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Elio Catania in ATM

(28 Aprile 2007)

Elio Catania

Sono pochi, sempre gli stessi. Viaggiano in business class. Collezionano posti nei consigli di amministrazione di banche, aziende e fondazioni. Se li scambiano come figurine. Un tempo li chiamavano boiardi. Ora vengono definiti top manager. Si spacciano per tecnocrati. In realtà sono professionisti delle relazioni di potere. Pura espressione di un capitalismo neo-feudale. Nulla li ferma, né una condanna penale nè un disastro di bilancio. Arrivano a guadagnare duecento volte lo stipendio base del dipendenti dell’azienda che amministrano. Se ne vanno con liquidazioni da sceicchi. Ma poi restano nel giro.

Uno di questi è Elio Catania. Come previsto, ieri Letizia Moratti l’ha nominato presidente dell’Atm (stipendio base di un tramviere: 950 euro al mese), con il mandato di privatizzare. Viene premiata la sua “pluriennale esperienza gestionale e manageriale - si legge nelle motivazioni della sua candidatura -, maturata quale amministratore di importanti società pubbliche e private”.

Guiderà un cda minuziosamente lottizzato fra i partiti del centrodestra.

61enne, catanese, già presidente e amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato, poi cooptato nel cda di Banca Intesa, Elio Catania ha lasciato i treni con le cimici tra i sedili e debiti per diversi miliardi di euro, portandosi a casa una liquidazione tra i sette e gli otto milioni. L’uomo più adatto per amministrare i trasporti pubblici milanesi? Ricorderemo in pubblico i suoi successi di “top manager”. Così, giusto per non lasciare indisturbato il manovratore.

Piero Ricca blog

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