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Fiat voluntas Pomigliani

Fiat voluntas Pomigliani

(19 Giugno 2010) Enzo Apicella
A Pomigliano ci si prepara al referendum truffa che dovrebbe sancire il ricatto padronale

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    (Capitale e lavoro)

    Per l’occupazione e la nazionalizzazione sotto controllo operaio della FIAT

    ordine del giorno presentato e non approvato al CPN del PRC del 16-17 novembre

    (22 Novembre 2002)

    Dopo aver goduto per decenni di enormi finanziamenti e agevolazioni da parte di tutti i governi che si sono succeduti alla testa del nostro Paese e la connivenza di tutta la “sinistra” istituzionale (si veda la “rottamazione” varata dal governo Prodi nel ’97), il gruppo FIAT prepara una drastica ristrutturazione con migliaia di “esuberi”.
    Questa crisi è il prodotto di due fattori: di una crisi generale del capitalismo e in particolare del settore dell’automobile; degli errori di gestione specifica degli Agnelli e dei loro arroganti “manager”.
    Ma mentre costoro restano al loro posto o vengono liquidati con buonuscite stratosferiche, il costo della crisi viene fatto ricadere sulle incolpevoli spalle degli operai e impiegati della FIAT.
    Questi arroganti padroni che con vergognosa prosopopea raccomandano “sacrifici” mentre vivono nel lusso sfrenato e manovrano miliardi come noccioline, magari per giocarli nella grande roulette della Borsa, non si preoccupano minimamente di mettere sul lastrico decine di migliaia di famiglie di coloro che hanno sfruttato per decenni e che sono stati, col loro lavoro, la fonte unica della loro ricchezza.

    La risposta dei lavoratori FIAT si è andata dispiegando in queste settimane con grande generosità e spesso in un clima di solidarietà popolare (a partire da Termini Imerese, dove la minaccia occupazionale investe di fatto l’intero quadro sociale siciliano).
    La forza dei lavoratori può battere la FIAT ma è necessario che si sviluppi con coerenza dotandosi degli strumenti adeguati.
    Già nel 1980 una grande lotta dei lavoratori FIAT contro un processo di ristrutturazione fu sconfitta perché privata dalle proprie direzioni dello strumento migliore per vincere: l’occupazione delle aziende.
    Infatti l’occupazione delle aziende porta lo scontro al massimo livello, perché, oltre a bloccare ogni forma d produzione, mette in questione il potere padronale e il suo “sacrosanto” diritto di proprietà e di gestione.

    Di fronte alla gravità dell’attacco oggi portato è necessario non solo sviluppare ed estendere la lotta in corso realizzando da subito lo sciopero a tempo indeterminato del gruppo FIAT, ma passare all’occupazione di tutte le aziende del gruppo a partire dagli stabilimenti direttamente investiti dall’attacco.
    Ne va del destino dei lavoratori FIAT e dell’indotto, delle loro famiglie, delle loro città e quartieri; ma anche più in generale dei rapporti di forza tra il movimento operaio e il padronato nel loro complesso.
    Se la FIAT vince perdono tutti i lavoratori italiani, se essa viene sconfitta vincono tutti i lavoratori.

    Su queste basi è necessario passare a forme di mobilitazione dell’intero mondo del lavoro, compreso uno sciopero generale su salario, diritti, salario ai disoccupati e stato sociale.
    Sull’insieme di queste proposte è necessario chiamare a rispondere le direzioni del movimento sindacale, in particolare quelle che oggi si dichiarano sostenitrici coerenti degli interessi dei lavoratori: la Cgil (e la sua sinistra interna, Lavoro e Società), la Fiom e anche le forze della sinistra politica.
    Ciascuna di loro deve dichiarare apertamente la sua proposta di lotta per battere la FIAT.

    L’obiettivo deve essere quello di respingere l’attacco della FIAT contro ogni ipotesi di mediazione concertativa sul terreno posto dall’avversario.
    L’obiettivo deve essere netto: né un licenziamento, né un lavoratore in mobilità o in cassa integrazione.
    Ma è anche necessario dare una risposta complessiva e defintiva, dalla parte dei lavoratori, alla crisi FIAT.
    Questa risposta non può essere che la nazionalizzazione del gruppo.
    Tale rivendicazione deve contemplare l’esproprio senza indennizzo (salvo ai piccolissimi azionisti): gli Agnelli hanno già pompato denaro dalla finanza pubblica per anni, utilizzando queste risorse solo per i propri interessi; la loro ricchezza è solo il frutto dello sfruttamento di generazioni di lavoratori.
    Va indicata inoltre la necessità di porre l’azienda sotto il controllo dei lavoratori, come condizione per una gestione positiva e per realizzare, senza alcuna riduzione di personale, né nelle aziende né nell’indotto, anzi, con un possibile incremento occupazionale, le necessarie modifiche produttive, in primo luogo in direzione di uno sviluppo del trasporto collettivo ambientalmente sostenibile.

    La battaglia della FIAT è un momento centrale per tutto il mondo del lavoro e per l’insieme del movimento operaio.
    I padroni possono e devono essere battuti.

    Il Cpn impegna l’intero partito a portare ovunque possibile il nostro sostegno e le nostre proposte ai lavoratori della FIAT per la loro vittoria.

    Franco Grisolia
    Alessandro Giardiello

    Fonte

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