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il pane e le rose

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Prima alla Scala...

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(7 Dicembre 2012) Enzo Apicella

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    Liberi professionisti forzati

    Lavorare a progetto..con obblighi imposti

    (10 Aprile 2007)

    Lorenzo ha 36 anni.

    Inizia a lavorare in un call center mentre sta finendo gli studi universitari.

    Pochi mesi, ma infernali: “Alla fine sono esploso”, racconta. “Lavoravo dalle 14 alle 21 “spacciandomi” come operatore telefonico di Telecom, Infostrada, Fastweb, così (ci dicevano i responsabili) era più facile agganciare i clienti. Alla fine pero’ non c’ero più con la testa, vivevo una crisi di identità e alla gente dicevo fischi per fiaschi”.

    Lorenzo, per ragioni personali si è laureato tardi, era tagliato fuori dai termini utili per i contratti di inserimento e il lavoro al call center gli era sembrato la soluzione migliore.Anche se non gli fu facile entrare per via delle selezioni accuratissime ai colloqui di lavoro!!!

    Ma il clima gli è diventato ben presto insostenibile, soprattutto perchè il lavoro era interamente legato agli incentivi: ” c’è un meccanismo perverso - racconta - che calcola la media oraria degli interessati trovati, su cui poi si guadagna qualcosa, visto che la paga oraria è cosi’ bassa. Se poi gli ultimi giorni del mese non trovi nessuno, la media cala inesorabilmente e si lavora rimettendoci rispetto ai giorni precedenti”

    Devastante, dal punto di vista psicologico!!

    “Oltre a tutto, il controllo del rendimento è ossessivo. Nelle sale ci sono i team leader che girano tra le postazioni a controllare quello che dici e a interrorperti se, secondo loro, stai dicendo qualcosa di sbagliato”

    Essere laureati e saper parlare..non conta nulla!

    “Non solo. Se non si raggiungono certi livelli sia quantitativi che qualitativi, ti puniscono e ti allontanano da una campagna magari piu’ redditizia. Come se il trovare un utente interessato alle offerte dipendesse solo dalla bravura della dialettica dell’operatore telefonico. In realtà la gente è ormai stanca delle telefonate dei call center per una offerta di tariffe telefoniche o per un vino o un olio e il piu’ delle volte non ti fa neanche parlare. In 6 ore di turno trovarne uno interessato a volte puo’ essere un miracolo!”

    Insomma, piu’servizi o prodotti vendete..piu’ guadagnate?E se non raggiungete gli obiettivi imposti..rischiate di essere messi a riposo forzato…

    “Proprio così..Per questo spesso siamo costretti a mentire, o comunque a non dire tutto. E di qui le lamentele dei clienti.

    Vodafone credo sia o l’unico o tra i pochi gestori nei cui call center il personale è dipendente e non lavora a provvigione. E qui il livello di competenza e trasparenza è davvero ottimo.

    Con soddisfazione dell’utente e del lavoratore”

    Dal lato agenti come è la situazione? Contratti a progetto anche per loro?

    “Ovviamente si, ma con tanto di obblighi imposti anche a loro: tra orari degli appuntamenti da rispettare, la reportizzazione giornaliera degli esiti degli appuntamenti fatti, tramite e-mail (e se a casa non hai internet..te lo devi fare!! oppure devi andare all’internet point!) fino ad arrivare alla consegna anch’essa quotidiana dei contratti stipulati,tramite fax o di persona. E le spese affrontate..non rimborsate!”

    Come vogliamo chiamare questi lavoratori?

    “Liberi professionisti forzati o dipendenti…a tutti gli effetti. E senza diritti”

    Cosa sta aspettando il Ministro Damiano a cancellare in maniera definitiva questa vergogna?

    Letizia Tassinari

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