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Si apre una finestra sui metodi della polizia italiana

(14 Maggio 2010) Enzo Apicella
I TG trasmettono l'intervista a Stefano Gugliotta, che porta i segni del pestaggio immotivato da parte della polizia

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Il 30 gennaio riprende il processo contro i 10 antifascisti

(28 Gennaio 2007)

Martedì 30 gennaio ore 9,30 presidio davanti al tribunale di Torino - Corso vittorio emanuele 130

Nella notte dell'11 giugno 2005, a Torino una squadraccia fascista armata di coltelli e bastoni si introdusse nella casa occupata Barocchio: due anarchici vennero accoltellati. Uno di loro, l'intestino trapassato da un fendente, dovette essere operato d'urgenza. Solo per un caso non c'è scappato il morto.
Il 18 giugno, un corteo di denuncia venne caricato in via Po dalla polizia. Durante la fuga dalla carica vennero danneggiati alcuni tavolini e sedie di bar e una vetrina. 10 antifascisti, dopo galera e domiciliari, sono accusati di "devastazione e saccheggio": un reato che costa dagli 8 ai 15 anni di reclusione.
Siamo di fronte a una vera e propria torsione politica del diritto: semplici "danneggiamenti" danno luogo a un'imputazione da tempo di guerra, da disastro epocale.

IL 30 GENNAIO RIPRENDE IL PROCESSO CONTRO I 10 ANTIFASCISTI TORINESI
Questo processo ha una valenza che va ben la di là della Mole. Il reato per il quale sono perseguiti e per cui rischiano lunghi anni di detenzione, è, intrinsecamente, un reato di natura collettiva, poiché prescinde dalle responsabilità individuali. L'accusa di "devastazione e saccheggio" palesa la chiara volontà di criminalizzare le manifestazioni di piazza.
Non c'è uno straccio di prova a carico dei 10 compagni. Ma che importa? A sentire i PM, basterebbe l'intenzione. E che l'intenzione vi fosse lo deducono dalle biografie politiche redatte dai funzionari di polizia. Detto in altro modo: sono colpevoli perché anarchici o antagonisti, al di là della responsabilità individuale sui fatti loro contestati.

NON È IN GIOCO SOLO LA LIBERTÀ DEI 10 ANTIFASCISTI TORINESI, MA LA LIBERTÀ DI TUTTI

La nostra regione sta vivendo ormai sotto assedio: sgomberi, arresti, repressione delle rivolte al Cpt, violenza contro i No Tav…
Con questo delirio giuridico si vuole colpire e criminalizzare la mera partecipazione alle manifestazioni, si vuole attaccare la libertà di partecipare attivamente alle lotte esprimendo le proprie idee.
I giudici e i politici non vedono le lame fasciste che continuano a colpire e mandano a processo chi i fascisti detesta e combatte con i fatti e non a parole. A Torino, a Milano, dove la Resistenza è stata battaglia quotidiana e scelta di vita, qualcuno ancora non dimentica e continua a lottare.

Federazione Anarchica Torinese - FAI

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