carotenuto
http://www.gennarocarotenuto.it
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