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IL PANE E LE ROSE - classe capitale e partito
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Napoli: contro l'imperialismo, per la resistenza

(26 Aprile 2007)

qui nel testo il volantino che abbiamo distribuito ieri, 25 aprile, nel corso di un'iniziativa pubblica, da noi organizzata, con la proiezione del film Il Leone del Deserto e successivo dibattito sulle Resistenze.

L'Italia si colloca al sesto posto nella graduatoria mondiale dei paesi fornitori nelle operazioni cosiddette di peace-keeping condotte sotto il comando dell'ONU. Considerando anche quelle condotte nell'ambito di alleanze di diverso tipo (NATO, etc), l'Italia balza al terzo posto (fonte: Istituto Affari Internazionali). Attualmente sono ben 25 i fronti di guerra in cui è impegnato l'esercito italiano. 3200 i soldati inviati nel 2003 in Iraq, a guardia dei pozzi petroliferi per i quali l'ENI aveva la concessione nella zona di Nassirya; 1938 attualmente presenti in Afghanistan. Oltre 3000 in Libano.

L'obiettivo è sempre il medesimo: da un lato attaccare, depotenziare, frammentare, distruggere le resistenze popolari che in questi paesi si sono organizzate per far fronte alle diverse aggressioni imperialiste, come quelle organizzazioni che hanno guidato, in Libano, la vittoriosa resistenza popolare contro l'invasione israeliana dell'estate scorsa.

Dall'altro, guadagnarsi nuovi mercati e nuovi investimenti di capitale per soggiogare e rendere sempre più dipendenti dall'imperialismo i paesi aggrediti. Così nell'area balcanica, bombardata nel 1999 dai nostri aerei, e rapinata successivamente con la cosiddetta "missione Arcobaleno" del governo D'Alema, il livello di penetrazione economica italiana è altissimo, con un numero di imprese a capitale italiano pari a oltre il 75% delle imprese estere (fonte: Il Sole 24 ore) Senza soluzione di continuità, quindi, dalle "audaci imprese d'oltremare" della fine dell'800, alle "guerre umanitarie" dei nostri giorni, l'Italia continua, indipendentemente dai governi in carica, a esercitare il suo ruolo criminale: oggi come ieri il capitalismo italiano è alla perenne ricerca di risorse energetiche, manodopera da sfruttare, imprese in cui investire quote di capitale; oggi come ieri utilizza la copertura ideologica della "missione civilizzatrice"; oggi come ieri i "nostri" soldati uccidono, torturano, costringono alla fame e alla miseria milioni di persone, reprimono chi resiste e si oppone alle aggressioni.

Tutto questo ha un nome: imperialismo. L'attuale situazione di guerra sempre più accentuata non è altro che la forma della competizione sul piano internazionale delle borghesie imperialiste, statunitense ed europee innanzitutto: l'Italia gioca la sua parte tanto in Libano quanto in Afghanistan per farsi spazio nella competizione internazionale e nella prospettiva di consolidare la costruzione di un polo imperialista europeo, all'interno del quale avere un ruolo di primo piano.

Chi oggi in Italia si oppone alla guerra, quindi, non può non lottare contro l'imperialismo italiano. Chi riconosce, nei conflitti attuali, aggressori e aggrediti e vuole schierarsi dalla parte di questi ultimi, non può non augurarsi la disfatta dei diversi eserciti occupanti, a partire da quello del proprio paese.

È necessario denunciare e smascherare in ogni momento l'imperialismo del nostro paese, i veri compiti dei soldati italiani all'estero, il reale obiettivo di oppressione, rapina e sfruttamento delle "missioni umanitarie"; chi mantiene il silenzio su questa realtà si rende oggettivamente complice delle guerre imperialiste e delle sue aggressioni.

È necessario contrastare la retorica degli "italiani brava gente", il mito con cui l'imperialismo italiano ha da sempre mascherato le proprie nefandezze e i propri interessi economici e che ancora oggi è utilizzato dai mass-media, pronti, quando fa comodo, a denunciare i "cattivi" inglesi e americani di Abu Ghraib per esaltare, di contrasto, la "bontà" dei soldati italiani: gli stessi "bravi ragazzi" che in passato massacrarono e deportarono i libici, sparsero il gas sulla popolazione etiope, rapinarono e distrussero villaggi e città nei Balcani, e che oggi si fanno ricordare per stupri e violenze (Somalia, 1993), per l'uranio impoverito che ha avvelenato e avvelena tutt'ora un popolo intero (Serbia, 1999), per le ambulanze fatte saltare in aria o il tiro al bersaglio sui civili (Iraq, 2004).

SENZA ESITAZIONI, CONTRO LA GUERRA IMPERIALISTA!
SENZA ESITAZIONI, CON LA RESISTENZA DEI POPOLI OPPRESSI!
SENZA ESITAZIONI CONTRO L'IMPERIALISMO: ITALIANO ED EUROPEO!

COLLETTIVO INTERNAZIONALISTA DI NAPOLI

Fonte

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