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Caso Armani: Bocche cucite alla Fibres and Fabrics di Bangalore

(5 Marzo 2007)

Sintesi del rapporto del comitato di inchiesta sulle violazioni dei diritti dei lavoratori del reparto lavaggio alla Fibres & Fabrics International (FFI) di Bangalore
Il rapporto è stato redatto nella versione definitiva il 24.8.2006 a cura di un comitato di inchiesta, formato da nove rappresentanti di organizzazioni della società civile indiana, che nell’aprile 2006 ha raccolto le testimonianze di 14 lavoratori del reparto lavaggio della FFI di Bangalore, azienda specializzata nella produzione di jeans per conto di imprese europee e statunitensi. La FFI e la controllata Jeans knit Pvt Ltd (JKPL) occupano complessivamente oltre 5 mila persone in 5 stabilimenti, ciascuno dei quali è deputato a una fase del processo produttivo (lavaggio, taglio e ricamo, cucitura, finissaggio). La prima stesura del rapporto è stata inviata alla direzione della FFI il 21.6.2006 e in seguito si è svolto un incontro fra rappresentanti del comitato e della direzione la quale ha respinto tutte le contestazioni sollevate dall’indagine. In un secondo colloquio con il comitato, i lavoratori hanno riferito di una serie di miglioramenti intervenuti nelle condizioni di lavoro: gli abusi verbali e le punizioni corporali sono cessati, è stato sospeso l’obbligo degli straordinari, sono stati installate le cassette del pronto soccorso; altre questioni sono state risolte solo in parte: è stato istituito un comitato per raccogliere i reclami dei lavoratori ma non è libero di funzionare, nel reparto spazzolatura sono state distribuite le mascherine ma non i guanti, i permessi e le ferie continuano a non essere accordati, sono avvenuti trasferimenti punitivi di personale non gradito al reparto spazzolatura dove si maneggiano le sostanze chimiche a mani nude.

I lavoratori si erano rivolti al sindacato del tessile-abbigliamento (Garment and textile workers union, GATWU) per essere aiutati a difendersi dalle molestie e dalle percosse dei superiori, e da una lunga serie di negazioni dei diritti basilari, fra i quali la decurtazione del salario e condizioni di lavoro nocive. La situazione era divenuta insostenibile al punto che ogni mese almeno cento addetti del reparto davano le dimissioni. Il GATWU aveva inoltrato due lettere alla direzione nei mesi di febbraio e marzo 2006 chiedendo un incontro, ma non aveva ottenuto risposta. Si era rivolto allora ad alcune organizzazioni per i diritti umani che hanno accettato l’invito a costituire un comitato di inchiesta con l’incarico di accertare i fatti denunciati dai lavoratori.

I 14 lavoratori del reparto lavaggio incontrati dal comitato di inchiesta il 23.4.2006 avevano un’anzianità di servizio variante dai 2 mesi ai quattro anni, e differenti qualifiche: operai, assistenti e supervisori. Tutti di sesso maschile, di età compresa fra i 19 e i 28 anni, immigrati a Bangalore dai villaggi rurali del Karnataka dell’Andhra Pradesh, molti di loro erano in possesso di diploma di scuola superiore. Rappresentavano nel complesso la composizione demografica della manodopera occupata nel reparto. Dai colloqui è emersa l’urgenza dei lavoratori di far cessare gli abusi fisici e verbali, il cui grado di brutalità ha molto colpito i componenti del comitato, di ottenere il giusto livello di retribuzione, protezione dalle lavorazioni nocive e la possibilità di difendere i propri diritti.

Violazioni accertate

1. Abusi verbali e fisici
- Le percosse sono la regola se i lavoratori non tengono il passo con i ritmi produttivi che vengono costantemente aumentati. Sono i supervisori e il direttore del reparto a picchiare i lavoratori, a bastonate, a schiaffi, a calci, in qualsiasi parte del corpo. Nel reparto spazzolatura la quota di produzione individuale era di 70 pezzi in 8 ore, ma ultimamente è stata portata a 90 pezzi in 8 ore. Nell’ottobre 2005 un ragazzo è stato denudato e picchiato di fronte ai compagni di turno allo scopo di intimidirli.
- I supervisori sono spinti alla violenza dai superiori e subiscono a loro volta le percosse dei capi reparto.
- I lavoratori ricevono percosse anche fuori dalla fabbrica da parte di individui prezzolati. Il sistema usato è molto semplice: i lavoratori più scomodi sono messi nel turno di notte e, una volta usciti, vengono assaliti sulla strada di casa. Alcuni mesi fa, un lavoratore del reparto lavaggio è stato chiamato fuori dalla fabbrica verso mezzanotte e il giorno dopo il suo corpo senza vita è stato trovato lungo i binari della ferrovia. Il GATWU sta svolgendo indagini sull’accaduto con la polizia locale.
- Gli insulti, contenenti minacce, a sfondo sessuale, o allusivi del basso stato di casta dei lavoratori, sono subiti come una perdita di dignità intollerabile

2. Licenziamenti arbitrari
- Il licenziamento è comminato senza preavviso o diritto di difesa ogni volta che i lavoratori avanzano proteste o esprimono difficoltà a far fronte a ritmi di lavoro insostenibili.

3. Straordinari non pagati
- I lavoratori subiscono dure punizioni, anche fisiche, se non raggiungono la quota produttiva giornaliera assegnata.
- Il lavoro straordinario è richiesto frequentemente ma non viene retribuito. Normalmente si lavora 4 ore in più nel turno diurno e un’ora in più in quello notturno senza regolare compenso e con il divieto di timbrare il cartellino prima e dopo le ore straordinarie.
- Nel reparto spazzolatura, a causa delle dure condizioni di lavoro, il turnover del personale è altissimo: pochi lavoratori si fermano più di un mese. Quasi cento lavoratori lasciano il posto ogni mese perché non resistono agli abusi e alle vessazioni.

4. Assenza di lettere di assunzione
- Nessun dipendente ha mai ricevuto una lettera di assunzione, il suo rapporto di lavoro si basa sulle informazioni ricevute oralmente al momento della presa di servizio. Non sono forniti neppure i tesserini di riconoscimento. Anche le promozioni a supervisore avvengono senza incarico scritto.

5. Retribuzioni
- La paga giornaliera varia dalle 98 alle 104 rupie a seconda della categoria e della specializzazione, le categorie sono decise arbitrariamente dalla direzione.
- Ai lavoratori era stato promesso un aumento annuo di 115 rupie al momento dell’assunzione, ma ne hanno ricevute solo 105.
- Nei primi due o tre mesi i neoassunti sono pagati con assegno, ma poiché quasi sempre non posseggono un conto bancario, cadono vittime dei cambia valute che li aspettano fuori dalla fabbrica il giorno di paga per scontare gli assegni lucrando sulle commissioni.
- I lavoratori sono costretti ad apporre le proprie firme in calce a fogli in bianco o a moduli ufficiali che potranno servire a dimostrare la corresponsione di compensi non percepiti.

6. Riposi settimanali
- Spesso è richiesto di lavorare anche di domenica, che è il giorno di riposo settimanale. Chi prende due o tre giorni di permesso continuativi rischia il licenziamento in tronco.

7. Atmosfera militaresca
- Durante le ore di lavoro è vietato parlare, lo scambio anche di una sola parola può comportare provvedimenti punitivi.
- Quando c’è molto lavoro, la pausa pranzo è ridotta a meno di 30 minuti. Non sono accordate pause per bere il tè.
- I bagni sono chiusi a chiave e i lavoratori non ne possono disporre liberamente.

8. Misure di sicurezza inadeguate
- Gli addetti al reparto lavaggio maneggiano quotidianamente acidi, soda caustica, spazzole metalliche, ma hanno a disposizione solo mascherine, e nessuno degli altri presidi come gli occhiali, le scarpe di sicurezza, ecc. Nel reparto spazzolatura, le mascherine sono fornite ogni settimana ma restano inutilizzate perché sono scomode e di pessima qualità. Le sostanze chimiche impiegate provocano infezioni e irritazioni cutanee. Mancano del tutto i guanti e gli altri presidi di sicurezza, che sono forniti solo in occasione delle visite ispettive disposte dalle imprese committenti. La mancanza di precauzioni nel trattare le sostanze chimiche nocive è la causa probabile dei disturbi che affliggono un elevate numero di lavoratori.
- C’è un medico di fabbrica, ma non parla il dialetto locale, e non è in grado di comunicare con i lavoratori. I suoi interventi risultano inoltre scarsamente efficaci.

9. Assistenza sanitaria e pensionistica
- Ogni mese dal salario sono dedotti i contributi sanitari e pensionistici, ma la percentuale applicata varia di mese in mese. I lavoratori non hanno la certezza che i contributi vengano versati dal momento che non hanno mai ricevuto una lettera di assunzione. Per le cure mediche esiste un ospedale, ma è praticamente inaccessibile perché è molto lontano dalla fabbrica.

10. Welfare
- Il salario è appena sufficiente a far fronte alle esigenze primarie proprie e della famiglia. La maggior parte dei lavoratori non è sposata e condivide un alloggio con altri compagni di lavoro, ma con i pochi guadagni non può permettersi di inviare soldi ai genitori rimasti in campagna. Inoltre i ritmi coatti non consentono di avere tempo libero da dedicare ad attività ricreative o di socialità.

11. Meccanismi per la raccolta e il trattamento dei reclami dei lavoratori
- C’è un incaricato alla raccolta delle segnalazioni dei lavoratori, ma nessuno l’ha mai visto. A detta dei lavoratori, il proprietario dell’azienda vive in Italia e solo a pochi è capitato di vederlo. Hanno sentore che l’ispettorato del lavoro stia per disporre una visita alla fabbrica, ma non sanno se e quando questa avrà luogo né hanno mai avuto occasione di incontrare un ispettore.

Le richieste dei lavoratori

I lavoratori chiedono di poter lavorare con dignità e nel rispetto dei loro diritti, e con retribuzioni sufficienti per condurre una vita dignitosa. In particolare chiedono:
- La fine delle violenze, dei soprusi e dello sfruttamento.
- La riduzione dei ritmi produttivi a livelli umanamente accettabili e una precisa programmazione del lavoro. Gli straordinari devono essere retribuiti.
- La fine dei licenziamenti arbitrari. Devono essere messe in atto procedure che consentano ai lavoratori di difendersi.
- L’emissione delle lettere di assunzione nelle quali siano chiaramente specificati i termini del rapporto di lavoro.
- La libertà di organizzazione sindacale all’interno della fabbrica, l’unica misura che garantisca la risoluzione duratura dei problemi, poiché alle organizzazioni sindacali è conferito il diritto di negoziare migliori condizioni di lavoro con la direzione.
- La fine di ogni forma di abuso verbale e fisico nei confronti sia dei lavoratori sia dei supervisori.

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