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Ricordando Stefano Chiarini

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(6 Febbraio 2007) Enzo Apicella
E' morto Stefano Chiarini, un giornalista, un compagno,un amico dei popoli in lotta

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    Discriminanti d'identità

    (10 Marzo 2007)

    Il mensile inglese Prospect , bibbia dell'intelleghenzia britannica, ha chiesto a cento illustri pensatori di varie nazionalità di riflettere sul seguente tema “ Destra contro Sinistra è il conflitto che ha definito il ventesimo secolo, cosa ci aspetta ora per il ventunesimo?”. In un clima complessivamente pessimistico circa le sorti del pianeta in chiave “classicamente” positivistica, dentro cioè l'antica cerchia progressista dello sviluppo delle forze progressive, penso che dovremmo restare affezionati alla risposta che ho fornito il vecchio ed indomabile Hobsbawan : “Il conflitto destra – sinistra rimarrà centrale in un'era in cui il gap ricchi – poveri continuerà ad aumentare. La crescita economica senza limiti e il progresso tecnologico, da soli, non risolveranno nulla”.

    D'accordo: però se la qualità del conflitto rimarrà quella che Hobsbawan indica (segnalazione che, ormai, appare appartenere più agli intellettuali che ai politici, se pensiamo al “caso” Sanguineti in Italia), continuerà ad essere necessaria anche una presenza adeguata di soggettività politica in grado di reggere il livello di scontro che richiederà, oggettivamente, una discriminante di quel tipo.

    Soggettività politica in grado di compiere atti concreti sul piano della mobilitazione, dell'organizzazione, della comunicazione, delle scelte istituzionali.

    Per questa via arriviamo al “caso italiano”: laddove questa possibilità appare ormai affossata quasi completamente dalle scelte che le forze della cosiddetta “sinistra radicale” (termine quanto mai improprio, che uso soltanto per adeguarmi alla convenzione corrente) stanno compiendo, prima di tutto sul terreno decisivo che dovrebbe distinguere una presenza di sinistra.

    Il terreno delle scelte tra la pace e la guerra; il terreno della politica internazionale.

    Il campo della politica internazionale appare sicuramente come il punto determinante e distintivo di una attività politica, ed è nella politica internazionale che si distingue complessivamente l'identità di un soggetto politico.

    Le scelte fin qui compiute dalla sinistra – governista italiana (ecco un termine più adeguato, credo, rispetto a quello di “sinistra radicale”) in materia di politica internazionale (a partire dalla missione in Libano, passando per quella dell'Afghanistan, soltanto per citare i due casi più evidenti) dimostrano come ci si stia muovendo a rotta di collo verso il totale smarrimento di una identità politica (comunque già in abbandono da tempo), con esiti del tutto disastrosi sul piano politico e sociale: esiti disastrosi che sono sotto gli occhi di tutti, frutto di un governativismo di basso livello che pare, ormai, contraddistinguere la frontiera politica del nostro Paese (mentre appare del tutto sparito, fra l'altro, il quadro europeo).

    Il voto alle missioni militari è esemplificativo al massimo segno, in questo senso: votare la guerra è il segnale di resa, come accadde con i crediti di guerra nel 1914 (quello rimane un esempio, una vera e propria “stella polare” nella storia del movimento operaio internazionalista).

    Non si tratta di richiamare il pacifismo, di appellarci alla “non violenza” (anche in questo caso attenti ai nominalismi e alle terminologie da maneggiare con cura); neppure è il caso di richiamare il concetto di appoggio indiscriminato ad un governo borghese: “contro la guerra” deve rappresentare un segno distintivo, vere e proprie “stimmate” senza le quali non è possibile, non è più possibile, definire la sinistra.

    Contro la guerra: questa è la definizione di base dalla quale ripartire per ricostruire una soggettività, nella sicurezza di disporre di un formidabile segno identitario, di aver tracciato una discriminante che rende ragione della presenza politica di una sinistra, al di là dei numeri, delle presenze istituzionali, dei giochi di questa politica “politicienne”.

    Contro la guerra: valore e bene in sé per una sinistra internazionalista, egualitaria, solidale, naturalmente comunista.

    Savona, li 9 Marzo 2007

    Franco Astengo

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