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Trayvon

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(20 Luglio 2013) Enzo Apicella
Assolto il vigilante George Zimmerman che nel 2012 uccise il 17enne nero Trayvon Martin

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Noi che non siamo ultras

(14 Febbraio 2007)

Occupiamo il centro popolare Experia da circa 16anni e facciamo “politica organizzata” a Catania da più di 20anni: spesso siamo stati tacciati come violenti, estremisti e facinorosi, ma quello che realmente siamo lo sanno le migliaia di persone, operai, studenti e abitanti del nostro quartiere che hanno visto il nostro lavoro crescere ed esprimersi.
Pensiamo sia doveroso esprimere il nostro punto di vista su quello che è successo venerdì 2 febbraio nella nostra città, perché abbiamo sentito e visto cose che non ci stupiscono affatto.
Non si può morire di calcio!
È vero e siamo d’accordo. Ma è anche vero che secondo noi non si può morire sul lavoro, non si può morire in ospedale per un normalissimo intervento chirurgico, non si può morire durante una manifestazione sotto i colpi di pistola di un carabiniere, non si può morire bruciati dal fosforo bianco o dalle bombe all’uranio, non si può morire da immigrati al largo di Capo Passero annegando in mare nel silenzio generale, ecc..
Cosa vuol dire questo? Ci sono morti di serie A e morti di serie B? E ci poniamo una domanda: se fosse morto un semplice tifoso si sarebbe indignata una città e una nazione, giornalisti e politici?
Tutto fa parte di questo sistema del calcio, la passione di noi italiani, che riproduce le stesse dinamiche e conseguenze di questo sistema capitalista: enormi flussi economici in mano a cordate finanziarie, grosse sperequazioni, un insulto alla miseria che siamo costretti a subire e vivere giorno per giorno.
La vera vergogna cittadina è quella di essere classificati l’ultima città italiana come qualità della vita e come organizzazione di vita sociale, quella dell’alta dispersione scolastica, della disoccupazione nella media sì, ma con un enorme percentuale di lavoro nero.
La vera vergogna cittadina è che la ricchezza è in mano a pochi, imprenditori e persone perbene che si sono spartiti la città per i loro interessi economici, e la controllano. Intoccabili e innominabili, mentre la società civile continua a parlare di mafia, delinquenza comune, democrazia e ripristino della legalità!
Dinamiche che si ripropongono, e perché il sistema calcio dovrebbe restarne immune?
Il calcio non è politica!
Tuttavia uno stadio che ogni domenica raccoglie 20/30 mila persone con una forte attenzione di tv e giornali ha sempre fatto gola, ecco perché le curve, e non solo, sono state oggetto di grosse attenzioni da parte di soggetti politici (MSI ieri e AN oggi in testa) che fingendo interesse e simpatia per il fenomeno del tifo organizzato, hanno in realtà cercato di sfruttare in ogni modo questo potenziale e importante bacino elettorale. Questi signori oggi sono seduti in consiglio comunale, sono assessori comunali e provinciali e qualcuno addirittura vicesindaco! Prova ne è che, adesso che le curve sono nell’occhio del ciclone, e ultras e tifosi per loro non sono più potenziali elettori, ma solo un problema scomodo e imbarazzante, tutta questa bella gente non ha esitato una frazione di secondo a scaricare, disconoscere ed invocare la caccia alle streghe.
Ma la loro più grossa responsabilità politica è di aver lasciato al calcio l’unico sbocco di aggregazione, di essere stati negli ultimi anni esempio di arroganza e mediocrità per tutta una città.
Odio, razzismo, intolleranza: lo sbocco reazionario!
La città intera vive infatti nel degrado, risultato incontestabile di una precarietà ormai endemica, ed esprime quotidianamente odio e razzismo, fomentato da chi vuole dividere e indebolire. Invece di puntare il dito contro un’intera classe politica, invece di fare nomi e cognomi dei responsabili dei gravissimi problemi della città, i membri dei partitelli neofascisti, finti ribelli a caccia di voti, cercano di insinuarsi tra le masse addossando le colpe a turno agli immigrati di colore, ai cinesi, ai gay, ai capelloni, ai giocolieri, ai comunisti ecc. Questi tristi figuri parlano della difesa di una razza pura il “catanese/italiano/ariano”, distribuendo i deliranti principi di un nuovo fascismo che riporta indietro di 60anni la nostra società. Sui i gravi episodi di violenza, intolleranza e razzismo per le strade che abbiamo denunciato pubblicamente nessuno si è espresso, tutti struzzi con la testa sotto la sabbia, a far finta di non vedere e non sentire. Allora la responsabilità di questa deriva reazionaria non è solo di organizzazioni pseudo-politiche come Forza Nuova, ma soprattutto di tutte le organizzazioni politiche democratiche e di sinistra che solo ora che su Catania splende la luce dei riflettori, si svegliano dal torpore di anni per recitare il ruolo della parte sana, colta, ragionevole e perbene della città. Del resto, che altro potrebbe fare chi non ha mai messo piede in un quartiere popolare? Chi non saprebbe indicare nemmeno sulla cartina dove sono gli Angeli Custodi, Zia Lisa, Librino, il Villaggio S.Agata?
Chi semina vento raccoglie tempesta!
Questa città ha visto nascere negli anni settanta i “Falchi”, geniale creatura dell’allora questore De Francesco e ha continuato questa tradizione repressiva negli anni, con la scusa di arginare le sacche di emarginazione sociali ed economiche. Sono notizia degli ultimi mesi i veri e propri episodi di tortura nelle caserme delle forze dell’ordine, come quella subita dal compagno anarchico Giuseppe, che abbiamo politicamente denunciato ma che è rimasta avvolta nel silenzio più assordante: attenzione, non un episodio occasionale ma una prassi comune da sempre, la polizia come arma di repressione per proletari e sottoproletari e unica risposta alle esigenze di questa città.

Nonostante tutto non ci compiacciamo per quello che è successo e siamo consapevoli che il calcio non può essere una questione di vita o di morte e che deviare su questo argomento attenzioni, disagi e giustizia sociale non è una cosa che condividiamo e che questo non permette di migliorare questo stato di emarginazione sociale e di sfruttamento che questa “società civile e democratica” ci regala.

Il giocattolo si è rotto! Il calcio è una scusa, quello che si è rotto è questa società! E queste dinamiche sono figlie di questo sistema che per garantire la ricchezza e il benessere di pochi nega dignità, lavoro e diritti a tutti gli altri.
Per questo noi oggi chiediamo a voce alta:
- le dimissioni del questore e del prefetto che hanno pensato di risolvere i problemi di questa città con la repressione, ottenendo un tragico fallimento.
- le dimissioni e l’impiego in lavori socialmente utili di sindaco e giunta che hanno impoverito questa città e che hanno chiuso entrambi gli occhi davanti al degrado.
- le dimissioni di tutte le forze politiche dell’opposizione e della società civile per aver rinchiuso il loro fare politico nei salottini privati e svenduto la coscienza di classe per le loro esigenze borghesi e di chi li paga e sostiene: i padroni di questa città.
- Salario sociale (1500 euro / 2000 euro max al mese) a tutti i giocatori di calcio, allenatori, dirigenti, procuratori e giornalisti e l’investimento nel mondo del lavoro, scuola e case delle rimanenze di questi soldi sottratte alla speculazione, perché tutti questi soldi sono un insulto per le famiglie di lavoratori.

Riprendiamoci la nostra città e una dignitosa qualità della vita!

I compagni del Centro Popolare Experia

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