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Milano. Consigliere di zona lascia il Prc e aderisce al Movimento per il Partito comunista dei lavoratori

(28 Marzo 2007)

Pubblichiamo la lettera con cui Luca Prini spiega le ragioni del suo passaggio dal Prc al McPcl.

L’approdo all’esperienza del Governo Prodi rappresenta l’epilogo di una lunga marcia che il PRC ha iniziato da prima del V° Congresso. Il risultato della collaborazione di governo tra le cosiddette forze della Sinistra radicale ed il centro liberale dell’Unione è obiettivamente sotto gli occhi di chiunque lo voglia vedere. La maggioranza del gruppo dirigente del PRC ha motivato il sostegno a Prodi sostenendo il fatto che l’asse politico del governo sarebbe stato condizionato a sinistra dalla presenza del PRC e dalla azione dei movimenti. I primi 100 giorni avrebbero dovuto essere i giorni della svolta, dell’”Italia che cambia davvero” ed hanno invece rappresentato la continuità delle politiche precedenti su tutti i terreni decisivi, dalla politica estera a quella sociale e finanziaria.
L’alleanza leale con gli Usa, il rifinanziamento della missione militare in Afghanistan, la spedizione militare in Libano, il consenso all’allargamento della base militare a Vicenza rappresentano la vocazione imperialista del governo. Sul piano della politica sociale il nuovo governo si muove in sintonia con gli interessi della grande borghesia: la legge 30 viene salvaguardata, si rilancia la politica di liberalizzazioni e privatizzazioni, si vara una politica fiscale più a vantaggio delle aziende che dei lavoratori, si tagliano i fondi all’istruzione ed Università, si confermano i CPT. Una politica di totale accettazione degli interessi della grande industria e delle grandi banche, vera base materiale del governo dell’Unione.
La recente crisi di governo ci ha dimostrato che non esistono margini di manovra, ci si è andati ad infilare in una situazione dalla quale non se ne esce; ogni critica anche parziale all’operato del governo viene cancellata dallo spauracchio del possibile ritorno di Berlusconi. L’accettazione dei 12 punti di Prodi costituisce una uscita “a destra” dalla crisi di governo e rappresenta la misura della deriva morale e politica della sinistra che lo sostiene. Si conferma così una lezione di fondo del marxismo: una sinistra che accetta di entrare nei governi della borghesia – tanto più nel quadro di una generale crisi – impedisce lo svilupparsi di una prospettiva anticapitalista e diventa l’ammortizzatore sociale di una politica antipopolare, esponendosi con ciò al logoramento della propria credibilità e dei propri legami di massa.

La trasformazione del Prc, la modifica dei propri riferimenti politici e culturali non nasce tuttavia con l’esperienza del governo Prodi. Da ben prima del V° Congresso il PRC ha avviato un’operazione di “rinnovamento” che col pretesto della critica allo stalinismo ha liquidato la storia del Movimento operaio del ‘900. La svolta identitaria della non-violenza, la critica alla presa del potere, l’apertura nei confronti della religione, lo stesso abbandono della nozione di imperialismo costituiscono un vero e proprio cambio di pelle del PRC, tra l’altro guarda caso del tutto funzionale ad una collaborazione di classe con le forze liberali dentro una prospettiva di governo.

Lo stesso stato organizzativo del Partito, il funzionamento dei propri organismi dirigenti, l’incapacità (o non volontà) di sviluppare una propria proposta politica autonoma e di articolarla a livello generale e locale rappresentano anche simbolicamente un partito che ha fatto del governo l’orizzonte strategico delle proprie finalità. Ma anche l’elemento palpabile di una grave disaffezione e crisi di partecipazione e militanza. La conferenza di organizzazione, che poteva rappresentare l’occasione per correggere almeno parzialmente questi problemi, non è neppure stata utilizzata in questa chiave.

E’ dunque per l’insieme di queste ragioni che è per me impossibile proseguire la militanza nel PRC, partito di cui sono stato tra i fondatori nella mia zona. E’ un epilogo amaro ma inevitabile. Avrei preferito, e di gran lunga, riuscire ad arrestare la deriva governista e mantenere il PRC ancorato a posizioni di classe ed anticapitaliste. Questo è stato il senso ed il tentativo di una battaglia interna condotta negli anni, con estrema chiarezza politica e senso di lealtà nei confronti del partito e dei compagni. Oggi, che il PRC ha definitivamente sistematizzato le proprie scelte, non mi resta che prenderne atto e proseguire il mio impegno politico aderendo al Movimento Costitutivo del Partito Comunista dei Lavoratori. Nel farlo rivolgo un appello ai molti compagni e compagne onesti che ancora stanno nel PRC per fare oggi una scelta di coraggio; rompere con un Partito corresponsabile delle politiche antipopolari del Governo ed impegnarsi con il McPCL per il rilancio nel nostro Paese di una sinistra di classe ed anticapitalistica, per la costruzione di un vero Partito comunista.

Milano, 27 marzo 2007

Luca Prini, Consiglere di Zona 3, già membro del Comitato Politico Federale e del Comitato Politico Regionale.

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