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Petrolio lucano: affari a danni dei cittadini e dell'ambiente

(15 Aprile 2007)

Caro Pane e Rose, ti giro questo Appello dal sito www.olambientalista.it che spiega in che situazione scandalosa versa la politica lucana in merito alla questione petrolio.
Servono molte adesioni da inviare linkando al sito della OLA. Grazie, francesco fumarola

Appello. A voler riassumere le vicende che preludono allo sfruttamento del secondo giacimento petrolifero in terra lucana denominato “Tempa Rossa” la OLA (Organizzazione Lucana Ambientalista) evidenzia vistose ed inquietanti lacune ed omissioni accompagnate da nuovi ritardi, palleggiati tra lo Stato e la Regione, nel perimetrare il parco Nazionale Appennino Lucano Val d’Agri-Lagonegrese, e da un’inspiegabile “fretta” nel voler chiudere quello che è stato definito localmente “l’affare lucano”.

L’accordo “Tempa Rossa” stipulato nel mese di ottobre 2006 tra la Regione Basilicata e la Total-Esso-Shell, è contraddistinto dalla fretta, associata ad un eccezionale tempismo nel concedere autorizzazioni ambientali, prima che il dibattito e la partecipazione, spesso limitata o assente, coinvolgesse le istituzioni locali e le ignare comunità delle valli del Camastra-Sauro. Queste ultime non sono state chiamate ad audizioni pubbliche previste dalle leggi, nonostante dovrebbero essere i beneficiari principali dell’accordo. Sono ancora poco informate su quelle che saranno le reali ricadute economiche, sociali, occupazionali ma soprattutto sui “preminenti” risvolti in tema di impatto ambientale e sulla salute, ascrivibili ai pozzi, al Centro Olio di Corleto Perticara e al grande deposito di stoccaggio del GPL a Guardia Perticara. In merito a questo non trascurabile aspetto è lecito preoccuparsi, data la carenza di dati sulle emissioni e l’inquinamento delle acque, relativamente ai siti della Val d’Agri e Pisticci (in quest’ultimo caso i dati sono praticamente inesistenti nella sezione ‘Petrolio in Basilicata’ del sito www.basilicatanet.it). Più che cifre e poste finanziarie derivanti dalle compensazioni ambientali, per l’accordo con la Total-Esso-Shell ci si è affidati all’ipotesi di trarre beneficio dallo sfruttamento del “gas naturale proveniente dalla concessione” (nell’intesa del 2004 si parla invece di “gas estraibile”) che le società petrolifere trasferirebbero gratuitamente alla Regione. E’ legittimo chiedersi se esse troveranno conveniente estrarre tutto il gas naturale del giacimento e se le nuove clausole aggiuntive dell’accordo stipulato nel 2006, che prevedono che il corrispettivo valore del gas è al netto dei costi di estrazione, delle royalties e dell’IVA, si traducano in “euro sonanti” per i comuni. Queste clausole ridimensionano notevolmente quello che viene presentato come un affare basato su ipotesi quali-quantitative del giacimento, note, però, solo alle compagnie petrolifere.
E’ nostra convinzione che l’accordo “bipartisan”, stipulato tra i partiti lucani e le multinazionali dell’oro nero, non abbia alcuna coerenza con l’intesa varata nel 2004 dal Consiglio Regionale. La massima istituzione regionale non è stata chiamata a discutere ed approvare le modifiche successivamente apportate con l’accordo del 2006, ritenendo sufficiente ridurre la governance del caso ad accordi politici trasversali (tra i partiti) ed alla delega presidenziale (affidata da quest’organo nel 2004 al Presidente della Giunta).

CHIEDIAMO

pertanto, la sospensione delle autorizzazioni per la messa in produzione del Centro Olio di Corleto, del deposito del GPL di Guardia Perticara e di eventuali altri pozzi da realizzare, al fine di verificare, attraverso il coinvolgimento delle popolazioni interessate e le istituzioni, l’entità dell’ impatto sull’ambiente e sulla salute.

Non sono ancora noti i motivi per cui l’ENI abbia rinunciato alla concessione Gorgoglione, trasferendo la propria quota alla Total, che oggi detiene il 50% della stessa. Spesso il dibattito in Consiglio regionale della Basilicata è stato surclassato da informazioni frammentate e mezze verità che avrebbero dovuto essere esplicitate per dovere di democrazia e trasparenza.

Secondo noi, a fronte del “clamoroso” nonché “pertinente” abbandono da parte dell’ENI, a cui sono venute meno le convenienze economiche dello sfruttamento del giacimento oggi denominato “Tempa Rossa”, la Regione Basilicata avrebbe dovuto perseguire le ragioni del territorio e del parco nazionale e non limitarsi a ratificare atti negoziali “palleggiati” tra le multinazionali del petrolio a cui importa poco dello sviluppo e della tutela dell’ambiente, considerato merce di scambio oramai a basso costo. In proposito vale la pena riportare quanto evidenziato dal CRBM (Campagna per la Riforma della Banca Mondiale) che in un proprio documento dedica un intero capitolo al parco nazionale che non viene istituito per far posto al petrolio: la storia del parco - è scritto nel documento - è una storia di schizofrenie politiche e amministrative. Basta porre mente al fatto che i governi che si sono succeduti da un lato hanno istituito, nel 1998, il Parco Nazionale della Val d' Agri e Lagonegrese e, dall'altro lato, il Ministero dell'Industria autorizzava ad aprire nuovi pozzi e ad eseguire le prospezioni geofisiche con il metodo sismico a riflessione in tutta l'area del futuro parco, indagini che inevitabilmente preludono all'apertura di un gran numero di pozzi. Inevitabili, quindi, saranno i contenziosi e le lacerazioni penalizzanti, ancora una volta, i lucani, vittime illustri e unici a non beneficiare della ricchezza petrolifera (eloquente, a tale proposito, è l’articolo che ‘Il Sole 24 Ore ha dedicato alla questione petrolio in Basilicata – “In Basilicata dove non sanno come spendere i soldi” di Luca Benecchi, del 27/10/2006 – sito del Sole 24 ore).

L’Eni si è astenuta dal sottoscrivere, con la Regione, un accordo simile a quello stipulato per lo sfruttamento petrolifero della Val d’Agri giudicandolo “troppo oneroso” per via del fatto che “la qualità del greggio di Tempa Rossa è inferiore a quella della Val d’Agri di circa il 20% in termini di valore”, con quantità di greggio e impatto ambientale minori, quindi non compensabili (47 pozzi in Val d’Agri contro i 7 di Tempa Rossa). La rinuncia dell’ENI ha colto evidentemente di sorpresa la Regione, che ha già autorizzato l’ENI e le sue consociate a realizzare ben 5 pozzi petroliferi nelle Valli del Sauro-Camastra, ma ormai “la frittata era fatta”. La Regione, a questo punto, ha pensato di rendere vita difficile all’ENI per costringerla a sottoscrivere l’accordo destinato a svanire, mentre il Governo si è defilato dal ruolo di garante facendo venire meno “l’interesse nazionale” che continua ad essere sbandierato oggi, in modo ingiustificato, nell’accordo con la Total-Esso-Shell. A nulla è servito ritardare le autorizzazioni per la perforazione dei pozzi sul Monte Caperrino e quelle necessarie alla costruzione del Centro Olio di Corleto Perticara. Ritardi che hanno ingarbugliato la matassa già intricata del parco nazionale della Val d’Agri-Lagonegrese

Allora chi sbaglia e chi bluffa? A giudicare dagli affari in campo, per noi è facile dare la risposta a questo interrogativo.

Chiediamo pertanto alla Regione, che non venga autorizzato il pozzo TEN 1 sul Monte Caperrino, oggi ancora privo di tutela, e tutti gli altri pozzi ed oleodotti che potrebbero essere autorizzati e realizzati nell’area della Concessione Gorgoglione – Tempa Rossa (che comprende parte del territorio del Parco Regionale Gallipoli Cognato Piccole Dolomiti Lucane, le cui norme vietano le attività petrolifere) e all’interno del perimetro del Parco Nazionale Appennino Lucano Val d’Agri Lagonegrese (la cui perimetrazione e misure di salvaguardia vengono rinviate proprio per poter consentire alle compagnie di ricevere le autorizzazioni). Noi vigileremo affinché non vengano stravolte le misure di salvaguardia del parco regionale Gallipoli Cognato Piccole Dolomiti Lucane e affinché il territorio del parco nazionale Appennino Lucano Val d’Agri Lagonegrese non subisca danni dalle attività petrolifere, a seguito di autorizzazioni relative alla costruzione di nuove infrastrutture all’interno del perimetro.

Per quanto riguarda l’accordo quadro stipulato ad ottobre con la Total-Esso-Shell, la Regione, per poter circoscrivere economicamente subito le preminenti “compatibilità ambientali” oggetto dell’accordo, che prevede a regime l’estrazione di 50.000 b.o.e./g, impone più che mai la rapidità d’azione con lo scopo di far precedere le decisioni tecniche al dibattito partecipativo. L’attrazione dell’investimento cresce, evidentemente, di pari passo alla sua convenienza (Per poter rendere appetibile l’affare bisogna presentarlo come conveniente rispetto alla cessione gratuita del gas). E’ così che la Giunta Regionale, nel settembre scorso, autorizzava il Presidente della Regione alla stipula dell’accordo (Delib. N. BUR Basilicata n.58 del 23 settembre 2006) mentre con una delibera di 6 mesi prima (Delibera n. 622 del 3 marzo 2006) concedeva alla Total, con atto unico, il proprio giudizio favorevole alla Compatibilità Ambientale, alla Valutazione d’Incidenza ed all’Autorizzazione Paesaggistica. E’ chiaro che, “per mancanza di tempo”, tutto è stato concepito, ignorando le preoccupazioni dei cittadini in tema di qualità della vita e preservazione dell’ambiente, , senza considerare con puntualità né le previsioni del Piano Paesistico di Area Vasta di Gallipoli Cognato, né le (previsioni) stime dei Piani Integrati Territoriali (PIT), del Piano Operativo Regionale (POR) e del Programma Leader Plus I e II, e ci riferiamo alla indicazione di improntare solo attività economiche a basso impatto, data la vulnerabilità geologica del territorio ove dovranno sorgere oleodotti, centro olio e deposito GPL.

La OLA, denuncia la “politica” del fatto compiuto, che limita il diritto di conoscere, partecipare e decidere in modo democratico. A nostro avviso si è in presenza di un triplo “salto mortale” che dà via libera alla titolarità della proponente Total Italia S.p.A, subentrata all’ENI, alla realizzazione di oleodotti, centro olio Val Camastra e deposito GPL, riproponendo così un nuovo “reality texano”, a cui Ola Watch non farà mancare alcuna puntata, a partire dagli interrogativi sul trasporto del greggio estratto dalla TOTAL nell’oleodotto ENI Viggiano-Taranto.

LETTO E SOTTOSCRITTO - per conto della OLA [Organizzazione Lucana Ambientalista],
che se ne fa portavoce, coordinatrice e promotrice - da:

francesco fumarola

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