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(14 Maggio 2012) Enzo Apicella

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(Flessibili, precari, esternalizzati)

Selex, anche l'eccellenza vive di precarietà ed appalti

Latina, l'azienda è leader in Europa nei sistemi di comunicazione

(21 Aprile 2007)

La Selex comunication, fiore all'occhiello dell'industria italiana, leader europeo nella fornitura di sistemi di comunicazione civili e militari, non ha dubbi: l'obiettivo prioritario è tagliare i costi del personale. A rischio 600 lavoratori su un totale di 3300 sparsi su tutto il territorio nazionale. Sono nove, infatti le sedi della Selex: Genova, Pomezia, Cisterna di Latina, Roma, L'Aquila, Firenze, Pisa, Catania e Chieti. Una realtà tutta italiana, della Finmeccanica, che primeggia nel campo delle telecomunicazioni civili e in particolar modo di quelle militari, con un fatturato complessivo nel 2006 di 1.750 milioni di euro, e un portafoglio ordini di 4 miliardi di euro. Eppure, nonostante questi dati significativi l'azienda, ha deciso di ridimensionare alcuni settori, a fronte del piano industriale.?"E' evidente che quanto sta succedendo alla Selex - dichiara Giancarlo Luciani, dipendente Selex da 25 anni, delegato della RSU per la siglia sindacale Flmu-Cub - è il risultato di un piano ben orchestrato dall'azienda che ha come finalità unica quella del taglio dei dipendenti. Conseguenza di una gestione tesa esclusivamente al mero profitto, a scapito delle figure professionali presenti da anni nell'azienda e totalmente ignorate nelle loro competenze specifiche."?I reparti di Ricerca e Sviluppo, pilotati da scelte efficaci di marketing dovrebbero progettare e consegnare ai reparti di produzione apparati affidabili e di buona fattura industriale, supportati da funzionali e provati componenti d'acquisto e da adeguati manufatti e semilavorati interni. Ma, come spiega Giancarlo Luciani, l'azienda manifesta un'incapacità oggettiva a mettere in campo direttive basilari specialmente sul piano strettamente operativo, che poi si ripercuotono negativamente sui lavoratori. Se da una parte gli addetti, altamente specializzati, risentono di una gestione incapace, per l'azienda la soluzione è quella di ricercare alternative finalizzate esclusivamente al taglio del costo del personale, per cedere a terzi ricerca, sviluppo e produzione al prezzo più basso.?L'esternalizzazione massiccia, le costose consulenze ricercate altrove, l'assunzione corposa di lavoratori atipici, hanno aggravato sempre più il rapporto con l'azienda, che di fatto, mira allo svuotamento dei reparti ad alto contenuto professionale.?Il contratto interno è scaduto da oltre due anni, e considerando la situazione attuale sarà difficile discuterne in tempi brevi.?"L'azienda, - conclude Luciani - è permeata da contraddizioni continue dove regna sovrana la confusione. La ricerca di un dialogo tra lavoratori e azienda incentrata su una profonda riorganizzazione e utilizzo delle risorse interne è una chimera. Questa paradossale situazione è insostenibile. Parliamo di centinaia di lavoratori che assieme alle loro famiglie rischiano di ritrovarsi per la strada dopo anni, annullando la loro dignità umana e professionale. In questo frangente è intuibile quale danno causa una liberalizzazione selvaggia a cui stiamo assistendo. Anche quando si parla di un settore dai fatturati milionari, ritenuto importantissimo per l'economia del nostro paese."

Liberazione, 21/04/2007

Alessandro Ambrosin

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