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Odio di classe

(7 Gennaio 2007)

Il poeta Edoardo Sanguineti (a suo tempo deputato del PCI), che la cosiddetta “sinistra radicale” (compreso un bel pezzo di fuoriusciti dalla sinistra DS) intende candidare alle primarie del centrosinistra nell'occasione delle prossime elezioni a Sindaco di Genova, concludendo una conferenza – stampa di presentazione dell'iniziativa ha pronunziato questa frase: “Che il proletariato esista e continui ad essere sfruttato è un segreto di Pulcinella. Bisogna restaurare l'odio di classe. I padroni di odiano e noi non odiamo più loro”.

Figuratevi il pandemonio: ex- diessini che sbiancano in volto; capigruppo del PdCI che invocano “ poeta scendi dall'Olimpo”: insomma tutta l'operazione – immagine messa su dai soliti politicanti per prendere voti alle primarie e contrattare assessorati (i nani abbarbicati sulle spalle del gigante, che poi si accorgono che il gigante fa da sé) va in forte difficoltà; anche se tenteranno di ricucire (perché nel frattempo gli industriali minacciano di correre da soli, candidando il loro ex-presidente Renato Zara, già deputato della Margherita e fatto fuori malamente non ricandidato dopo aver ricoperto il seggio soltanto per un paio d'anni).

Ma non sono le dinamiche riguardanti i giochi di potere che si realizzano intorno alla poltrona di Sindaco di Genova quelle che ci interessano e, neppure, in verità il (sacrosanto) richiamo di Sanguineti alla lotta di classe (Repubblica, nelle pagine nazionali titola: “Restauriamo l'odio di classe).

Il richiamo alla lotta di classe, almeno per noi, non ha mai cessato di essere esercitato: è rimasto punto di riferimento, teorico e pratico, ineludibile nell'idea dell'agire politico possibile, pur in presenza di importanti modificazioni dell'assetto economico e sociale, a tutti i livelli, nel mondo e a casa nostra, che non intendiamo assolutamente ignorare.

Il punto vero appare però questo: e va collegato con il richiamo al “primato della politica” ( possiamo ancora esprimerci a questo modo?) svolto dal Presidente della Repubblica (un altro che ha studiato alle Frattocchie, anche se non alla scuola superiore del Comitato Centrale del PCUS, come altri dirigenti del suo antico partito) nel corso del suo messaggio di fine d'anno.

Ma quale “primato della politica”?

“Primato della politica” in senso tattico (stiamo al governo per applicare la linea del VII congresso dell'Internazionale – relazione Togliatti/Dimitrov, non Moratti/Mancini beninteso, come credo pensi ancora qualche ministro – degli esteri – dei DS?), oppure “finalmente” per farsi accettare dai salotti buoni con la nostra amabile vena di “rivoluzionari snob” (ogni accenno, in questo caso a Rifondazione Comunista non è puramente casuale?).

Oppure, ancora e in buona sostanza, “primato della politica” per amministrare l'esistente in conto terzi e trarne qualche buon profitto, personale e di gruppo?

La risposta affermativa al terzo quesito è , forse, la più valida (pensiamo allo sterminio di assessorati, presidenze di commissione, consulenze, posizioni di staff, che tengono in piedi concretamente, nelle persone, la già citata “sinistra radicale” in Italia).

Sanguineti ha squarciato un velo: senza l'idea della lotta di classe, ed il suo concreto divenire nell'azione politica, senza la chiarezza delle distinzioni sociali e della necessità di lottare per annullarle e rovesciarle, non può esserci “primato della politica”.

La politica per la sinistra può essere esercitata con risvolti tattici molto forti, persino con “doppiezza” (in Italia ne sappiamo qualcosa),si può seguire la via della socialdemocrazia avanzata (il piano Maidner, Vienna “la rossa”, la nazionalizzazione dell'energia elettrica, e via discorrendo) ma non può perdere la bussola, la visione del suo punto di elaborazione più alto e significativo del farsi concetto teorico della necessità di abbattere lo sfruttamento, quale espressione vitale ed evidente della razionalità umana.

Contribuire alla crescita economica, lavorare per lo sviluppo ed il sapere scientifico, stare dentro al ciclo del progresso collocandoci al di fuori dalla concezione della lotta di classe, dall'antica e sempre nuova (perché lo sfruttamento si rinnova ogni giorno, in ogni angolo del mondo: da Times Square alle discariche di Nairobi) idea della lotta di classe, significa abdicare totalmente alla propria identità, e concorrere semplicemente ai meccanismi del potere dato: Sanguineti, brutalmente, con la semplicità del poeta che – assieme – è presbite e miope non sta sull'Olimpo, ma ricorda a tutti la semplice verità.

Savona, li 6 Gennaio 2006

Franco Astengo

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Commenti (3)

Domanda

...alla luce di tutto quello che ha scritto


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(7 Gennaio 2007)

vicodin@tiscali.it

Lotta di classe per stare nel centro sinistra??

Come rilevato da Astengo, dai giornali e dai dirigenti locali della "sinistra radicale", Sanguineti si è avventurato in uno spazio abbandonato da tempo: quello della esplicitazione delle classi, in primis, e della lotta di classe, come secondo elemento per fare politica.
Dunque poste come valide e sottoscrivibili le osservazioni generali fatte da Astengo, rimangono però dubbi gravi sull'utilità o sulla identificazione che determinati concetti di analisi e proposta politica possono produrre.
Non dobbiamo infatti dimenticare che la "sinistra radicale" in Regione Liguria come nella maggior parte delle città e province liguri è al governo con il centro-sinistra. Un centro-sinistra parecchio connesso ed embricato nelle questioni di potere e di affari (credo sia interessante rileggere all'uopo un articolo comparso su MicroMega nello scorso anno da leggere anche su: http://www.uominiliberi.eu/dicembre/unione_cemento.htm.).
Non solo: ma questa "sinistra radicale" partecipa, proprio col nome del poeta Sanguineti alle Primarie: sorta di "pre-pesata" politica, utile per entrare a pieno titolo nella kermesse esecutiva.
Dunque una operazione tutta dentro completamente al quadro politico, e dentro alle logiche del centro-sinistra.
Ora: a che serve richiamare la sacrosanta "lotta di classe" o "odio di classe", oltre a far venire un coccolone ai dirigenti locali della famigerata "sinistra radicale" (che infatti si affannano a calmierare e diluire in mille distinguo spassosissimi tale concetto)?
Purtroppo, nonostante la genuinità del candidato Sanguineti, a far rientrare una identità di classe all'interno di una operazione che è ben distante dall'interessarsi ad una giustizia politica, che veda le classi sfruttate ribaltare i rapporti di forza.
Dunque ancora una volta occorre smascherare non il nostro amato poeta, che fa il suo mestiere prestatandosi avventurosamente e generosamente alla politica, ma la "sinistra radicale" che come tante volte abbiamo visto, si cimenta in slogan fintamente alternativi, per questioni meramente elettoralistiche, per poi sedersi nelle corti liberiste, e da queste schiacciare i bottoni del potere.
Nulla di nuovo sotto il sole, e chi da tempo segue la vicenda di Rifondazione non può che prendere atto della prosecuzione della sua politica a due facce.
Con buona pace di quanti aspettano di veder finalmente concretizzata una presenza politica realmente alternativa.
Ma a molti di noi spetta il dovere di svelare i giochi, almeno per giusta contro-informazione.
Grazie

(7 Gennaio 2007)

Patrizia Turchi

patrizia.turchi@alice.it

Lotta di classe,chi la tradisce?

Concordo pienamente con l'articolo di Franco Astengo e per eliminare tutti questi borghesi di "sinistra" con le tasche piene e le teste vuote propongo un limite di mandato parlamentare(due BASTANO E AVANZANO!), poi tutti a casa a lavorare come i comuni mortali e risolviamo anche il conflitto di interessi di tutti i rompicoglioni di questa meschina e odiosa Italia al potere da sempre!

(10 Gennaio 2007)

Stefano Salmi

scorpionegranata@libero.it

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