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Pro mutuo mori

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(19 Settembre 2009) Enzo Apicella
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Gli italiani e l'Afganistan

Lettera al Mattino di Padova

(16 Marzo 2007)

Egregio direttore,
Oggi, il dr. De Luca , esalta sul suo giornale la guerra in Afganistan, critica la sinistra pacifista ed il governo italiano.

Io spero che qualcun altro più professionalmente competente di me possa trovare spazio sul suo giornale per esprimere una opinione diversa da quella del dr. De Luca. Nel frattempo sento la necessità anch'io di esprimere il mio parere come cittadino che legge , ascolta, ragiona e si è fatta una sua idea a riguardo.

Posto che il direttore De luca non dice il vero circa il ruolo svolto dagli Usa a riguardo dell'intervento in Afganistan, posto che non è neppure esatto affermare che l'intervento in quel paese sia avvenuto sotto l'egida dell'Onu il quale, semmai, come nel caso dell'Iraq ,è intervenuto "a sanatoria", mi soprende invece l'osservazione che viene fatta circa la perdita di credibilità che il nostro paese subirebbe nei confronti degli alleati qualora modificasse il proprio impegno a riguardo alla partecipazione italiana a quel conflitto.

Estremizzando i paragoni storici mi verrebbe da pensare che la Russia bolscevica sbaglò quando decise di uscire dal conflitto della prima guerra mondiale e che Mussolini fece invece bene ad allearsi ad Hitler nella seconda. Su un punto sono invece d'accordo con il Dr. De Luca quando afferma che in Afganistan si è in guerra e non in missione di pace ,che l'atteggiamento del governo Italiano "nè carne nè pesce" rischia non solo di non essere apprezzato dagli alleati ( cosa relativamente importante) ma soprattutto di "danneggiare" i nostri soldati che si vogliono comunque mantenere sul terreno di guerra. Meglio e più serio sarebbe fissare invece una data per il ritiro e nel frattempo rafforzare la protezione del nostro contingente. La famosa exit -strategy reclamata dalla sinistra pacifista. Quanto ai giudizi su quest'ultima va respinta nettamente la rappresentazione che traspare dalle parole del dr. de Luca di un manipolo di "irresponsabili" o magari potenziali "brigatisti".

Vorrei ricordare come questa sinistra rappresenta invece una vasta rete di persone , di associazioni, di forze organizzate democraticamente in tutto il tessuto della società e che come tali hanno anche tutto il diritto di essere rappresentate in parlamento con la stessa radicalità con cui stanno in piazza. Mi va solo di ricordare a conclusione che l'ostilità a questa guerra è antica, fin dalle origini, e che tale ostilità corrisponde alla maggioranza dei sentimenti del popolo italiano che un "attento" giornalista od opinionista - così come il parlamento italiano - non dovrebbe marginalizzare.

Lucio Costa

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