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Nakba

(15 Maggio 2010) Enzo Apicella
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Un bacio, collega compagno.

(4 Febbraio 2007)

Abbiamo battuto le stesse terre, abbiamo frequentato le stesse facce, le stesse voci, abbiamo percorso gli stessi marciapiedi sfasciati da embarghi e bombe, ci siamo incisi dentro gli stessi bimbetti squarciati, abbiamo nuotato nello stesso sangue, abbiamo gridato sul muso agli stessi delinquenti, abbiamo smerdato gli stessi ignavi, abbiamo detto e scritto cose impertinenti e gravissime, abbiamo stracciato tante cortine di bugie, quasi da soli… Ma tu eri sempre un passo avanti. Sapevi il nome di quel vicolo di Basra, avevi sulla punta delle dita tutti i quartieri di Beirut, conoscevi le cento confessioni e sottoconfessioni, i grandi e i miseri e i testi di cinquemila anni di imperi e migrazioni sotto i palmeti. Con un sorriso ti confondevi tra martiri, eroi e testimoni, con un ghigno inoppugnabile stendevi cialtroni e fasulli. Eri di casa dappertutto e c’era chi ti detestava e chi ti adorava, a te appeso come alla scheggia strappata al muro dei silenzi o degli inganni. Nessuno ti poteva ignorare.
Hai presente quell’alza bandiera su Iwo Jima. Era una finta. Noi abbiamo presente un’alzabandiera che non c’è, ma vero: quello delle bandiere degli arabi perduti e redivivi, dunque dei popoli dl mondo, che tu continuavi ad innalzare da palchi e nelle piazze, in colonne di piombo e in marce di verità e di lotta. Oggi, mi devo guardare attorno, nella trincea siamo rimasti in pochi. Manca la tromba dell’assalto.

Ma stai allegro, quelli che stavano con te oggi ti piangono, ma, se ti guardi attorno, li vedrai ancora tutti lì, a ricordarti, a riascoltarti, a cantarti, a portarti appresso in prima fila. Come il Che. Ti sembra un accostamento azzardato. Non lo è. Un bacio, compagno di strada e di trincea.

Fulvio Grimaldi

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