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Dall'università della Calabria...

dichiarazione del presidente del corso di laurea di scienze politiche

(16 Novembre 2002)

Da parte del prof. Paolo Jedlowski, presidente del corso di laurea in Scienze politiche e docente presso il Dipartimento di Sociologia dell'Università della Calabria, presso cui sono rispettivamente collaboratore il dott. Antonino Campennì e dottoranda la dott.ssa Anna Curcio, questa notte arrestati:

Gli ambiti della vita politica e della vita scientifica ed accademica sono distinti. Tuttavia uno degli arrestati è professore a contratto presso il mio dipartimento, un’altra è dottoranda. E’ giusto dunque che io manifesti pubblicamente il mio sbalordimento per i capi d'imputazione avanzati nei confronti di persone di cui sono note e ampiamente riconosciute la dedizione e la assoluta lealtà nei confronti dell’università come istituzione dello Stato.

Si tratta di persone ineccepibili sul piano professionale e scientifico, apprezzate sul piano umano anche per l'impegno etico profuso nelle proprie attività.

A questa dedizione non è estranea - come è giusto che sia per ciascun cittadino - una grande attenzione per i temi della vita democratica e civile del Paese.

Ho piena fiducia nella Magistratura e, ritengo, si arriverà presto a un pieno proscioglimento dei nostri collaboratori.

Ma vorrei sottolineare personalmente il rischio, in cui spero nessuno cada, ma che avverto in potenza, di criminalizzare oggi una generazione che sta lottando per il suo futuro.
I nostri figli e le nostre figlie che partecpano oggi alle manifestazioni come quelle di Genova o di Firenze lottano per un pianeta più equo e capace di sopravvivere, e per un Paese più democratico e più solidale. Questi sono i ragazzi dei mille volontariati, che discutono, che fanno ricerca, che amano la pace e la giustizia, e che non vogliono accettare supinamente, in silenzio, decisioni che li riguarderanno.
Se commettono errori, lo fanno per eccesso di impegno civile: non contro la democrazia, ma per la democrazia.

Il vero problema è che noi dobbiamo essere con i giovani di questa generazione, discutere con loro, accettarne i suggerimenti e darne; non lasciarli da soli; soprattutto non criminalizzarli.

[Dichiarazione prestata al giornalista de La Repubblica, Pantaleone Sergi e al TG regionale della Calabria.]

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