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Per aprire un processo costituente tra tutti i comitati anticapitalisti ed antimperialisti

(16 Novembre 2002)

Qui di seguito l'ordine del giorno approvato dall'assemblea dell'area antimperialista tenutasi a Firenze il 10 novembre presso la Casa del Popolo di Ponte a Greve.

Firenze, 10 novembre 2002, Casa del Popolo di Ponte a Greve
ASSEMBLEA NAZIONALE DELLE FORZE ANTIMPERIALISTE
Ordine del Giorno conclusivo

- Il modo di produzione capitalistico è caratterizzato nella fase attuale da una crisi generale che è al tempo stesso politica, economica, sociale, ambientale. Il crescente sfruttamento degli esseri umani (e della natura) ai fini del profitto polarizza l’umanità tra una (crescente) grande maggioranza di popolazione mondiale che ha sempre più difficoltà a mantenere livelli di vita e di lavoro anche solo accettabili e una cerchia sempre più ristretta di privilegiati che vive nel lusso e nello spreco.

- La crisi economica (per sovrapproduzione) evidenzia il paradosso fondamentale del modo di produzione capitalistico e cioè che la miseria che la crisi determina per le masse popolari di tutto il mondo non è il frutto della carenza di ricchezza prodotta, ma del suo eccesso.
Questa crisi, negata da molti per molto tempo, risulta ormai più che evidente dopo, ad esempio, i recenti crolli dei colossi USA Worldcom e Enron e di interi paesi come l’Argentina.

- La crisi determina, da un lato, il restringimento della base oggettiva per politiche di carattere neo-keynesiano[1] (cioè di sostegno alla domanda) e, dall’altro, l’acutizzazione delle 3 contraddizioni fondamentali ovvero: 1) la contraddizione tra paesi imperialisti (o inter-imperialistica); 2) la contraddizione tra paesi imperialisti e paesi dipendenti; 3) la contraddizione tra capitale e lavoro (o di classe).

- La crisi economica determina una progressiva acutizzazione dello scontro inter-imperialistico in quanto ogni frazione imperialista cerca di accaparrarsi fette di mercati saturi e sfere di influenza strategica a danno di altre frazioni imperialiste.
Ad esempio, l’attuale posizionamento di Germania, Francia e Russia contro la guerra che Bush intende scatenare contro l’Iraq non è il frutto di ragioni umanitarie, ma di ben precisi interessi economici e politici.
Lo scontro di interessi imperialistici produce una sempre più marcata tendenza verso la guerra (imperialista) che oggi si manifesta attraverso guerre sui cosiddetti “teatri regionali” e non attraverso un confronto militare diretto tra le grandi potenze.
La tendenza alla guerra, dal canto suo, comporta una riorganizzazione delle forze armate e di sicurezza degli stati (le esercitazioni franco-tedesche, l’abolizione della leva in Italia) e un notevole aumento delle spese militari (particolarmente impressionante quello degli USA che hanno recentemente portato il loro budget a quasi 400 miliardi di dollari).
Come in altre fasi storiche (per esempio, negli anni ‘30) l’imperialismo non usa le politiche keynesiane per tentare l’uscita dalla crisi, ma la distruzione attiva di mezzi di produzione cioè la guerra imperialista che costituisce lo sbocco inevitabile della crescita delle spese belliche.
Non può essere un caso che, immediatamente dopo l’11 settembre, in un momento di crollo di borsa, gli unici titoli in ascesa (oltre al 20%) fossero quelli legati all’industria di guerra.

- Dopo la lunga fase di sviluppo dei movimenti di liberazione anti-coloniali e antimperialisti che aveva determinato la parziale liberazione di molti paesi dipendenti nei decenni scorsi oggi è in atto una sorta di ri-occupazione, sia dal punto di vista militare che dal punto di vista economico-finanziario, che ha il duplice obbiettivo di favorire l’espropriazione delle materie prime e lo sfruttamento di forza-lavoro a basso costo, nonché la conquista di posizioni strategiche dal punto di vista geo-politico per il controllo delle vie commerciali, di comunicazione ed energetiche.
La guerra che si profila contro l’Iraq ha questa duplice valenza per gli USA: maggiore controllo strategico dell’area medio-orientale (e in questa chiave diventa decisivo il ruolo di Israele e - per verso opposto - quello della resistenza del popolo palestinese); maggiore controllo sulla fonte energica primaria, cioè il petrolio, per indebolire sia alcuni paesi produttori (come la Russia) sia alcuni paesi importatori (come l’Europa).

- All’interno dei paesi imperialisti è in atto ormai da molti anni un processo di smantellamento delle conquiste sociali ottenute dalla classe nella fase precedente.
Tanto nelle politiche reaganiane e tatcheriane degli anni ‘80 quanto nelle politiche di ristrutturazione capitalistica attuate in diversi paesi europei (e che i Italia conosciamo molto bene grazie all’azione dei governi di centro-“sinistra” e di centro-destra) l’obbiettivo fondamentale è sempre stato ed è quello di provare ad aumentare il saggio di profitto drenando risorse dal lavoro verso il capitale con la progressiva riduzione del salario sociale di classe realizzata attraverso l’introduzione di dosi sempre più pesanti di flessibilità e di precarizzazione.
In Italia, lo strumento usato per realizzare questi obbiettivi in uno stato di sostanziale “pace sociale” è stata la concertazione attraverso la quale i sindacati di regime, lo stato e il padronato hanno imposto alla classe un arretramento senza precedenti dal punto di vista economico, sociale e dei diritti.

- Per creare ulteriore divisione all’interno della classe i capitalisti tentano di usare anche l’arma dell’immigrazione puntando ad ottenere tre obbiettivi immediati: a) usare forza-lavoro a basso prezzo e ricattabile attraverso leggi sempre più restrittive (Turco-Napolitano prima e Bossi-Fini ora, a ulteriore riprova che centro-destra e centro-“sinistra” perseguono con modalità e intensità diverse le stesse politiche); b) mettere in concorrenza lavoratori immigrati e lavoratori indigeni sul mercato della vendita della forza-lavoro per abbassarne il costo; c) fomentare forme di xenofobia e di razzismo che possano poi essere strumentalizzate politicamente contro ogni forma di solidarietà di classe.

- Le politiche di attacco alla classe che l’imperialismo adotta per mantenere i più elevati possibili i livelli di profitto generano malcontento e mobilitazione da parte di settori sempre più ampi delle classi popolari a cui il potere risponde con misure di restrizione dell’agibilità politica e democratica all’interno degli stessi paesi imperialisti.
Con la scusa dell’attacco alle “torri gemelle” i governi imperialisti hanno colto l’occasione per imporre un ulteriore giro di vite in senso repressivo.
Dall’USA Patriot Act, all’estensione dell’art.270, ai commi ter e quater in Italia, dalla proposta di reintroduzione dei centri di detenzione (di nuovo, preventiva) per immigrati in Gran Bretagna fino alla stesura di vere e proprie “liste nere” sia in USA che in UE, il comune obbiettivo è quello di predisporre anticipatamente tutte le condizioni per una azione intimidatoria e repressiva nei confronti dei movimenti di liberazione e dell’opposizione di classe.

- La risposta che gli antimperialisti sono stati in grado di offrire fino ad oggi è stata una risposta generosa e preziosa, ma insufficiente. Il potere dominante si attrezza ogni giorno ad affrontare in modo innovativo le situazioni storiche e politiche che si presentano.
Le forze antimperialiste possono costruire momenti di resistenza culturale e momenti di conflitto non marginali solo a patto che sappiano costruire un livello più avanzato di unità politica, di azione e di organizzazione.
All’altissimo livello di specializzazione raggiunto dalle forze repressive (e mediatico-culturali) del potere dominante non è possibile rispondere solo in modo spontaneo ed estemporaneo.
E’ necessario mettere in campo una proposta politica che sappia essere credibile per settori non marginali della classe senza che questo significhi l’adesione ad impostazioni pacifiste e neo-riformiste la cui credibilità a livello di massa è inversamente proporzionale alla loro effettiva praticabilità.

- La proposta politica che intendiamo avanzare all’interno di questa assemblea è una proposta aperta a tutte le forze dell’opposizione di classe che intendano superare i limiti del localismo e del particolarismo per collocare battaglie locali e particolari all’interno di una prospettiva di lotta generale.

- La proposta che questa assemblea intende avanzare alle forze dell’opposizione spolitica, sociale e sindacale di classe assume come fondamentali i seguenti elementi: a) riconoscimento del pieno diritto alla liberazione per i popoli in lotta, qualunque sia la forma che questa lotta assume; b) riaffermazione della validità della categoria di imperialismo e di quella di classe (e, conseguentemente, di lotta di classe; c) impegno a sviluppare la solidarietà attraverso forme di mutuo soccorso nella lotta contro la repressione e di classe; d) affermazione della centralità del binomio dialettico teoria-prassi per superare sia le tendenze verso l’intellettualismo, sia quelle verso il movimentismo.

- In questi elementi di base si definiscono sia il profilo politico della proposta che i termini della sua relazione con altri movimenti a livello nazionale e internazionale e che potremmo riassumere nella formula: unità d’azione con tutte le realtà anti-capitaliste partendo da un punto di vista di classe.

- L’assemblea indica come obbiettivo di questa giornata la formazione di un Gruppo Promotore per un Coordinamento Nazionale delle Forze Antimperialiste che gestisca in modo aperto una fase di confronto, di dialogo e di dibattito con tutte le realtà dell’opposizione di classe del paese (organizzate e non); propone i giorni 14 e 15 dicembre per ri-convocare tutti in una Assemblea Nazionale costituente del Coordinamento.

A tutti i compagni e le compagne un augurio di buon lavoro

Firenze, 10 novembre 2002

[1] Da qui la nostra perplessità circa proposte quali la Tobin Tax o il reddito di cittadinanza

Coordinamento dei Comitati Antimperialisti ed Antifascisti della Toscana
Assemblea Antimperialista
Comitati contro la guerra - Milano
Centro Popolare Occupato “La Fucina” - Sesto San Giovanni (MI)
Coordinamento Romagnolo contro le guerre e la Nato
Soccorso Popolare – Padova
Democrazia Popolare
Campo Antimperialista
Gruppo Zastava -Trieste
Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia
Comitato contro la guerra - Roma Sud
Comitato Provvisorio Immigrati in Italia
Redazione di Resumen Latinoamericano
Compagne e compagni antimperialiste/i di: Bologna, Pordenone, Torino, Genova, Bassano, Schio, Parma.

i compagni e le compagne dell'assemblea del 10 novembre

Fonte

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