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Il governo e le regioni mettono mano ai ticket

Dopo la stangata di dieci euro fissi a prestazione, nuovi ticket per i farmaci. In otto regioni sono attivi, ora tocca al Lazio

(20 Gennaio 2007)

La situazione si chiarisce solo quando l'assistito si trova davanti allo sportello e deve pagare una prestazione sanitaria di qualsiasi natura. Con il nuovo anno, dodici regioni applicano il pagamento di pronto soccorso qualora sia classificato come intervento di Codice bianco, per una cifra pari a 25 euro; tutte le regioni, invece, fanno pagare una visita specialistica, ambulatoriale, per analisi e radiologica, per la fisiochinesiterapia, di 10 euro; oltre al ticket (che è rimasto a quota fissa di 36 euro e 15 centesimi: un esempio, otto analisi per i non esenti costeranno 46,15 euro invece che 36,15 attuali).

Con il nuovo anno dovrebbero scattare i nuovi ticket per i farmaci, in riferimento a quelle regioni che non li hanno finora applicati. Fino al 31 dicembre 2006 solamente otto regioni li facevano pagare. «Brilla» su tutti, l'azione della regione Lombardia dove il Codice bianco si paga ancora 35 euro per ogni intervento.
Nonostante tutte le promesse e premesse, il governo rimette mano così alla materia dei ticket che, popolarmente, sono diventati una tassa odiosa da rispettare. Con in più, l'impossibilità di riconoscere e distinguere ora che l'assistenza (continuando, comunque, a negare verbalmente il federalismo regionale) è gestita non solo a livello centrale ma soprattutto locale. Il ministro della salute, Livia Turco, gioisce perché la spesa sanitaria è stata sottratta alla tagliola del ministro dell'economia, Tommaso Paodo-Schioppa: saranno garantiti per tutto il 2007, 96,040 miliardi di euro che, nell'anno 2009, dovrebbero diventare 102,285 miliardi euro.

Nel frattempo, le regioni responsabili del buco sono «costrette» a ripianare il debito senza nemmeno «colpire» i responsabili che li hanno provocati. La regione Lazio - che ha presentato uno dei deficit più grandi del paese, quasi 10 miliardi di euro (5 miliardi circa per la spesa sanitaria, di cui 131 milioni di euro per il buco farmaceutico) - è costretta (secondo la logica ferrea del bilancio) ad introdurre sia un aumento della fiscalità generale (Irap ecc.) sia nuovi e pesanti ticket. Nessuno contesta o solleva il problema che uno degli artefici del disastro, Marco Verzaschi è ora parlamentare e siede alla difesa, per la quota Udeur.
La regione Lazio e il titolare alla sanità, Augusto Battaglia, non rispettano il patto elettorale e si adoperano per la realizzazione di un piano di rientro dal buco farmaceutico di 131 milioni di euro. A metà febbraio sarà possibile una nuova sorpresa: un ticket sulla ricetta per farmaci pari al massimo 5 euro (la proposta è di Battaglia).

La mediazione finale potrebbe essere quella di chiedere 1 euro e 20 centesimi per un prodotto o 2 euro e 40 centesimi per due scatole di medicinali, anche se differenti.

Chi dovrebbe essere esentato dal pagare questa cifra? Non è stato ancora definito. Potrebbero essere tutti gli invalidi, gli ultrasessantacinquenni e gli under 14, gli esenti per patologia. Oppure gli esenti per reddito e i disoccupati, le cui entrate finora sono state stabilite dalla stessa regione, tramite un autocertificazione presentate alle Asl. La questione è molto complessa e non dovrebbe essere presentata come una riforma irrinunciabile. Gli assistiti, i pazienti hanno molta difficoltà a comprenderla.

Tutte le riforme vanno bene se il risvolto non causa danni. Il piano di riduzione di spesa farmaceutica messo in atto dal ministro Livia Turco fissa una riduzione del 20% dei costi di vendita delle multinazionali ed è una buona cosa. Solamente che queste medesime imprese andrebbero controllate nei loro comportamenti quando cercano subito di rifarsi con i dipendenti. La Pfizer, il colosso statunitense del settore con tanto di rappresentanza in Italia, ha dismesso alcune linee e circa 400 dipendenti. Indirizzandoli verso una società ad hoc di servizio.

Maurizio Galvani - IL Manifesto 20 Gennaio 2007

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