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Le 4 cupole

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(28 Maggio 2010) Enzo Apicella

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L'isola che non c'è

(3 Febbraio 2007)

Il Titanic dei buoni propositi dell'Unione sembrava dovesse, fino al giorno prima delle elezioni politiche del 2006, solcare un mare in tempesta - eredità della nomenklatura di destra -superare iceberg nelle nebbiosi notti, evitare gli scogli che affiorano dalla superficie del grande mare, per concludere la sua rotta sull'isola della felicità. Ma questa meta appare sempre più lontana.
E' scomparsa nuovamente all'orizzonte. L'imponente nave, dal nome così evocativo, per opportunità, per disinteresse, per incapacità di valutazione dei bollettini metereologici, si trova ora alla deriva. Il capitano senza bussola, ignaro dello stato d'animo dei marinai si nasconde in cambusa e accusa il timoniere. L'aria pesante fa presagire l'ammutinamento.

La metafora rende molto l'idea di quello che sta accadendo nelle scelte politiche di alcuni esponenti dell'Unione. La coalizione è spaccata su troppi temi. Una lacerazione che porta sgomento e disillusione per tutti coloro che aspiravano ad un cambiamento su tanti fronti. Inutile volerci far credere che esistono più sinistre e più pensieri all'interno di un gruppo di ispirazione socialista. Qui si tratta di adoperare il proprio credo politico, delineato in un programma, e di concretizzarlo con cognizione di causa, senza dimenticare il voto popolare che lo ha sancito.

Sono bastati veramente una manciata di voti al Senato, sull'ampliamento della base Usa Dal Molin a Vicenza, a far scatenare l'inferno?
Non mi pare proprio. E' solo un'altra goccia in questo vaso d'acqua che nulla più riesce a contenere. I temi ricorrenti che frantumano inevitabilmente questa coalizione sono tanti. Precariato, lavoro, pensioni, beni comuni, ma soprattutto pace. Quel grido lanciato all'unisono alle tante manifestazioni che ha visto la partecipazione degli stessi capitani che avevano abbracciato la causa e che ora, davanti alle richieste imperialiste americane, tornano sui loro passi. Abbracciare le istanze per la pace significa farlo nella totalità delle scelte future. Strade dettate dal buon senso etico, senza falsi moralismi demagogici a cui siamo fin troppo abituati ad assistere.

L'uomo di pace non accetta compromessi contro le proprie aspirazioni. Obiettivi che, la storia insegna, non hanno ora nemmeno il bisogno di ricercare giustificazione alcuna.

L'uomo di sinistra non ha bisogno di concertare su temi d'importanza universale come la guerra e gli strumenti che la animano nella sua ferocia. Il battesimo della pace non è un percorso alternativo, è una scelta di vita.
Una scelta totalizzante.

Alessandro Ambrosin

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