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(15 Agosto 2012) Enzo Apicella

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Risultato delle elezioni e riflessioni da sinistra (non socialdemocratica)

(2 Giugno 2007)

Le elezioni amministrative hanno consegnato un risultato assai interessante sotto molti punti di vista: alcuni banali, altri di maggior interesse.

Va comunque tenuto conto che il livello locale di questa tornata elettorale ha caratteristiche che la differenziano, e nettamente, da quello politico nazionale.

È evidente un arretramento di alcune realtà partitiche che nella loro indeterminatezza tattica, penso ai DS e alla Margherita nel travagliato guado di formazione del PD, parrebbero non raccogliere interesse particolare nell’elettorato sballottato (prevedibilmente) e sbalordito (ingenuamente) dalla politica del cosiddetto CS di governo nazionale.

Ma anche un arretramento assai interessante di forze che oggi occupano postazioni assai rilevanti come il PRC, anch’esso nel pantano di una aggregazione mal definita che rischia ancora una volta di far parlare di se’ non rispetto ai proclami, la famosa posizione di “lotta e di governo”, ma alla reale incidenza sull’operato di un governo piegato e rappresentativo di un fronte confindustriale e guerrafondaio: una incidenza pari allo zero, che si traduce ovviamente in un risultato elettorale negativo.

Si inserisce in questo panorama un interessante editoriale comparso in questi giorni, dove un Piero Ostellino apre, sulle prestigiose e padronali pagine del corriere della sera, a Berlusconi, raccomandando al CD di “non pestare l’acqua nel mortaio” nel tentativo di recuperare una leadership, ma di elaborare e “farci conoscere una certa idea dell’Italia”.

Dunque un quadro che a grandi linee sembrerebbe indicarci non solo una revanche berlusconiana, e non solo per l’arretramento del CS, ma anche una fallimentare opzione partitica-politica per le forze cosiddette alternative e radicali. Figuriamoci per quelle di illogica ispirazione socialdemocratica (per altro inesistenti perché proprio questa opzione non è ad oggi ammissibile dal contesto politico nazionale ed internazionale). Le rivendicazioni nostalgiche di stampo socialdemocratico sono incongrue e rischiano –ancora una volta- di circuitare false propensioni e risoluzioni con grave danno per il già maltrattato e frammentato mondo operaio.

Il problema però è che a fronte di uno scoraggiamento dell’elettorato popolare di sinistra non sembra ancora decollare, o almeno non pienamente rispetto alle potenzialità, una presa di coscienza politica che si traduca esattamente in una opzione di aggregazione partitica che abbia al suo centro una diversa, alternativa e autonoma politica di matrice anti-capitalistica e comunista.

Il PCL ha coraggiosamente avanzato proprie liste e candidature a fronte di un sistema elettorale assai penalizzante come quello previsto nei rinnovi delle assemblee elettive locali, dove la polarizzazione tra i due fronti, e l’arcipelago delle liste civili, ha spesso cancellato la visibilità di una opzione politica precisa e combattiva.

Credo sia stato molto importante questo affaccio, perché ha consentito di potersi misurare su temi che hanno necessità d’essere espressi anche a livello locale. La rappresentanza istituzionale consente maggiore visibilità e maggiori risorse, ma non è questo l’obiettivo principe. Va assolutamente proseguito il lavoro sin qui svolto, con tenacia e assoluta linearità e precisione negli obiettivi, sapendo che –dal mio punto di vista- non va più incalzato l’esiguo corpo militante del PRC ma l’intera sinistra alternativa e comunista e i quattro punti programmatici fondativi del mcPCL ben interpretano questa opzione.

Patrizia Turchi - Savona

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