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Negazionista!

(9 Febbraio 2007)

Negazionista, ecco la parola chiave. Il nuovo diavolo, il nuovo fantasma che corre l’Europa, il mondo; altro che nichilista, bolscevico, inarco-insurrezionalista: ora la reazione ha trovato un nuovo termine per criminalizzare chi non si omologa alla “vulgata di regime”.

Negazionista delle foibe, mi hanno definita (non solo me, peraltro, sono in poca, ma buona compagnia). Ma io, cosa avrei negato, alla fine dei conti?

Non ho negato che vi siano stati “infoibamenti” in Istria nel settembre 1943. No, ho semplicemente citato i documenti che dimostrano che gli “infoibati” non sono stati “migliaia” ma circa trecento e non più di cinquecento. Le fonti? Il rapporto del maresciallo Harzarich, che operò i recuperi, una lettera del federale fascista dell’Istria Bilucaglia dell’aprile 1945.

Ho “negato”, questo sì, che vi siano le prove delle efferate torture e violenze carnali che vengono attribuite ai partigiani nei confronti degli “infoibati”. Ho negato che il capo di don Tarticchio sia stato circondato da una corona di spine e che i suoi genitali gli siano stati messi in bocca, perché il rapporto del recupero della sua salma non fa parola di tutto ciò: ma non ho mai “negato” che don Tarticchio sia stato gettato in una foiba.

Non ho neppure negato che Norma Cossetto sia stata gettata in una foiba, ho solo detto che il rapporto del recupero della sua salma non parla di alcuna traccia di violenza, come quelle che vengono descritte dai libri (non ultimo quello di Frediano Sessi).

Ho negato, questo sì, che i racconti di Udovisi e Radeticchio, che sostengono di essere sopravvissuti alla foiba, siano attendibili: anche perché ambedue descrivono la stessa vicenda, praticamente con le stesse parole, però Udovisi racconta di avere salvato Radeticchio, mentre Radeticchio dichiara che Udovisi è morto nella foiba. Ho negato che siano attendibili: mi si dimostri il contrario e tornerò sulle mie opinioni.

Ho negato che a Basovizza siano state “infoibate” centinaia o migliaia di persone: l’ho negato perché dai documenti (fonte militare angloamericana e archivio del Comune di Trieste) risulta che la foiba è stata più volte svuotata, però negli archivi dei cimiteri cittadini non c’è traccia di questi recuperi e delle relative inumazioni. Ho posto dei dubbi, ho chiesto che si esplorasse il pozzo: nessuno lo vuole fare perché le cose devono restare così come sono, non c’è posto per le obiezioni.

Allora si dice che io non rispetto i morti, solo perché sostengo (prove alla mano) che non sono morte tante persone come si dice. Perché ho trovato che negli elenchi degli “infoibati” sono stati inseriti anche caduti partigiani o persone che proprio non erano morte, indipendentemente dal ruolo che avevano ricoperto sotto il nazifascismo. Marco Pirina, che ha inserito tra gli “infoibati” tanti vivi eo tanti martiri della Resistenza, o il compianto Gaetano La Perna, che ha indicato come “ucciso dagli jugoslavi” anche il questore di Fiume Palatucci, morto in un lager nazista, loro li rispettano i morti, invece?

Ma io sono “negazionista” perché mi permetto di dire che sulla questione delle foibe sono state dette tante falsità e che queste falsità sono diventate una “leggenda metropolitana”, un “mito”, che viene usato a scopo anticomunista, antipartigiano e soprattutto in funzione razzista contro i popoli della ex Jugoslavia, soprattutto Sloveni e Croati.

E dato che dico questo, mi si vuole impedire di parlare, attribuendomi affermazioni che non ho fatto e stravolgendo le cose che ho detto.

“Calunniare, insudiciare, ammazzare sono i metodi del fascismo”, ha scritto il cattolico Robert Merle. Spero caldamente che non siamo ancora arrivati al fascismo completo, perché i primi due metodi li stiamo vivendo del tutto, in questi giorni del “ricordo” di febbraio 20076.

Ma, come diceva a suo tempo un alto funzionario dello Stato, c’è un’unica cosa da fare: Resistere, Resistere, Resistere.

9 febbraio 2007

Claudia Cernigoi

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