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(30 Gennaio 2012) Enzo Apicella

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Il governo Prodi-D'Alema-Rutelli-Bertinotti-Padoaschioppa-Diliberto-Pecoraro Scanio-Di Pietro-Mastella-Pannella si genuflette ai padroni di Washington.

(20 Gennaio 2007)

Centro-destra e centro-sinistra sono due facce della stessa medaglia.

La presa di posizione del governo Prodi in merito all’ampliamento della base militare USA di “Camp Ederle” - che si traduce nella trasformazione dell’aeroporto Dal Molin da civile in militare - segna una tappa importante nella vicenda che da mesi è all’ordine del giorno nella città di Vicenza e che ha portato la città agli onori della cronaca, al punto che da giorni i mass media non fanno che parlarne.

La “giustificazione” del governo è che la città di Vicenza si è espressa favorevolmente alla costruzione – attraverso un voto del Consiglio Comunale – ed essendo il governo “rispettoso” delle scelte locali (e degli impegni assunti dal precedente governo) “non ha potuto” far altro che dare il via libero ai lavori.

Ora, tutti sanno che una decisione su temi di questo genere non può essere presa da una realtà locale (a proposito, come mai le prese di posizione dei Consigli Comunali della Val di Susa non sono state analogamente rispettate ?) ma solo dal Governo e quindi il tentativo di scaricare sul centro-destra una scelta politica del centro-sinistra appare come la beffa che si aggiunge al danno.

Vorrebbero farci credere che, a seguito delle dichiarazioni di Prodi e del governo, all’interno della maggioranza si starebbe determinando un forte scontro che potrebbe portare alla caduta stessa del governo (qualcuno minaccia “addirittura” di non votare il prossimo decreto di ri-finanziamento della missione in Afghanistan). Niente di tutto questo. A parte il solito teatrino in cui la “sinistra radicale” fa finta di fare la voce grossa, il centro-destra accusa il Governo di subalternità alla “sinistra radicale” ed altre chiacchiere di questo tipo… nessun partito di governo farà assolutamente nulla contro la (propria) decisione di dare il via libera ai lavori di ampliamento della base. Così come nessun partito ha fatto nulla contro le missioni in Afghanistan e in Libano, contro lo scippo del TFR, contro la finanziaria di “lacrime e sangue”, contro l’aumento delle spese militari e contro tutte le tante altre misure anti-popolari portate avanti da questo governo in perfetta continuità con quello precedente. E in perfetta continuità con il precedente governo di centro-destra anche questo di centro-sinistra si genuflette alle richieste dei padroni di Washington che hanno scelto di ampliare Vicenza non certo a caso, ma perché si colloca in un punto centrale per la strategia geopolitica americana verso il Mediterraneo, il Medio Oriente e l’Asia centrale.

Con questa scelta il governo Prodi-D’Alema-Rutelli-Bertinotti-Padoa Schioppa-Diliberto-Pecoraro Scanio-Di Pietro-Mastella-Pannella si assume, dunque, la precisa responsabilità politica di avallare i disegni di “guerra infinita” degli USA che tutto hanno a che vedere, meno che con la lotta contro il cosiddetto “terrorismo” (del quale, come tutti ben sappiamo, gli USA sono da sempre i principali fomentatori).

Aldilà delle dichiarazioni (che come è noto in politica contano più nulla che poco) centro-destra e centro-sinistra portano avanti una politica analoga (del resto il governo attuale lo ammette esplicitamente dicendo di “non poter” delegittimare una scelta fatta dal governo precedente).

È evidente ormai a tutti che esiste un “polo unico capitalistico” che porta avanti una medesima politica a dimostrazione che alla base delle scelte di governo ci stanno interessi economici, politici, e militari e non certo la volontà popolare. Se qualcuno si era illuso che la cacciata di Berlusconi e la vittoria elettorale del centro-sinistra avrebbe portato ad una inversione di tendenza nella politica sociale e internazionale, oggi deve ricredersi. In nessun passaggio questo governo si è dimostrato migliore del precedente e anche le stanche litanie della cosiddetta “sinistra radicale” cominciano a diventare insopportabili come insopportabile – e grottesco – è che si voglia dipingere il governo prigioniero del ricatto di questa “sinistra radicale” che fino ad oggi ha dimostrato la più plateale e supina disponibilità ad avallare ogni scelta, per quanto guerrafondaia, anti-sociale, iniqua essa possa essere stata.

All’interno del movimento per il “No al Dal Molin militare” esistono posizioni articolate, che vanno dalla lotta contro l’impatto ambientale a quella contro l’impatto “umano” (dovuto alla “destinazione d’uso dell’area). L’approccio tecnico-ambientale (che parla di problemi sulle falde acquifere, sulla viabilità, sui rumori e le polveri e financo sui consumi energetici…) è tanto condivisibile quanto insufficiente equivalendo, tra l’altro, ad affermare che se la base fosse costruita in aperta campagna, allora il problema non sussisterebbe. Noi riteniamo che il problema della natura dell’insediamento sia il problema principale. Noi non vogliamo né la Caserma Ederle, né il suo ampliamento. Gli americani, le basi militari, le facciano a casa propria. Noi le abbiamo giù subite da fin troppo tempo. E non intendiamo avallare le politiche di “guerra infinita” di Bush e soci che, dopo avere inventato a tavolino la storiella della “guerra al terrorismo”, stanno scatenando guerra in tutto il mondo, dall’America Latina (in modo più subdolo) al Medio Oriente e Asia centrale (in modo più plateale) solo per i propri interessi economici e politici come è sotto gli occhi di tutti.

È sicuramente molto positivo che centinaia e centinaia di persone abbiano dato vita ad una manifestazione spontanea non appena hanno preso atto delle dichiarazioni del Presidente del Consiglio. Ma il tempo delle passeggiate di protesta (tanto più se “romane”) e della “pressione” sui partiti è finito.

Nella situazione attuale il “movimento per il no al Dal Molin militare” ha due sole prospettive: “radicalizzarsi”, tentando con forza di bloccare/ritardare i lavori di costruzione attraverso un vasto coinvolgimento popolare – sul modello della Val di Susa – oppure spegnersi più o meno lentamente rassegnandosi all’avvio e alla prosecuzione dei lavori. Ovvero, o questo movimento fa un salto di qualità nella sua iniziativa oppure i giochi sono fatti. Tra l’altro, anche chi si attardava a ragionare su un possibile referendum deve “ringraziare” il governo Prodi che chiedendo – attraverso il ministro zerbino Arturo Parisi – al Consiglio Comunale di Vicenza una dichiarazione negativa (come ammesso da Hulbeck) ha di fatto spazzato via l’ipotesi referendum ed ha avuto la scusa di dichiarare il proprio via libera alla nuova base (malgrado la totale ininfluenza giuridica della delibera comunale).

Aldilà delle “frasi di circostanza” una serie di soggetti abbandonerà il campo (primi tra tutti i discepoli locali del governo nazionale); di certo non ingaggerà alcuna battaglia contro i propri “padrini” politici (a meno che la popolazione di Vicenza, cosa attualmente poco probabile, si sollevi in massa contro la decisione del “governo amico”). Altri semplicemente si rassegneranno alla sconfitta.

Ma altri proseguiranno la propria battaglia politica e culturale, avendo ben chiaro che quello contro il Dal Molin militare è solo un passaggio di una lotta più generale contro la guerra imperialista e contro le conseguenze della tutela degli interessi capitalistici.

È per questa ragione che consideriamo all’ordine del giorno la costruzione di un punto di vista autonomo, un coordinamento di forze anticapitaliste che si collochi all’interno di una dinamica di lotta politica e culturale ferma, coerente, conseguente; un coordinamento che raccolga il testimone di questo movimento per spingerlo ancora più avanti verso la comprensione che non sono le basi il nostro problema, ma gli interessi capitalistici per i quali le basi vengono costruite.

Costruiamo un coordinamento di realtà e singoli per proseguire la lotta contro la guerra degli imperialisti, contro le basi e le missioni militari.

Continuiamo la battaglia contro le installazioni di morte, contro le nocività prodotte dal sistema capitalistico, contro la devastazione sociale e ambientale.

Costruiamo un blocco sociale anticapitalista che si contrapponga al polo unico capitalistico formato da centro-destra e centro-sinistra.

Prendiamo in mano direttamente il nostro destino, senza più deleghe e illusioni.

Gruppo promotore per un Coordinamento antimperialista e antifascista dell’Alto Vicentino

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