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L'Italia tripudia la guerra

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(5 Novembre 2010) Enzo Apicella

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Chi vuole la guerra?

Soldiarietà ai senatori "dissidenti"

(24 Febbraio 2007)

ALCUNI SENATORI VERDI E COMUNISTI HANNO RIFIUTATO IL LORO VOTO AD UN PROGRAMMA DI GOVERNO CHE PREVEDE PROGETTI DI GUERRA IN AFGHANISTAN:
A LORO VA LA NOSTRA SOLIDARIETÀ

Essi vengono invece accusati davanti all’opinione pubblica.
Noi ci chiediamo: debbono forse i comunisti accettare le guerre per essere accettati dalla cosiddetta opinione pubblica e per non correre il rischio di venire persino espulsi dal loro partito ?

Debbono i comunisti italiani essere complici di ogni avventura militare (ieri in Iraq e oggi in Afghanistan) al servizio delle nazioni dominanti, al servizio della cosiddetta comunità internazionale, dell’ONU, della NATO e di Washington ?

Sono davvero in Afghanistan i nostri veri nemici?
Si tratta forse di quegli stessi Talibani che sono stati sino a poco tempo fa sostenuti, finanziati e addestrati dagli USA, e dai regimi dittatoriali di Pakistan e Arabia Saudita?
Allora i Talibani ci venivano descritti come dei combattenti per la libertà perché erano stati assoldati per combattere il governo progressista di Kabul.

Oppure sono nostri nemici coloro i quali hanno minacciato la crisi di governo in caso di non accettazione del finanziamento della guerra?

Oggi, secondo il copione più volte sperimentato (Panama-Noriega, Iraq-Saddam Hussein) anche i Talibani pagano il prezzo di essersi arrogati il criminale diritto di non accettare i dettati delle multinazionali da cui dipende il governo USA (e di conseguenza anche quello italiano)..

CI MERAVIGLIA PIUTTOSTO DOVER CONSTATARE CHE IN UN’ALLENZA DI GOVERNO CHE SI DEFINISCE PACIFISTA, SOLTANTO 3 (tre) SENATORI ABBIANO AVUTO IL CORAGGIO DI RIMANERE COERENTI CON SE STESSI E DI RISPETTARE LE LORO PROMESSE ELETTORALI:

CI MERAVIGLIA ANCORA CHE IL GOVERNO PRODI SEGUA PARI PARI LA STRADA TRACCIATA IN POLITICA ESTERA DA BERLUSCONI.
IL FATTO CHE BERLUSCONI CONTINUI A VENIR USATO COME UNO SPAURACCHIO NON CI FA DIMENTICARE CHE PRODI È USCITO DALL’IRAQ ESATTAMENTE NEI TEMPI CHE BERLUSCONI AVEVA FISSATO E CHE OGGI CONTINUA IN AFGHANISTAN LA DI LUI POLITICA.

Una delle accuse più usate dagli imbonitori e dai giornalisti mercenari è che, se qualcuno rispetta la propria coscienza, egli sarebbe “inaffidabile”.
Sarebbe dunque inaffidabile chi si comporta in conformità al mandato ricevuto, mentre sarebbe un “patriota” chi – per opportunismo- accetta di vendere “l’anima al diavolo”.

A loro volta le cosiddette sinistre ci accusano invece di “immaturità” e “irresponsabilità”.
Forse essi ci vogliono convincere che il taglio delle pensioni, della sanità e l’imposizione del risparmio generalizzato sulle spese sociali costituirebbero un alto esempio di maturità e responsabilità, mentre miliardi vengono spesi per sostenere attivamente la guerra di aggressione in Afghanistan?

Essi agitano lo spauracchio Berlusconi e cioè il pericolo futuro di misure antisociali se possibile ancora più restrittive, per convincerci a farci complici oggi delle avventure militari dell’imperialismo secondo le tradizioni storiche della peggiore socialdemocrazia.

UN’ULTERIORE AMARA RIFLESSIONE:

VISTO CHE PRODI E BERLUSCONI MONOPOLIZZANO INSIEME IL PARLAMENTO, CI DOMANDIAMO SE ANCHE IL 100% DEL POPOLO ITALIANO VOGLIA DAVVERO LA GUERRA. (*)
FORSE LA VUOI TU CHE CI STAI LEGGENDO, FORSE LA VUOLE QUALCUNO DEI TUOI CONOSCENTI?
FORSE LA VOGLIONO LE CENTINAIA DI MIGLIAIA DI PERSONE CHE HANNO RECENTEMENTE A PIÚ RIPRESE MANIFESTATO CONTRO LE GUERRE?

E SE NON È COSÌ, COME MAI QUASI TUTTI I RAPPRESENTANTI DEL POPOLO DEMOCRATICAMENTE ELETTI IN PARLAMENTO VOTANO A FAVORE DELLA GUERRA?

QUALE IMBROGLIO SI NASCONDE DIETRO ALLA PAROLA DEMOCRAZIA?

(*) Ancora ieri l'ultimo sondaggio confermava che oltre il 55% di italiani vuole il ritiro immediato (solo il 32% per restare): e invece D`Alema ha ignorato tale volontà, ribadendo il suo tutti a Kabul.

Non ci sarà pace sulla terra finché un uomo solo sarà vittima di ingiustizia

PARTITO DELA RIFONDAZIONE COMUNISTA
Circolo di Francoforte sul Meno

Fonte

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