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Conclusa e superata l’esperienza del comitato 28 giugno

“Un camaleonte evidenzia il proprio colore solo quando si sovrappone ad un altro camaleonte”

(1 Giugno 2007)

Radio Città Aperta, Nuestra América e la rivista Proteo ritengono ormai esaurita l’esperienza del Comitato 28 Giugno poiché la natura e la missione dello stesso nel tempo si sono modificate dall’originario ruolo nell’ambito delle attività di solidarietà politica con Cuba.

Per comprendere meglio le questioni alla base della nostra decisione è necessario ripercorrere, in sintesi, alcune tappe cruciali che hanno caratterizzato il ruolo del Comitato, ossia una struttura alla quale si “commissiona” qualcosa ed alla quale non si delega in bianco l’attività. Il “28 Giugno” era nato nel 2003 proprio come contenitore di coordinamento in particolari momenti di necessità politica della galassia delle associazioni, alcune piccole, altre di importanti dimensioni, che facevano della solidarietà con Cuba una delle proprie ragioni di esistere. Una esigenza dettata anche dalla necessità di rispondere in maniera efficace all’attacco violento che proprio in quei giorni (si era appunto nella tarda primavera del 2003) l’imperialismo statunitense stava portando contro l’isola con la complicità di molti governi europei di destra e di sinistra. Un po’ come dire “l’unione fa la forza” e tutte le associazioni di solidarietà con Cuba decisero una risposta straordinaria per presenza e capacità di lotta.

Una lotta che dovette estendersi anche contro certi settori della cosiddetta sinistra radicale i cui esponenti, proprio a Piazza Farnese il 28 giugno del 2003, furono sepolti da una salva di fischi che, almeno all’epoca, servì a far aprire gli occhi a quanti avevano iniziato ad affrontare l’esperienza della conquista della “posizione” per potersi accreditare come forza moderata di governo saltando a piè pari sulla storia del socialismo e delle lotte del movimento operaio, di classe e di base.

Una funzione importante, quindi, quella del Comitato 28 Giugno che si è esaurita perché da strumento di coordinamento e coagulo è andata vieppiù caratterizzandosi, per insane pretese di controllo, come soggettualità altra e quindi aggiuntiva nel già vasto arcipelago dell’associazionismo pro-Cuba.

La manovra che è stata portata avanti, soprattutto in quest’ultimo anno e, per la verità, da una sola associazione che punta a moltiplicarsi nel nome ma non nella qualità e quantità della partecipazione, è stata quella di perseguire ad ogni costo la trasformazione di un comitato plurale in un’ennesima associazione della quale non se ne ravvisa il bisogno né dal punto di vista politico, né dal punto di vista organizzativo. Infatti se la natura del Comitato 28 Giugno assumesse il carattere di associazione e di quotidiano strumento di intervento sulla generica solidarietà, in primo luogo verrebbe a limitarsi l’autonomia delle singole associazioni che ne hanno determinato la nascita, ma verrebbe anche scambiato per un ulteriore soggetto competitivo caratterizzato, tra l’altro, dalla protervia ed aggressività di qualche noto personaggio.

Noi non prendiamo parte a questa ennesima tragica farsa che ci auguriamo possa presto rientrare per consentire processi reali e non fittizi di unità tra l’associazionismo solidale con la Rivoluzione Cubana, contro tutti gli imperialismi e i governi complici di politiche guerrafondaie.

Quando si manifestarono le prime avvisaglie di comportamenti non omogenei al fine originario che il “28 Giugno” si era prefissato, abbiamo cercato in tutti i modi, soprattutto con il ruolo di Radio Città Aperta e della rivista Nuestra América a livello di informazione plurale e garantita a tutte le soggettualità, di mantenere unito il comitato, ma la battaglia per una reale unità, lo diciamo soprattutto a noi stessi e con amarezza, per questa volta l’abbiamo persa ma la riproporremo sempre, giorno per giorno, come strumento indispensabile della nostra azione.

E, aldilà delle nostre colpe, si è presentato però un ostacolo davanti a noi grande come un macigno, rappresentato dall’autoreferenzialità di qualcuno che ha inteso l’esperienza del Comitato 28 Giugno come una strategia per dichiarare guerra alla più rappresentativa delle associazioni facenti parte del comitato, l’Associazione Italia-Cuba che si vide costretta ad uscirne per difendersi dai continui attacchi di chi anziché praticare egemonia nel paese, si accontentava di rivendicarla nel comitato, finanche ad utilizzarlo molte volte in forma impropria quasi ci fosse stato un qualche diritto sulla proprietà arrivando a strumentalizzare il Comitato 28 giugno come strumento di esclusione piuttosto che di inclusione delle associazioni. Si è arrivati così a situazioni tragicomiche in cui la solita associazione, ha accelerato le sue pretese egemoniche per poter rinsaldare un rapporto di subalternità con il proprio partito di riferimento nel momento in cui questo rafforzava la sua volta la subordinazione al governo Prodi. A tale scopo è stato impropriamente utilizzato il nome del “Comitato 28 giugno” nel comunicato relativo all’ultimo sit in sotto l’Ambasciata USA nonostante si fosse deciso – anche con discussioni non sempre facili – di promuovere e gestire l’iniziativa come singole associazioni.

Ultima vicenda in ordine di tempo è l’arbitraria convocazione di un attivo del Comitato 28 giugno per il 4 giugno sulla base di una decisione e di una riunione della solita associazione “superpartes”.

Ma probabilmente una continuità con il 2003 c’è chi continua a mantenerla, la peggiore e quella che non avrebbe mai dovuto caratterizzare il Comitato 28 Giugno, ossia il tentativo di poterlo trasformare in strumento politico ed elemento di connotazione di qualche partito che negli ultimi tempi ha bisogno di ritocchi estetici per potersi ancora presentare in piazza; con il rischio, non del tutto campato in aria, che situazioni come quelle del 2003 potrebbero ripresentarsi e qualcuno (o qualche associazione) potrebbe trovarsi dalla parte sbagliata, contro Cuba e contro la sua rivoluzione.

Il nostro modo lineare di fare politica, attività culturale e informazione, anche e soprattutto nel campo della solidarietà politica, non può essere condizionato dalle “mire espansionistico-egemoniche” di qualche soggetto, persona e/o associazione che sia, che ossessionato da proprio protagonismo e in cerca di autorappresentazione è allo stesso tempo forse al servizio delle velleità camaleontiche di qualche partito che pensa ancora alla formula “di lotta e di governo”.

Groucho Marx sosteneva che “un camaleonte evidenzia il proprio colore solo quando si sovrappone ad un altro camaleonte”: ci pare che la sovrapposizione di qualche associazione al suo partito di riferimento metta chiaramente in evidenza l’aspetto di appendice istituzionale, di “cinghia di trasmissione” che si vorrebbe dare al Comitato 28 Giugno.

Se nell’analisi politica questo aspetto ci fa superare l’esperienza senza che venga meno il nostro impegno politico, dal punto di vista strategico la cosa ci preoccupa non poco anche in vista delle scadenze immediate che, come comunisti internazionalisti, saremo chiamati ad affrontare nei prossimi giorni. È a tutti noto infatti che per il 9 giugno prossimo è prevista a Roma la visita di Bush ed è altrettanto noto che la stessa verrà contestata in modi diversi. Da una parte il corteo a Roma (Piazza Esedra-Piazza Navona) NO BUSH/ NO WAR DAY dei movimenti, delle associazioni, del sindacalismo di base e delle forze politiche che reputano Bush come il rappresentante di una internazionale imperialista-guerrafondaia alla quale partecipano attivamente tutti i governi di centro-sinistra (Italia compresa) che rivendicano con spocchioso orgoglio l’alleanza con gli Stati Uniti; dall’altra il sit-in a Piazza del Popolo delle forze politiche che sostengono convintamene e totalmente il governo Prodi e che però di proprie responsabilità non vogliono sentir parlare.

È chiaro che il posto di chi sta con Cuba non può essere la manifestazione “sponsorizzata” dal governo perché dimostrerebbe che il problema di Cuba è solo ed unicamente Bush e non i 45 anni e passa di politiche imperialistiche degli Stati Uniti contro l’isola. È come ignorare la storia che, si sa, è una delle forme di ignoranza più gravi e pericolose. Si dimentica che da Baia dei Porci, fino alle famigerate leggi Torricelli e Helms-Burton, non c’entrava nulla Bush come soggetto di governo ma esse sono opera di altri governi e altri presidenti, ultimo dei quali Bill Clinton, con il quale l’attuale governo italiano rivendica continuità di amicizia politica.

Relativamente alla manifestazione del 9 giugno, come di ogni altra attività pubblica sarebbe inaccettabile qualsiasi tentativo di utilizzare la sigla del Comitato 28 giugno. Ribadiamo che i movimenti contro la guerra hanno convocato una manifestazione con una piattaforma coerente agli obiettivi storici dell’associazionismo di solidarietà con la Rivoluzione Cubana e contro la guerra, richiamando in questo anche le responsabilità del governo italiano. Dovrebbe inoltre far riflettere il fatto che proprio in questi giorni, sul quotidiano Liberazione, sia in corso una sistematica campagna stampa di articoli ostili contro Cuba e il Venezuela che potrebbero comparire senza alcun problema sui quotidiani liberali e di destra. Una campagna che prepara il terreno ad un clima simile a quello della primavera del 2003 e che proprio la manifestazione del 28 giugno e la nascita del comitato avevano contribuito a neutralizzare con forza.

L’importanza della rivoluzione e della resistenza cubana marcia di pari passo con le resistenze dei popoli iracheno ed afgano, contro i quali il governo Prodi continua ad inviare truppe ed armamenti con il consenso vergognoso dei “pacifisti buoni”; l’importanza della rivoluzione e della resistenza cubana marcia di pari passo con la resistenza del popolo palestinese che non ci consente di apprezzare quelle forme volgari di riconoscimento di Israele che, nel pieno delle sue azioni terroristiche contro le popolazioni di Libano e Palestina, viene omaggiato della visita del presidente della Camera dei Deputati italiana; la rivoluzione e la resistenza cubana sono di stimolo e di riferimento per i processi di costruzione del socialismo in Venezuela e per molti altri paesi dell’America Latina che stanno ridando senso e speranza alle lotte dei popoli in un processo reale e di classe di costruzione del socialismo del XXI secolo.

Ma, soprattutto, l’esperienza della rivoluzione e della resistenza cubana non può essere argomento per rivendicare supremazia individuale attraverso l’attacco sistematico ad altre associazioni/organizzazioni che non sono mai state, come invece altre aspirano ad essere, i cani da guardia del potere, qualunque aspetto estetico il potere abbia assunto nel tempo. Ed è anche per quest’ultimo motivo che, quando Fidel Castro lancia l’allarme sulla pericolosità delle politiche di sviluppo della produzione dei cosiddetti biocarburanti mentre Prodi va in Brasile a “conquistarsi” fette di Amazzonia per coltivare mais, colza, per le multinazionali energetiche italiane ed europee noi siamo ancor più “con Fidel senza se e senza ma” a dispetto di chi questo slogan lo scrive sui manifesti ma non lo pratica nell’agire politico quotidiano.

Radio Città Aperta, Nuestra América e Proteo non sono pertanto disponibili a ritenersi vincolati ad uno strumento che, travalicando lo scopo per il quale era nato, pretende di trasformarsi in un ennesimo soggetto associativo, bisognoso di un riferimento di partito ed al cui vertice si invoca una personalità super partes che, in un contesto simile, significherebbe solo rendere “super” una “parte”.

Né tampoco siamo ulteriormente disposti ad essere considerati soggetti in conflitto con altre associazioni, in particolare con Italia-Cuba alla quale ci sentiamo di riconfermare la nostra stima e l’apprezzamento per l’importante lavoro che svolge.

La solidarietà, chi ci conosce lo sa bene, non è per noi questione di supremazia, né si vincola ad aspetti particolari quali la residualità di una difesa sterile di Cuba e della sua rivoluzione, ma va inserita in un più ampio contesto di solidarietà politica internazionalista.

È per tutti i motivi precedentemente esposti che, ritenendo conclusa e superata l’esperienza del Comitato 28 Giugno, ma non la necessità di un dialogo costruttivo, in grado di implementare il ruolo di denuncia e di lotta contro l’imperialismo statunitense sì, ma anche contro governi come quello italiano attuale che dell’imperialismo e del neoliberismo è fedele soldato, e anzi “graduato” schierato in prima fila, ritiriamo la nostra presenza da tutti gli incarichi precedentemente assunti nel “28 Giugno” come associazioni e quelli di tutte le compagne e di tutti i compagni a cominciare dall’incarico di presidente fino ad oggi svolto dal compagno Luciano Vasapollo.

Precisiamo, inoltre che estenderemo tali nostre decisioni anche sul piano legale nelle forme dovute, essendo il Comitato 28 Giugno un comitato regolarmente riconosciuto ed iscritto presso il Tribunale di Roma, e pertanto si provvederà anche alle previste comunicazioni di legge.

Radio Città Aperta, Nuestra América e Proteo restano libere strutture organiche ai movimenti di base, aperte ad ogni tipo di iniziativa comune che possa rendersi necessaria per difendere i valori ai quali abbiamo dedicato e vogliamo continuare a dedicare il nostro agire politico e culturale quotidiano, che non subordiniamo alla carica in un ministero o comunque ad una poltrona.

Roma, 30 maggio 2007

RADIO CITTÀ APERTA
NUESTRA AMÉRICA
RIV. PROTEO

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