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(14 Febbraio 2011) Enzo Apicella

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Siamo tutti 270/bis

comunicato di Indymedia

(15 Novembre 2002)

All'alba del 12 novembre 42 persone sono state raggiunte da procedimento giudiziario aperto dalla procura di Cosenza per 270/bis [ 1 | 2 ], associazione sovversiva e cospirazione mediante associazione. Tra questi, 11 uomini sono stati trasferiti al Carcere Speciale di Trani e 2 donne al carcere di Latina, mentre per altre 6 sono scattati gli arresti domiciliari.

I capi di imputazione che hanno mosso il Gip sono di cospirazione politica mediante associazione al fine di turbare l'esercizio di governo, propaganda sovversiva tesa a sovvertire violentemente l'ordine economico. Contestati anche reati di danneggiamenti durante il Global Forum di Napoli e il vertice g8 di Genova.

Napoli, Cosenza, Taranto, Reggio Calabria, Vibo Valenzia, queste le città dove è stato eseguito il provvedimento. Il trasporto al SuperCarcere di Trani non ha permesso ai fermati nemmeno un contatto con il proprio avvocato.

Oggi viene portato avanti un durissimo attacco alla libertà di dissenso e di lotta; il carcere è l'unica risposta delle istituzioni al grido di resistenza contro la disoccupazione, l'esclusione, la povertà, l'abbandono. Ad essere incriminato è il tentativo di costruire nel meridione d'Italia una rete politica fondata sui bisogni reali. Quando il movimento diventa coscienza e comincia a lavorare sul nonlavoro, il diritto alla casa, l'acqua, il diritto alla sanità, ecco che viene criminalizzato.

L'operazione vede ovviamente la collaborazione dei media mainstream e della loro profonda etica che, come sempre in questi casi, salta fuori in tutto il suo splendore. Molti quotidiani infatti (come La Repubblica e La Stampa) dedicano appositi articoli ai dati anagrafici di coloro che sono stati colpiti dal provvedimento, cosi' come siti web (kataweb per citarne uno a caso) e persino radio popolare si prodiga nella lettura in diretta di nomi e cognomi. E' questa ancora una volta l'informazione che viene proposta: piano spazio alle veline della questura e privacy alla gogna, sperando di ricavare qualche euro in piu' dalle vendite.

Questo tipo di "operazioni in grande stile" punta il dito contro chi dissente e stringe il cappio intorno al collo dei disoccupati, degli studenti, dei lavoratori della Fiat in lotta, degli immigrati.
Ancora c'e' da ribadire inoltre che con criteri e leggi di questo tipo potenzialmente siamo tutti una grossa associazione sovversiva: la vaghezza dell'applicabilità del 270 bis, la sua estendibilità e la sua capacità di coinvolgere qualunque comportamento appena appena ragionato e non impulsivamente spontaneo potrebbe giustificare arresti di massa.

Ancora una volta dunque, con buona pace di chi aveva creduto in una divisione fra "bravi" e "cattivi", prendendo le distanze dalle frange piu' estreme del movimento, chi regge i fili del potere sta usando il nome "black bloc" per giustificare atti repressivi di intensita' inaudita, millantando legami e costruendo prove, fino ad arrivare al grottesco "aveva in casa un passamontagna".

Ma chi di noi non ha un amico che a casa ha un passamontagna? E allora, in fondo, non abbiamo forse tutti un amico black bloc?

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