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Sasà Bentivegna, Partigiano

Sasà Bentivegna, Partigiano

(3 Aprile 2012) Enzo Apicella
E' morto ieri a Roma Rosario Bentivegna, che nel 1944 prese parte all’azione di via Rasella contro il Battaglione delle SS Bozen.

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Sul giorno della Memoria. Tra Politica e Storia.

Dal 27 Gennaio. al 10 Febbraio.

(11 Febbraio 2007)

Il giorno della memoria, dopo i primi anni di rodaggio, quest'anno si è manifestato con un insolito dibattito, largo ed eterogeneo, ben più ampio della nicchia iniziale che aveva portato alla sua istituzione. La memoria e gli argomenti in favore di un suo allargamento, vedi la questione della persecuzione razziale ai danni del popolo rom e di altre minoranze, è divenuta di attualità politica anche per una serie di elementi generali ed attuali ad essa connessi. Tra questi, il legittimo ingresso in questo dibattito di differenti settori delle comunità ebraiche, con voci in parte favorevoli ad allargare il ricordo a tutte le vittime e ad attualizzare il rifiuto di ogni discriminazione, in parte interessate a estendere ed attualizzare il discorso in chiave internazionale e in relazione ai rapporti con l'Iran. Questi elementi hanno contribuito ad allargare l'orizzonte di un argomento che sembrava confinato in un ambito esclusivamente memorialistico e rituale. Altri aspetti riguardano da vicino la politica italiana, come la proposta del Governo in carica di istituire un preciso reato di negazionismo.
Il tentativo di utilizzare questa tematica storica e memoriale, non priva di elementi di attualità, per introdurre un altro tassello dello "stato etico", con la proposta di istituire il reato di negazionismo, pare corrispondere ad un intento più ambiguo, con la costruzione di miopi Verità di Stato utili ad essere successivamente allargate (magari a questioni di tutt'altra natura: al comunismo, alla "rivoluzione" ecc. più di quanto già avviene per i reati eversivi), verità che diverrebbero vincolanti per tutti come una sorta di politically correct obbligatorio.

Ferma restando la specificità dello sterminio razziale operato dal nazismo, teso all'annientamento di ebrei, rom ecc. e la necessità di combattere la disinformazione negazionista, sarebbe allora conseguente introdurre in questo dibattito il riferimento ad altri aspetti della nostra storia recente finora rimasti nella quasi completa rimozione. L'elemento del finora negato ricordo delle conseguenze del colonialismo italiano in epoca appena antecedente il fascismo, e poi in modo ancora più sistematico nel periodo fascista, è qualcosa che non può restare nascosto. Esiste un ampissima documentazione storiografica, e storici di rilievo come Del Boca, Enzo Colotti, o il più giovane Luzzatto che curò la trasmissione altra storia su la7, sulle conseguenze della condotta delle forze armate italiane e del comandante Badoglio. Si parla di centinaia di migliaia, oltre un milione di civili morti, probabilmente di più. Dalla memoria degli italiani è scomparsa questa storia, eppure nelle campagne d'Africa e poi nei Balcani le popolazioni locali furono letteralmente decimate. In Africa fu massiccio l'uso di armi chimiche, la deportazione nei deserti di intere popolazioni, la costruzione di lager ai quali si ispirarono in seguito i nazisti. In Jugoslavia venivano rastrellati e avviati ai lager interi paesi, buona parte della popolazione di Lubiana fu internata, in molti casi in Slovenia venivano eliminati fisicamente gli uomini, talvolta anche donne e bambini in eccidi in tutto simili al nostro Marzabotto. La pratica dei reparti italiani non fu affatto dissimile da quella delle SS in Italia, ma il numero di morti che patì la popolazione jugoslava equivale a un vero e proprio genocidio, pianificato dal responsabile delle operazioni Roatta, il quale teorizzò perfino la "sostituzione" della popolazione slovena con quella italiana (l'operazione non andò a termine a causa della sconfitta italiana), mentre in Croazia si provvedeva alla brutale eliminazione dopo indicibili torture di chi rifiutava la conversione al rito cattolico osservato dai fascisti croati di Ante Pavelic. Furono centiaia di migliaia gli jugoslavi annientati, niente di paragonabile alle vendette post-belliche alla base del mito delle foibe o del triangolo rosso, o della meno conosciuta vendetta delle brigate ebraiche in Germania.

Nessun italiano fu mai perseguito per questi crimini, molto ben documentati dalle autorità jugoslave negli anni immediatamente successivi alla guerra. Molti dei responsabili, tra cui il vertice badogliano non subirono alcuna conseguenza, il generale Roatta riparò nella Spagna franchista per tornare in seguito all'amnistia. Un'amnistia politica senza esclusioni che costituisce un caso unico nella storia della Repubblica, qualcosa che certo non ha toccato i differenti e successivi conflitti politici e sociali degli anni "70 e a seguire. Paradossalmente, a seguito della seconda guerra mondiale, l'unico ufficiale a subire una condanna a morte da parte degli alleati fu il generale Bellomo, uno dei pochi che si unirono alla resistenza anti-nazista. Ma la cosa più importante del nostro rimosso, del negazionismo dei crimini italiani, è che anche chi subì delle condanne, lievi o presto amnistiate, non fu per i crimini commessi all'estero ma per fatti tutti italiani. In questo modo le pagine più nefaste del colonialismo italiano, e di una buona parte del regime fascista, furono riabilitate e rientrarono ambiguamente a far parte della nuova Repubblica. Pare che una foto del gen. Roatta sia tuttora appesa alle pareti dell'Archivio storico dello Stato Maggiore dell'Esercito. Quel capitolo della nostra storia è stato semplicemente rimosso, negato. Una Storia che gli italiani non conoscono, un vuoto di memoria e di coscienza riempito con semplicità dalla propaganda di guerra o dalla disinformazione. Addirittura il film "Il leone del deserto" che narra della vicenda libica o il documentario della BBC "fascist legacy" (reperibile in rete) hanno subito una censura che ha negato al grande pubblico di conoscere questi fatti. Badoglio morì con tanto di funerali di stato e il suo paese porta oggi il suo nome. Un eroe. Italiani brava gente, è questo il messaggio ufficiale che riprende vigore proprio oggi alle prese con il manifestarsi del neo-colonialismo e degli effetti della guerra permanente. Gli unici strascichi furono le inascoltate richieste jugoslave di consegna dei criminali di guerra italiani, e le attuali richieste libiche di riconoscimento dei danni di guerra. L'Italia alla fine pagò solo ai sui liberatori cedendo parti della sua sovranità (tra le quali diverse basi militari), non alle proprie vittime alle quali non è mai andato alcun riconoscimento o risarcimento, neppure sul piano della memoria e della storia. Una storia che oggi, per un insieme intricato di motivi, sta inaspettatamente tornando di attualità. Oggi tutto ciò ridiventa argomento politico perché su questa storia, distorta ad uso e consumo di questo o quello, si gioca anche una parte del nostro futuro.

Adriano Ascoli (dall'Ernesto del 30/01/2007)
http://www.lernesto.it/index.aspx?m=77&f=2&IDArticolo=13826

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