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Che fare alla sinistra del Partito Democratico

(5 Maggio 2007)

Non sarà elegante iniziare un intervento rivendicando la nostra capacità di previsione: ma, per una volta, credo sarà concesso. Siamo stati fin troppo facili profeti nell'individuare come l'ipotesi di formazione del Partito Democratico avrebbe rappresentato un punto di partenza, per un vero e proprio “riallineamento sistemico” all'interno della vicenda politica italiana.

Nato per rafforzare il “bipolarismo” il futuribile PD ha già fatto saltare molti schemi,a destra come a sinistra, evidenziando alcune questioni che, forse sottovalutate, hanno ormai assunto carattere strutturale.

Ci occupiamo soltanto della sinistra, almeno in questa occasione, perché si tratta dell'argomento che ci interessa maggiormente, ma è tutto il fronte politico che appare in movimento ed è proprio il rafforzamento del bipolarismo che appare il punto in maggiore difficoltà, a dimostrazione della difficoltà dei cosiddetti “leader” del futuro partito a sviluppare previsioni credibili.

Svolgendo questo tipo di valutazioni ci accorgiamo di toccare già il nervo scoperto di questa fase: si fa un partito in funzione di un tecnicismo, come quello riguardante il meccanismo della governabilità: a questo punto siamo, confermando l' antica previsione heideggeriana a cui pure l'almanacco di “Micromega” appena uscito dedica, opportunamente, un largo spazio di approfondimento.

Allora la prima risposta che può venire, da sinistra, è proprio quella del rifiuto di far soggiacere la politica alla tecnica, elaborando alcune discriminanti di fondo che restituiscano identità e possibilità di pratica politica per un soggetto che è necessario sia presente sulla scena, pena l'occupazione abusiva di spazi da parte di altri: soggetto che, negli anni scorsi, avevamo definito di “sinistra non governativa” e che costruito contrapponendolo, senza preoccupazioni, a quella sinistra “radicale” (ma ormai, siamo all'indicazione della “sinistra della buona volontà”, senza altri connotati) che appare, ormai, organicamente legata alla concezione della politica di derivazione anglo – sassone cui si sono adagiati, colpevolmente, i principali protagonisti della sinistra italiana di derivazione PCI o PSI.

Quindi, il primo elemento da mettere in discussione non riguarda tanto la cosiddetta deriva “centrista” del PD (preoccuperà di più il suo eclettismo ed il rischio di implosione, in esito a probabili negativi risultati elettorali) e la conseguente critica alla funzione di sostanziale “sinistra interna” cui si stanno acconciando l'ex-sinistra DS, il PdCI e Rifondazione Comunista, quanto – piuttosto e principalmente – l'idea di una concezione alternativa dell'intervento politico, che guarda alla partecipazione popolare non come un fattore basato su genericità e confusioni banalmente democraticiste, ma fondato sul recupero di una idea “forte” dell'organizzazione politica e di una idea “alta” della funzione della rappresentanza istituzionale, da cui deve derivare – necessariamente - la legittimità dei diversi livelli di governo.

Su questa base, poi, si potranno tracciare le grandi discriminanti programmatiche: da quelle relative ai rapporti internazionali, alla lotta alla globalizzazione, al ruolo dell'Europa, alla lotta per la pace, all'intervento pubblico in economia, alla difesa del lavoro, alla battaglia contro tutti gli sfruttamenti e le precarietà, alla capacità di reclamare il meglio della memoria storica del movimento operaio.

Cresce, per quel che vedo, l'esigenza di una “nuova forma della politica” anche in quei settori di movimento meno legati a pratiche che, pure, possono essere considerate come tradizionali e che sento molto vicine al comune sentire di tanti militanti storici.

Insomma, può esserci l'occasione di un nuovo incontro, a patto di affrontare assieme il nodo di una identità alternativa, di opposizione al sistema e nella fase politica coerente e realistica: sono molti i soggetti potenzialmente interessati.

Rivolgo un appello per una autoconvocazione (un vecchio metodo che mi permetto di riproporre a distanza di tanti anni) dedicata a questo specifico argomento: necessità e prospettiva di un soggetto politico della sinistra di opposizione. Qui ed ora, in Italia ed in Europa, superando chiusure, schematismi, diffidenze reciproche.

Savona, li 28 Aprile 2007

Franco Astengo

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