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Argentina, 31 anni dopo il colpo di stato

Il sacrificio di una generazione. Una situazione ancora drammatica

(3 Aprile 2007)

Le segreterie udinesi di Cgil, Cisl e Uil incontrano Nora Podestà, responsabile della Liga Argentina por los derechos del hombre

Trent’anni per non dimenticare, per ristabilire giustizia e verità. All’indomani dell’anniversario del colpo di stato in Argentina, le segreterie territoriali di Cgil, Cisl e Uil lanciano un appello alla comunità internazionale ed al governo sudamericano: andare avanti con i processi contro i militari dell’ultima dittatura e tutelare l’incolumità dei testimoni.

La sparizione, ormai da quasi sei mesi, di uno dei teste chiave - Jorge Julio Lopez - infatti, preoccupa anche il Sindacato friulano, che proprio questa sera ha incontrato nella sede della Cisl di Udine, Nora Podestà, responsabile della Liga Argentina por los derechos del hombre ed ospite in Fvg dell’Associazione Vientos del sur.

Gli orrori della dittatura - torture, esecuzioni sommarie sulla base di pretestuosi capi d’accusa, deportazioni, sparizioni, che hanno annientato e cancellato un’intera generazione di argentini - pesano ancora sulla storia e lo sviluppo del Paese sudamericano. A fare i conti con un passato che è ancora vivo e presente, soprattutto nelle periferie di Buenos Aires e nelle campagne, non sono solo gli uomini e le donne sopravvissuti, ma anche i figli delle migliaia di desaparecidos. Generazioni che si trovano a convivere, da un lato, con il ricordo della spietata repressione, che pesa come un macigno e, dall’altro, con un governo che gode della credibilità internazionale, ma che, di fatto, ostacola lo svolgimento della giustizia.

“E’ vero - spiega Nora Podestà, responsabile della più antica associazione argentina che si batte per i diritti umani e la verità sul genocidio (ndr solo di recente una sentenza del tribunale argentino ha riconosciuta il genocidio) - con l’abrogazione delle legge sull’impunità è stata aperta una serie di processi, ma di fatto il Governo ne impedisce lo svolgimento. Come? Ad esempio non fornendo le sedi, soldi e quanto necessario per arrivare ad una sentenza”. “Senza contare - aggiunge Nora - che la prassi adottata è quella di non accorpare i delitti, ma di procedere caso per caso, con la conseguenza che i processi di allungano, testimoni e criminali nel frattempo muoiono e i testi che arrivano al banco della giustizia, possono essere chiamati a deporre più e più volte, ripercorrendo uno strazio insostenibile”.

E’ minuta e delicata, Nora Podestà, ma quando racconta del dramma argentino, lo fa senza tirarsi indietro, abbandonando ogni remora. Sa che il silenzio non deve calare sull’Argentina, nemmeno su quella di oggi. Conosce da vicino, attraverso la Liga ed i militanti, gli effetti di bombe, ritorsioni e attentati. E’ per questo che denuncia con forza, amplificata dalla voce del Sindacato, la polizia dal grilletto facile, i segmenti dell’esercito addestrati a brutali torture (solo quest’anno nei commissariati dell’attuale governo sono morte oltre 70 persone), le tensioni ed i bracci di ferro, i processi aperti in capo a più di 5.000 operai, “rei” di aver occupato a suo tempo le fabbriche per lavorare, i licenziamenti ingiustificati, la detenzione di centinaia di prigionieri politici, ma anche i sequestri lampo e le minacce, prassi decisamente diffuse.

“Auspichiamo - commentano i segretari di Cgil, Cisl e Uil, Emiliano Giareghi, Iris Morassi e Ferdinando Ceschia - che la richiesta, già avanzata dalla Liga e dai partiti della sinistra argentina, di amnistia per tutti i lavoratori sotto processo trovi esito positivo, ma anche che i militari coinvolti nel genocidio (circa 3.500) vengano condannati e che alcuni prigionieri paraguaiani possano ottenere l’asilo politico per evitare un mortale rimpatrio.

Sono i numeri del genocidio a chiedere giustizia: 30.000 persone scomparse o uccise, 10.000 fucilate per strada, 1.500.000 di esiliati politici, 10.000 prigionieri politici. Il sacrificio di una generazione.

Udine, 29 marzo 2007

Mariateresa Bazzaro

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