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Dibattito su Corridoio 5/TAV nel Friuli Venezia Giulia

(11 Marzo 2007)

Sul Piccolo del 2 marzo i promotori dell'ultimo convegno di Trieste sul Corridoio 5 invitano a non cedere ad inutili allarmismi, dopo l'intervento del geologo dott. Sirovich in merito ai problemi tecnici del tracciato Trieste-Divaccia, in particolare presso il paese di Bagnoli.

L'allarmismo, tuttavia, è diffuso almeno dal 2003, cioè da quando è stata presentata la tratta Isonzo-Trieste del Corridoio 5, che prefigurava impatti ambientali e sociali insostenibili ed a tutt'oggi irrisolti soprattutto per gli abitati di Pieris, Begliano, Turriaco e Ronchi.

Il convegno promosso da Circolo Gramsci e Dialoghi Europei è stato esaustivo per quanto riguarda le posizioni dei politici e delle istituzioni ma - a nostro giudizio - ha trascurato le conseguenze pratiche che la costruzione di quest'opera avrà per i nostri territori: l'intervento del dott. Sirovich ha portato al dibattito concretezza e realismo.

I promotori del convegno non sono d'accordo e hanno criticato l'autorevole geologo per aver anticipato troppo i tempi e per aver fatto - appunto - allarmismo. Se i problemi vengono posti per tempo si fa disfattismo. Se si protesta dopo la presentazione dei progetti si viene accusati di porre "inaccettabili veti", come ha fatto il prof. Paolo Costa. I cittadini, per non sbagliare, dovrebbero quindi stare zitti prima, durante e dopo!?

Il prof. Paolo Costa ci ha addirittura lungamente intrattenuto sul "sistema francese" dell'enquête public, che inizia con un confronto con le comunità locali e - dopo molte fasi di discussione e partecipazione - si conclude con un'inchiesta pubblica sul progetto definitivo. Niente di simile avviene in Italia, dove vige la L. 443/2001, la famosa Legge Obiettivo che fu un fiore all'occhiello del Governo Berlusconi ed ha sempre riscosso elogi da parte dell'Amministrazione regionale del Friuli Venezia Giulia, legge creata proprio al fine di superare ogni ruolo attivo delle comunità locali su ogni opera che si definisca "strategica". Uno dei primi provvedimenti necessari per affrontare in maniera democratica il problema delle grandi opere nel Friuli Venezia Giulia è senz'altro quello di disapplicare questa legge centralista ed autoritaria.

Il prof. Costa si è anche espresso duramente contro l'"ipotesi zero". Noi sosteniamo con convinzione l'utilizzo del mezzo ferroviario in alternativa al trasporto su strada (e siamo perciò coerentemente contrari alla III corsia sull'A4 ed al traforo Carnia-Cadore nell'Alta valle del Tagliamento), ma dobbiamo ricordare all'onorevole Costa come l'"opzione zero" sia prevista espressamente dalle procedure di Valutazione d'Impatto Ambientale, quindi non è possibile ignorarla. E' evidente che tra la realizzazione di un asse rigido (per raggi di curvatura, pendenze ed interconnessioni con il territorio) dai costi insostenibili sulla quale far correre i treni a 300 Km all'ora e l'"opzione zero" intesa come "non fare niente" vi sono infinite altre possibilità che bisogna studiare e valutare sotto il profilo tecnico, in termini di costi, d'impatto ambientale e sociale, di utilità per il territorio e tempi di realizzazione. Una ferrovia ad alta velocità pronta nel 2030 equivale ad una condanna a morte per il Porto di Trieste, che ha un bisogno urgente di ferrovie efficienti, ed una morte per soffocamento dell'intera regione, avvolta da fiumi di asfalto e nuvole di smog provocate dal traffico pesante.

Secondo gli organizzatori del recente convegno - se abbiamo interpretato correttamente il loro pensiero - è necessario accantonare gli inutili allarmismi per pensare prioritariamente al nodo dei finanziamenti. Prima troviamo i soldi e poi ci porremo il problema di come realizzare e dove far passare l'Alta Velocità ferroviaria. Non siamo d'accordo. A nostro giudizio prima bisogna studiare le esigenze di mobilità di merci e persone nei nostri territori, aprendo un confronto con le comunità locali, analizzando i flussi di traffico esistenti, procedendo ad una precisa analisi dei costi e dei benefici. Un lavoro che ad oggi non ci risulta sia stato fatto o almeno non è stato reso pubblico.

Sul "Corriere della sera - Economia e finanza" del 19-02-07 si è aperto un dibattito sulla prevista tratta TAV/TAC Genova-Novi Ligure-Tortona, di alcune decine di chilometri: alcuni operatori economici (Impregilo, Banca Intesa, Infrastrutture e Condotte d'Acqua) hanno presentato un piano basato sull'ipotesi di un canone d'uso pari a 300 milioni annui, con un finanziamento che si sarebbe estinto in soli 36 anni. Ebbene il numero uno delle Ferrovie, Mauro Moretti, ha risposto che su quella tratta si potranno ricavare al massimo 40 milioni di euro l'anno. Con un calcolo molto approssimativo si può quindi concludere che quella tratta si ammortizzerà in realtà in 270 anni? E allora è legittimo chiedersi prima di tutto se la Genova-Tortona debba essere realizzata oppure no? E se esistono alternative più ragionevoli?

A queste domande bisogna dare risposta subito, anche per le tratte del Corridoio 5 in previsione nella nostra Regione. E bisogna farlo prima di ipotizzare tracciati, cercare finanziamenti, ecc. La Regione FVG - a nostro giudizio - fino ad oggi non ha sviluppato un dibattito chiaro e trasparente sullo sviluppo del trasporto su ferro ed i suoi massimi rappresentanti si sono schierati a priori a favore della TAV, giustificando le loro scelte con slogan vuoti e demagogici più che con studi scientifici. Non crediamo proprio che la nostra Regione sarà tagliata fuori dall'Europa e dal mondo perché i nostri treni correranno a 180 Km all'ora anziché a 300. E' più probabile che finiremo fuori dall'Europa se nelle finanziarie dei prossimi 270 anni dovremo saldare i debiti accumulati per realizzare le grandi opere.

Comitato Contro il Corridoio Cinque
http://www.ccc5.altervista.org

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