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(17 Maggio 2010) Enzo Apicella
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    (Capitale e lavoro)

    Attenzione: ti fregano la liquidazione (TFR)

    (6 Gennaio 2007)

    Dall’1-1-07 tutti i lavoratori, ad eccezione del pubblico impiego, subiranno l’accordo siglato da Governo, Confindustria e Cgil-Cisl-Uil del 23-10-06 su previdenza integrativa e TFR.
    L’accordo prevede l’anticipo all’1-1-07 del decreto legislativo n°252 del 2005, contenente il silenzio assenso sul trasferimento del TFR che si matura dall’1-1-07, ai fondi integrativi.
    Il governo di centro sinistra non ha fa altro che anticipare di un anno quanto deciso dal governo Berlusconi.

    Dal resoconto della COVIP (commissione di vigilanza sui fondi pensione), al 30-6-06 su un totale di 12.981.000 lavoratori a cui potrebbero interessare i fondi negoziali (chiusi) solo 1.183.826 lavoratori aveva aderito ai 43 fondi negoziali chiusi. Solo il 9,1% dei lavoratori ha aderito spontaneamente ai fondi, e di questi solo 859.000 lavoratori aveva all’30-6-06 stipulato polizze individuali pensionistiche, e con cifre molto minori che non l’intero ammontare del Tfr (circa uno stipendio all’anno).

    Sempre secondo la COVIP l’ammontare totale dell’attivo netto destinato alle prestazioni di tutti i fondi integrativi negoziali, all’30.6.06 ammontava a euro 8.227.645.000.
    Se tutti i lavoratori accettassero il trasferimento dell’incremento del Tfr a partire dall’1-1-07, ai fondi pensione, andrebbero a fine anno circa 19 miliardi di euro. (fonti del Ministro del Lavoro)
    Quindi se anche togliamo quei lavoratori che già versano in parte il Tfr o che non vorranno aderire ai fondi integrativi, nel giro di 12 mesi le entrate nei fondi pensione negoziali supererebbero quanto versato dai lavoratori negli oltre 10 anni di esistenza dei fondi integrativi.

    Appare quindi evidente la finalità del silenzio assenso: forzare la libera scelta dei lavoratori facendo sì, contro ogni regola del rispetto della volontà altrui, che il loro semplice silenzio, ossia la semplice loro inerzia da cui non dovrebbe scaturire alcun effetto, valga invece e addirittura come una firma di sottoscrizione dei fondi integrativi!.

    Dei 43 fondi negoziali 38 sono rivolti ai lavoratori dipendenti e 5 ai lavoratori autonomi. Dei 38 rivolti ai lavoratori dipendenti 10 sono fondi aziendali e di gruppo mentre 28 sono fondi di categoria.
    La gestione dei singoli fondi è demandata ad un consiglio di amministrazione paritetico al 50% designato dai padroni (imprenditori) e al 50% dai lavoratori “associati” (cgil-cisl-uil di categoria). La percentuale designata dai lavoratori viene nella maggioranza dei casi eletta con liste prestabilite dai sindacati, e quindi nel CdA entrano i rappresentanti dei sindacati di categoria.

    Ad esempio:
    In Cometa il fondo dei metalmeccanici, nel CdA ci sono 6 rappresentanti per le aziende, e 6 per i sindacati di categoria.
    In Fonchim il fondo dei chimici e farmaceutici, nel CdA ci sono 7 rappresentanti per le aziende, e 7 per i sindacati di categoria.

    Appare quindi evidente l’interesse che i sindacati confederali hanno nello sponsorizzare lo scippo del Tfr, quello di partecipare alla gestione di milioni e milioni di euro.
    Vi sono poi situazioni “anomale” con rappresentanti dei lavoratori che siedono in più fondi e che mentre partecipano al Cda dei fondi sono anche titolari o in CdA di società speculative. Alcuni lavorano anche in alcuni Ministeri come collaboratori stretti di Ministri.


    La legge del 25-10-2005 tra l’altro stabilisce che tra i compiti del CdA ci sono la scelta dei soggetti gestori dei soldi e della banca depositaria dei fondi.
    Per il fondo Cometa la banca depositaria è la Banca dei paschi di Siena e il gestore dei fondi è la società AXA Investment Managers. AXA IM è il gestore dedicato agli investimenti globali del Gruppo Francese AXA (prima assicurazione in Europa). Ha creato due società d’investimento;
    La AXA World Funds è la società lussemburghese specializzata nell'offerta obbligazionaria e azionaria europea e la AXA Rosenberg è il fondo comune aperto Irlandese, specializzato nell'offerta azionaria internazionale.
    Parecchi fondi chiusi non fanno sapere qual’è la società che gestisce i fondi. Con i soldi dei lavoratori queste società operano in borsa e finanziano operazioni economiche industriali con il solo obiettivo di produrre utili.

    Chi all’interno del sindacato con più sensibilità ha cercato di condizionare le scelte dei fondi ha cercato di introdurre la questione degli investimenti in base a “codici etici”.
    Sugli investimenti etici, che in questi anni è diventata una battaglia di parte della sinistra, sono nate associazioni e società di consulenza. Per alcuni esistono criteri di investimento etico:
    - di esclusione, detti anche negativi, eliminano dal portafoglio di investimenti le imprese che operano nei settori dell'alcool, del tabacco, dell'energia nucleare, della pornografia, del gioco d'azzardo, dell'industria militare e delle armi, le imprese che violano i diritti umani o che praticano la vivisezione.
    - di inclusione basati sul rispetto di politiche ambientali e che quindi, ad esempio, utilizzano fonti di energia rinnovabili, tutelano l'ambiente attuando misure preventive sulle immissioni inquinanti. In aggiunta alle politiche ambientali, vengono analizzate anche le politiche interne adottate dalle imprese, attinenti in modo particolare alla gestione e alle relazioni con il personale e i sindacati.

    Ma anche nei pochissimi casi in cui, nei fondi, vengono introdotti marginali regolamenti etici, questi vengono regolarmente ignorati.
    Ne è un esempio la questione posta alcuni mesi fa da un socio di Cometa che chiedeva spiegazioni sul finanziamento di AXA e ING (conto arancio) di 37 milioni di dollari a due società, la Teledyne Tecnologies e la Shaw Group, che supportano la produzione per l’esercito americano delle armi al fosforo.
    La risposta del vice presidente di Cometa, Maurizio Benetti apparsa su “Eguaglianza & Libertà” è sintomatica:

    “In sintesi AXA afferma che ogni unità operativa all'interno del gruppo adotta un codice etico in relazione alla tutela degli interessi primari dei clienti. AXA ha aderito alla convenzione di Ottawa che proibisce la produzione e la vendita di mine anti-uomo e, in base a questa adesione, il Gruppo non investirà più in società che producono e vendono mine e ha dato istruzione ai propri gestori affinché individuino le società produttrici di mine in modo da evitare di investire in queste imprese.
    Suppongo che queste informazioni non ti soddisfino e in effetti non rispondono alla domanda che poni. Il comportamento etico del gruppo AXA riguarda la correttezza "finanziaria" verso i clienti e questo è certamente positivo riguardo gli interessi degli iscritti a Cometa, ma non risponde certo all'esigenza di investimenti "etici". L'adesione di AXA alla convenzione di Ottawa è certamente positiva, ma non è stato questo il motivo che l’ha portata ad essere gestore di Cometa.
    In sintesi i criteri etici non sono stati alla base della scelta dei gestori finanziari.
    Preferisco essere chiaro e netto perché questo è un problema sul tappeto fin dall'inizio di Cometa. Come operatore nazionale della Fim ho partecipato anche prima della costituzione del Fondo a seminari e incontri sulla necessità di caratterizzare in senso etico gli investimenti del Fondo e so quindi, oltre ad esserne personalmente favorevole, quanto forte era, e suppongo sia anche oggi, la spinta verso questo tipo di scelta.
    Perché non è stata attuata? Sono in Cometa dall'inizio, conosco quindi la sua storia; il problema fu posto dai rappresentanti sindacali in C.d.A. al momento della scelta dei primi gestori. Il punto è che nel C.d.A. ci sono, in numero paritetico, anche i rappresentanti delle imprese e l'idea di fare black list o white list di imprese, magari anche metalmeccaniche, non era proponibile (non solo per gli imprenditori, ma anche per una parte dei sindacati metalmeccanici). Ritenemmo che il problema non fosse maturo e si privilegiò, credo correttamente, la costruzione del Fondo e la coesione del C.d.A..
    Credo che oggi il problema sia maturo e possa essere affrontato, i gestori che possono adottare codici etici sono ormai diversi e i criteri di selezione si sono affinati. Tra i consiglieri di parte sindacale abbiamo cominciato a parlarne con l'intenzione di portarlo all'ordine del giorno in C.d.A. in questa consigliatura.
    Non sarà certamente facile, non solo in C.d.A.. Compito del Consiglio di Amministrazione è quello di tutelare tutti gli iscritti a Cometa assicurando loro gli investimenti più utili ai fini pensionistici. Porre limiti etici, e la loro stessa scelta non è semplice, può non trovare concordi tutti gli iscritti e dobbiamo rispettare anche questa posizione.”


    Allo stato quindi non esistono criteri etici certi praticati dai fondi integrativi chiusi gestiti anche dalle OOSS. Siamo all’assurdo; con il trasferimento dell’intero tfr, i lavoratori saranno gli unici che finanzieranno i fondi e non sono in grado di condizionare le scelte economiche dei fondi. Del resto in nessuna organizzazione sindacale vi un orientamento unico su questa materia, anzi nei congressi si fa finta di niente. Con l’arrivo di 19 miliardi di euro all’anno si potrebbero condizionare scelte economiche pacifiste ed ambientaliste molto forti.
    A noi sembra che la questione dei criteri etici venga posta solo per tacitare le coscienze dei lavoratori sapendo di non fare niente. Del resto chi è in grado di controllare i soldi dei fondi che si spostano in tante società come scatole cinesi o matriosche russe ?


    Il tfr giocato al casinò

    Quale lavoratore è così ottuso da non preferire un tasso di rendimento più o meno triplo, semplicemente trasferendo il suo TFR a un Fondo pensione? Perché i lavoratori si ostinano testardamente a non compiere questo passo che a giudizio di tutto il mondo politico economico, è così ovvio?
    Eppure qualche ragione ci deve essere, se non ci precipitiamo tutti a investire fino all'ultimo euro disponibile nei fondi, in modo da garantirci una vecchiaia rallegrata da un imprevisto benessere economico.
    Per anni ci hanno bombardato di messaggi pubblicitari per incentivare le pensioni integrative.
    Hanno distrutto inventandosi il deficit dell’Inps, le pensioni pubbliche.
    Hanno da un lato favorito con defiscalizzazioni e contributi padronali per chi versava parte dello stipendio o del tfr ai fondi, mentre dall’altro hanno continuamente aumentato le tasse sul tfr stesso.
    Hanno a più riprese con decine di tabelline e conteggi spesso fasulli cercato di dimostrare che con i fondi pensione i soldi accantonati fruttano un guadagno maggiore che con il tfr.
    Ma evidentemente tutto questo non bastava e quindi siamo arrivati al silenzio assenso, ed alla impossibilità per chi decide di aderire ad un fondo o non dichiara nulla entro giugno 2007, e quindi aderirà “spontaneamente”, di ritornare alla vecchia liquidazione. Una volta fregati o “convinti” non si potrà più tornare indietro.
    Evidentemente governo, sindacati e padronato sanno benissimo il parere dei lavoratori e quindi fanno di tutto per imporgli quanto da loro deciso.

    Dalla solidarietà sociale all’individualismo

    Il meccanismo che determina la costituzione del proprio capitale, è quello della “capitalizzazione individuale”, un meccanismo che pretenderebbe di garantire un futuro sulla base del valore nominale di quanto versato da ogni singolo associato La capitalizzazione individuale è già praticata in diversi sistemi pensionistici.
    Le pensioni Usa sono sicure? Basterebbe chiederlo ai lavoratori Enronn, United Airlines?
    L’attuale meccanismo italiano prevede la “ripartizione” che sostanzialmente ripartisce la ricchezza complessiva prodotta dai lavoratori anche con chi non lavora più. Ai contributi versati all’Inps dai lavoratori si sommano quelli versati dalle aziende.
    Il nuovo meccanismo che si vuole introdurre, semplicemente per giustificare una prossima ulteriore riduzione del sistema INPS vuole portare i lavoratori a credere come Pinocchio che i soldi generano altri soldi e che mettendo da parte dei fogli di carta questi crescano.
    Ma anche se le performance che si attribuiscono ai fondi fossero possibili, ci troveremmo di fronte ad una rapina colossale nei confronti delle economie più deboli perché negli ultimi 40 anni il Pil mondiale ha avuto un incremento medio del 3,7%, quindi la differenza “dall'ipotetico rendimento del Fondo sarebbe sottratto a qualcuno che quella ricchezza ha prodotto con il proprio lavoro (la finanza non produce ricchezza, la ridistribuisce). Perché il Fondo possa mantenere quello che promette, "deve" affondare le mani nella speculazione finanziaria”.

    Con le mani nella marmellata

    Attualmente al versamento verso l’Inps da parte del lavoratore pari a circa il 9% si aggiunge circa il 30% da parte del datore di lavoro. Se quindi si costituiscono fondi pensione integrativi si dovrebbe estendere la stessa proporzione per ogni euro versato dai lavoratori 3 delle aziende.
    In questi anni per favorire l’adesione ai fondi, ai lavoratori che aderivano con il 2-3% del tfr le aziende versavano la stessa somma nei fondi. Ora, dopo aver cercato di convincerci nel silenzio ci obbligano, tutto il tfr senza nessuna somma da parte padronale.
    Con il trasferimento del tfr ai fondi pensione si ottiene l’unico risultato di costituire una pensione integrativa tutta a carico del lavoratore.
    Per sindacati e padroni siamo quindi all’affare del secolo. Per i lavoratori alla beffa.
    I padroni si troveranno a gestire in modo paritetico, con i sindacati confederali, l’ammontare di circa 19 miliardi di euro all’anno senza sborsare una lira. Tutto a spese del lavoratore.
    Dopo pochi giorni della messa in onda della trasmissione della rai report sui fondi pensione, “le mani sulle pensioni”, testo e video sul sito della cub, Fausto Durante responsabile per la segretario nazionale della fiom-cgil della previdenza integrativa, con un comunicato stampa è corso a condannare la trasmissione.

    “La puntata di Report del 21 maggio, dedicata al tema della previdenza complementare con particolare riferimento all’utilizzo del Tfr, ha purtroppo avuto il torto di mescolare argomenti e aspetti tra loro diversi, sia rispetto ai fondi pensione, che al rapporto tra questi e i comportamenti del mercato finanziario.”
    “Il modo in cui nella trasmissione si sono voluti indagare questi rapporti, invece di produrre informazione e chiarezza, ha finito per provocare confusione.”
    “Il danno prodotto dal programma televisivo sta però, soprattutto, nell’aver omesso di chiarire che esistono fondi pensione assai diversi tra loro; diversità che, tra l’altro, è da qualche anno oggetto di un palese scontro politico. I fondi promossi da assicurazioni e banche sono prodotti di mercato, mentre i fondi negoziali di categoria sono strumenti, senza fini di lucro, creati dalle parti sociali per integrare la pensione dei lavoratori dipendenti. Proprio per questo, i fondi negoziali offrono garanzie di trasparenza, costi più bassi e un rendimento superiore a quello del Tfr.”
    “I fondi negoziali sono, tra l’altro, impegni sanciti dai Contratti nazionali di lavoro: anche per questo sono gestiti con prudenza e sottostanno a particolari controlli. Se qualcuno ritiene che questi impegni debbano essere rimessi in discussione, pensando magari che si possa tornare a prima della riforma Dini, rischia di inseguire un’illusione creando aspettative irrealizzabili.”


    Durante si guarda bene dal rispondere alle domande poste dalla trasmissione, ed è lui a fare confusione senza dire nulla sul furto di ben 19 milioni di euro che ogni anno verranno sottratti alle tasche dei lavoratori.

    Chi controlla, è della stessa parte.

    La legge prevede l’istituzione della Covip (comitato di vigilanza sui fondi pensione). La Commissione è composta da un presidente e da quattro membri, nominati con deliberazione del Consiglio dei ministri adottata su proposta del Ministro del lavoro e della previdenza sociale di concerto con il Ministro del tesoro. Lo stesso meccanismo delle nomine rai. La nomina da parte del Ministro Maroni nel 2005 ha prodotto la presenza di un esponente di area leghista, di uno ex Uil, uno ex Cisl, uno vicino alla Cgil ed uno di provenienza dal mondo bancario. Che controllo può avvenire da una struttura di questo tipo?

    Cosa fare ?

    Basterebbero questi motivi per far decidere il mantenimento dell’attuale sistema sul Tfr, ma per chi come noi ha deciso già da tempo di staccarsi dai sindacati confederali per iniziare la costruzione di un nuovo soggetto sindacale, tutto questo non fa che confermare quanto da anni sosteniamo.

    Con questi accordi la natura stessa dei sindacati confederali cambierà.

    A fine dicembre è stato siglato l’accordo per il rinnovo del biennio economico dei 110.000 lavoratori del trasporto locale. L’ammontare complessivo del rinnovo è di 220 milioni di euro per due anni. Le controparti quindi sborseranno 110 milioni all’anno per l’adeguamento economico dei salari al costo della vita, mentre a fine anno se tutti i lavoratori accetteranno (spontaneamente o meno), di trasferire il loro tfr al fondo pensioni della categoria “priamo”, gestiranno insieme con i sindacati confederali (12 nel CdA) l’ammontare di 110 milioni di euro delle liquidazioni. (110.000 dipendenti per 1000 euro circa di tfr) .
    Ci sono inoltre contratti, come quello recentemente siglato per gli aeroportuali dove a fronte di un aumento di 90 euro medio, 75 vanno in busta paga mentre 15 nel fondo integrativo di categoria Prevaer (anche questo con CdA paritetico), con una situazione però ridicola. Nella categoria ci sono due fondi pensione gestiti dai sindacati, oltre a Prevaer c’è anche il fondo Sea. I 15 euro versati dalle aziende non vengono versati ai lavoratori iscritti al fondo dipendenti Sea.
    Gli stessi soggetti che decidono quanti aumenti salariali e normativi devono avere i lavoratori, insieme dovranno gestire lo stesso ammontare economico come fondo pensione di categoria. Gli stessi soggetti si troveranno a gestire risorse ingenti (19 miliardi di euro ogni anno) pari a 37 mila miliardi di vecchie lire.
    Dovranno assieme decidere dove investire, quali aziende privilegiare e con quali finalità.
    Ci troviamo di fronte quindi ad un cambiamento radicale della natura dei sindacati confederali.
    Mutamento già manifestato in questi anni, ma che avrà un’accelerazione determinata dagli stessi affari comuni.
    Gli interessi dei lavoratori saranno messi in secondo piano rispetto all’interesse di far quadrare i bilanci dei fondi pensione. Con i fondi pensione si determineranno scelte politiche ed economiche molto spesso contro gli stessi lavoratori. Per questo è indispensabile la creazione di un sindacato che metta al centro della sua azione la difesa dei lavoratori. Questo è il compito che come sindacati di base dobbiamo velocemente prepararci a svolgere.

    Ogni lavoratore, per poter vivere deve vendere la propria forza lavoro ad un padrone, senza che questo significa accettazione delle scelte padronali.

    Negli ultimi anni i lavoratori hanno subito un pesante attacco alle condizioni di vita e di lavoro.
    Il fronte che vuole scippare il tfr, vuole andare anche ad un’ulteriore taglio delle pensioni pubbliche. Molti saranno i trucchi per fregare i lavoratori. Molti saranno quei lavoratori che si faranno convincere o che subiranno il silenzio assenso. Una cosa però deve essere chiara :
    CHI SIEDE NEI CONSIGLI DI AMMINISTRAZIONE CON LE CONTROPARTI NON PUO’ ANCHE RAPPRESENTARE GLI INTERESSI MATERIALI DEI LAVORATORI.
    CHI NON CONDIVIDE QUESTA TRUFFA, NON DEVE SOLO LOTTARE PER NON FARSI SCIPPARE IL TFR, MA DEVE ORGANIZZARSI PER COMBATTERE QUSTO STATO DI COSE.
    E SOPRATTUTTO PIU’ SARANNO I LAVORATORI CONSAPEVOLI DELLA NECESSITA’ DI RESPINGERE QUESTA MANOVRA PIU’ DIFFICOLTA’ AVRANNO I GOVERNI , QUESTO COME QUELLI PROSSIMI, NEL METTERE ANCORA LE LORO MANI SULLE NOSTRE PENSIONI.

    ASSOCIAZIONE LAVORATORI COBAS-CUB

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