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Argentina: La Fabbrica Zanon

Lavoratori senza padroni: più di cento fabbriche occupate funzionano sotto controllo operaio.

(6 Novembre 2002)

Qualcosa realmente nuovo succede in questo paese.
Alcuni mezzi di informazione già iniziano a parlare di questo fenomeno. Fabbriche occupate da suoi lavoratori e messe a produrre.
Operai senza padroni.
Espropriazioni.
Si discute sulla nozione di proprietà, la relazione tra legalità e legittimità.
Cos’è successo?

L’occupazione delle fabbriche, che da tempo si osserva in Argentina, forse inizia a prendere corpo in dicembre 2001, quando la spinta espropriativa dei grandi capitalisti confisca i risparmi bancari.
Questo suscitò, soprattutto nella classe media, il reclamo della nazionalizzazione delle banche.

Mentre la fine delle illusioni depositate nella "democrazia rappresentativa o delegata", con la perdita di consenso di tutte le istituzioni, ha fatto nascere nella classe lavoratrice questo nuovo fenomeno di occupazione delle fabbriche per mantenerle sotto gestione operaia, collocando sul piano della produzione le speranze per uscire dalla crisi.

Questo fenomeno non si può capire aldilà dell’enorme crisi capitalista che si vive.
In Argentina, il collasso finanziario di dicembre ha semplicemente fatto esplodere le contraddizioni generate da più di due anni di recessione economica.
Una profonda crisi che implica la distruzione del tessuto industriale argentino, e la principale forza produttiva, gli uomini e le donne lavoratrici, sono quelli che en definitiva subiscono le peggiori conseguenze sulla propria pelle.
Nel marco di questa catastrofe sociale, sorge questo nuovo fenomeno di occupazione di fabbriche.
La sua potenza in parte si deve al fatto che posiziona di nuovo una frazione del movimento operaio come soggetto di cambio.
Durante molti anni abbiamo ascoltato alcuni intellettuali che annunciavano la morte della classe operaia e la scomparsa del proletariato come soggetto del cambio sociale radicale.
Dalle visioni più scettiche agli inizi degli anni ‘90, in pieno furore del "neoliberismo", fino alle successive teorie sulla nascita di nuovi soggetti sociali.
Dal movimento contadino al "soggetto piquetero", passando per le visoni più socialdemocratiche del "potere cittadino" o la "moltitudine".
Tanto le une come le altre si appoggiarono su un elemento circostanziale della realtà, che la classe operaia non era più al centro della lotta di classi in questi nuovi processi aperti nel continente sudamericano, innalzando però al assoluto questo elemento per giustificare le loro teorie e le loro politiche controrivoluzionarie o conformiste, deformando volutamente la ricerca storica in America Latina di altri soggetti capaci di realizzare cambiamenti radicali nella società, per esempio il caso contadino in realtà come quella Cubana o del Nicaragua.

Il fatto che oggi si sviluppi un fenomeno dinamico in un settore della classe operaia, dà un'altra luce a queste discussioni.
Anche se costituiscono piccole esperienze, comunque si può osservare la potenza degli operai e operaie per dare una risposta alla crisi, prendendo nelle proprie mani la produzione e la risoluzione del proprio destino.
In più, riposiziona al soggetto del cambio sociale nel cuore del sistema di produzione capitalista, partendo dalle unità di produzione e dal ruolo della classe lavoratrice.

Circa 100 aziende oggi in Argentina sono gestite dai suoi lavoratori sotto diverse modalità.
Alcune funzionano come cooperative mentre altre funzionano sotto controllo operaio e chiedono la statalizzazione.
La maggioranza sono fabbriche o stabilimenti piccoli.
Una eccezione è la Zanon, una delle più grandi fabbriche di piastrelle e di rivestimenti di ceramica, e di più alto livello produttivo.

La famiglia Zanon di origine italiana costruisce questa fabbrica nella provincia di Neuquén durante la dittatura militare, quando Josè Martinez de Hoz era Ministro dell'economia; la ditta Zanon era altresì proprietaria del parco giochi Italpark, chiuso dopo la morte di una bambina per mancanza di sicurezza delle infrastrutture.
Durante il governo di Menem, la famiglia Zanon, formava parte del gruppo d’imprenditori che ottennero svariati benefici per fare affari in Argentina.

Questa modernissima fabbrica, che all’epoca contava solo con tre linee di produzione, oggi ne ha venti.
Anche se l’azienda non ha mai avuto perdite, due anni fa il titolare annunzia problemi finanziari che si traducono in 100 dipendenti licenziati, oltre ad imporre riduzioni salariali ai rimanenti.

Nonostante i "problemi finanziari" continuavano, la famiglia Zanon specula con lo svuotamento di Aerolineas Argentinas, installa un'altra fabbrica in Buenos Aires, compra sei cave, fa forti investimenti in importanti aziende di comunicazioni e perfino fonda una azienda per le pensioni private.
Chiaro, tutti questi soldi uscivano dello svuotamento della fabbrica di piastrelle di Neuquen, la Zanon, che già annunciava ulteriori licenziamenti mentre aveva sospeso il pagamento degli stipendi nonostante la provincia di Neuquen abbia dato assistenza economica all'impresa con un sussidio di 5 milioni di dollari (va detto che questo non era il primo sussidio ricevuto da parte del governo provinciale).
Gli operai iniziano uno sciopero di 34 giorni con l’occupazione di un ponte interprovinciale.
Ottengono il pagamento degli stipendi, ma l’azienda dichiara che l’organico sarà ridotto di circa 300 unità, questo significa che rimarrebbero a lavorare solo 60 addetti.

La padronale non vuole trattare col sindacato e ricorre alla serrata (lock out), cioè, minaccia di spegnere i forni e chiudere la fabbrica.
Volevano lasciare solo 60 lavoratori che producessero i soldi per pagare l’indennizzo degli altri trecento licenziati.
Per i lavoratori questo è stato considerato come scavarsi la propria fossa.
Si decide di occupare la fabbrica e l’ordine di sgombero non si è fatta aspettare.
Quando arriva la polizia trova che la fabbrica non solo è custodita dagli operai, ma dalla gente.
Si, gente comune del paese, casalinghe, studenti, disoccupati.
C'erano tutti, anche le moglie e i figli degli operai.
E tutti insieme hanno deciso di occupare, custodire e far produrre questa fabbrica che è patrimonio del popolo di Neuquen.

Per la prima volta nella storia, una Giudice ha sentenziato a favore degli operai accusando l’azienda di serrata offensiva e ricattatoria, decretando il pignoramento del 40% delle scorte.
In questa circostanza, l’Ambasciata Italiana in Argentina ha inviato una lettera al Giudice dicendo che nel caso la Giustizia argentina non avesse rispettato la proprietà privata, sgomberando la fabbrica e consegnandola a suoi "legittimi" proprietari, altri capitalisti italiani "potrebbero riscontrare qualche problema" ad investire nel paese.
I lavoratori della Zanon insieme al Movimento di Lavoratori Disoccupati picchettano l’ingresso dell’Ambasciata che successivamente si ritratta.
In appoggio ai lavoratori della Zanon, Rifondazione Comunista presenta un’interrogazione parlamentare, che ancora non ha avuto risposta.

E’ passato quasi un anno e mezzo da quando i lavoratori occuparono questa fabbrica di 74.000 metri quadri, che funzionando al 20 per cento della produzione che aveva quando era gestita dalla famiglia Zanon, non solo permette a circa 300 lavoratori avere puntualmente uno stipendio di 800 pesos ognuno, sennonché adesso ha iniziato ad aumentare l’organico assumendo dipendenti che provengono dal Movimento di Disoccupati di Neuquen.
E’ una fabbrica enorme, ordinata, pulita.
E’ la dimostrazione che i lavoratori non hanno bisogno dei padroni, che da soli se la cavano perfettamente, che possono fare molte più cose di ciò che credono poter fare.

Ass. Argentina "Vientos del Sur"
Casella Postale 18 Tricesimo - 33019 Udine-Italia
http://digilander.libero.it/vientosdelsur

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