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(25 Dicembre 2011) Enzo Apicella

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Jugoslavia: una strana sensazione

Tre anni dopo le bombe della NATO ha inizio a Pancevo la morte lenta

(26 Novembre 2002)

Quella che segue e' la traduzione dal tedesco dell'intervista all'ex-assessore verde all'ambiente di Pancevo, Zafirovic, distribuita su JUGOINFO nell'originale tedesco pochi giorni fa. L'intervista e' stata rilasciata in giugno, prima che la sindaca della citta' lo dimissionasse.

"Sempre più persone muoiono di cancro nella città" dice I. Zafirovic quasi per inciso.
Il giovane uomo è seduto nel suo ufficio del municipio di Pancevo e va avanti e indietro su una sedia di pelle artificiale.
Come unico deputato del partito verde nel Parlamento della città lui è responsabile della tutela dell'ambiente.
Zafirovic guarda disorientato i documenti ammucchiati sulla scrivania davanti a sé.
Sono rapporti sulle conseguenze ecologiche dei bombardamenti Nato di tre anni fa.
"Oggi muoiono molte più persone che prima dei bombardamenti del 1999.
Ma parlare di questo è tabù", si ripete.

Durante i 17 giorni e notti della primavera di tre anni fa, attacchi aerei e bombe colpivano obiettivi in una città di 100.000 abitanti scarsi.
Ciò che aveva portato a 10 milioni di persone lavoro e lusso modesto diventava una maledizione per gli abitanti.
Pancevo è uno dei poli industriali più importanti in Jugoslavia.

Qui ,a soli 20 km dalla metropoli di 2 milioni di abitanti che è Belgrado, è situata l'industria petrolchimica del paese.
Benzina, fertilizzanti, materie sintetiche, vernici, concimi sono prodotti nel polo industriale.

"Il 24 Marzo del 1999, alle 20.40, cadevano le prime bombe", ricorda Zafirovic.
Il 24 marzo era il primo giorno della guerra, solo cinque giorni prima le speranze di una soluzione alle trattative del conflitto del Kosovo erano fallite nel cassetto di Rambouillet (vicino a Parigi).

"Come primo obiettivo le bombe hanno colpito la fabbrica Lola Utva dove venivano montati piccoli velivoli ad utilizzo agricolo" dice Zafirovic.
Poi, nelle settimane successive, le bombe hanno colpito le raffinerie, la fabbrica di fertilizzanti Azotara e quella di materie sintetiche Petrohemjia.
Sono state colpite sempre, fino all'ultimo giorno - 8 giugno - quando è stato firmato un accordo di cessate il fuoco ed i militari jugoslavi si sono ritirati dal Kosovo.

"E' tabù parlarne"

I bombardamenti su Pancevo sono stati documentati in modo precisissimo.
Già nell'ottobre 1999, a soli quattro mesi dalla fine della guerra, l'UNEP pubblicava un Rapporto dettagliato sulle conseguenze ecologiche dei bombardamenti.
Gli esperti dell'autorità a Ginevra hanno fatto dei viaggi di ricerca in Jugoslavia dopo la fine del cessate il fuoco ed hanno provato - insieme a scienziati e testimoni - a fare un inventario .
Hanno identificato Pancevo, insieme alla città industriale Kragujevac, come "quella interessata nel modo peggiore".

"E' stato un incubo", dice Zafirovic mentre cerca di sorridere, perché tanto è successo tutto tanto tempo fa.
"Le bombe hanno colpito gran parte dei serbatoi nei quali erano immagazzinate materie prime per la produzione".

In particolare nella settimana tra il 13 ed il 20 aprile la popolazione è andata in panico.
Ogni notte dei missili Cruise sorvolavano l'area industriale che è nelle vicinanze del quartiere residenziale.
Le fiamme scintillavano nel cielo notturno.
Durante il giorno poi restava buio, perché una grande nuvola di fumo sovrastava la città.
Soltanto quando iniziava a piovere il cielo si schiariva.
"Sulle automobili, sulle strade, dappertutto c'era una sostanza nera e viscida" - ricorda il giovane consigliere - "molte persone allora sono fuggite da Pancevo e sono andate da parenti o amici a Belgrado oppure in altre città" - racconta.
"Le persone avevano paura.
Molte donne in gravidanza hanno abortito in quanto si sentivano avvelenate: gli stessi medici negli ospedali davano consigli di questo tipo." La catastrofe ha sorpreso la città inaspettatamente.

Pancevo è situata nella regione della Vojvodina, al confine con l'Ungheria e la Romania.
Qui, dei conflitti al sud le persone avevano letto solo sui giornali.
Che le fabbriche nelle vicinanze fossero pericolose lo sapevano bene però.
"L'industria chimica è da sempre una minaccia" - dice Zafirovic - "gli operai qui muoiono giovani".
Quando l'industria chimica jugoslava fu costruita, negli anni '60/'70, i parametri ecologici non giocavano un ruolo importante.
I medici chiamano "cancro di Pancevo" una malattia che affiorava particolarmente negli operai della fabbrica di PVC Petrohemjia, questa malattia era il cancro al fegato.
Loro dicevano che i responsabili di ciò erano soprattutto le sostanze chimiche EDC (di cloro etilene) e VCM (vinil - cloruro - monomero), ossia le materie prime per la produzione di PVC.
Adesso il "cancro di Pancevo" si diffonde in quanto proprio queste sostanze chimiche sono state liberate in grande quantità, a causa delle bombe della NATO.

L'Umweltlexikon [Enciclopedia dell'Ambiente] descrive gli effetti dell'EDC: "irritante per la pelle, anestetizzante, mutageno e cancerogeno".
I sintomi sono "mal di testa, nausea con vomito, diarrea e sangue nelle feci, coliche, anestesia profonda".
Gli effetti a lungo termine causano "depressioni e problemi di stomaco con vomito".
Minacciano "danni ad organi come fegato, reni ed al sangue in generale; crescita del numero di nascite premature e neonati nati morti." Anche il VCM viene descritto come una sostanza che "senza dubbio causa il cancro".
"Non si può stabilire un valore limite con certezza, perché ogni concentrazione, anche se minima, può avere effetti dannosi".

Per i luoghi di lavoro in Germania il superamento di una concentrazione di 3 ppm (ml/m3) non è ritenuto tollerabile.
In Yugoslavia lo stesso limite passa a 5ppm.

Il team di misurazioni dell'Istituto per la tutela della salute di Pancevo ha individuato, il 18 Aprile 1999 (mentre le fabbriche erano in fiamme), in più punti della città una concentrazione di VCM da 7.200 a 10.600 volte superiore a quella consentita.
Il Rapporto UNEP contiene ulteriori cifre.
Dalla fabbrica Petrohemjia sono state emesse 2.100 ton. del velenoso EDC e sono bruciate 460 ton. di VCM.

Anche altre sostanze tossiche erano nell'aria, bruciate dalle fiamme, e sono finite nel suolo o nel Danubio.
8 ton. di mercurio, metallo pesante che si insinua nella catena alimentare, si sono sprigionate da Petrohemjia.
Nella raffineria vicino alla fabbrica di plastica bruciavano, secondo gli esperti di Ginevra, non meno di 80.000 ton. di olio grezzo e derivati.
Anche tramite ciò si sono sviluppati i cancerogeni PAH (idrocarburi policiclici aromatici).

"Il sistema sanitario è senza soldi"

Non tutte le sostanze sono state liberate subito dopo i bombardamenti.
Due giorni dopo l'inizio dell'offensiva, minacciata il 13 Aprile, i direttori della fabbrica di concimi artificiali Azotara avevano deciso di far filtrare 250 ton. di ammoniaca liquida in un canale di scolo che porta al Danubio.
Qui infatti è iniziata una moria di pesci, ma i direttori temevano che qualcosa di peggio sarebbe accaduto se le bombe avessero colpito i serbatoi pieni.
Infatti il giorno successivo i serbatoi vuoti sono stati bersagliati.

"E' stato un bene che gli esperti UNEP siano venuti subito sul posto" - pensa Zafirovic - adesso sappiamo cos'è successo allora".
Ma da allora non sarebbe stato fatto quasi nulla per salvare la popolazione.
Certo non si potrebbe annullare l'avvelenamento, ma oggi i contadini produrrebbero verdura su campi su cui è caduta la pioggia nera.
Non ci sono statistiche affidabili nemmeno sui morti - spiega Zafirovic: "il sistema sanitario non ha soldi e non esistono nemmeno più termini di paragone con la situazione precedente." Roeland Kortas è il direttore del Programma Clean up dell UNEP.
Con i suoi 10 collaboratori ha sede in un ufficio nel quartiere Zemun di Belgrado, dove si congiungono la Sava ed il Danubio per arrivare al Mar Nero.
Clean up è una espressione sbagliata.
"Fino ad ora non si sono svolte attività volte alla depurazione della acque e del suolo di Pancevo.
Ci si è concentrati su compiti più urgenti, per es. occuparsi del canale di rifiuti che va dal complesso industriale di Pancevo al Danubio.
In questo canale ci sono ton. di sostanze pericolose e la situazione potrebbe peggiorare dato che la macchina per la depurazione è stata distrutta durante i bombardamenti", spiega Kortas.
L'intento del Programma UNEP sarebbe quello recuperare le sostanze liberate e limitare la diffusione dell'acqua contaminata.
Si cerca insomma di non far aumentare ulteriormente i danni.

"L'UNEP ha identificato 26 Progetti per ridurre il rischio di salute della popolazione.
Per implementarli servono 20 milioni di dollari", spiega Kortas.

Grazie alle sole raccolte fondi in diverse metropoli europee sono stati raccolti 11 milioni e la Germania ha offerto 870.000 dollari.
Gli stati aderenti alla Nato hanno speso 12 miliardi per fare la guerra ed ora sembrano non esserci più soldi in cassa per la ricostruzione.
"Avremmo bisogno di 100 milioni di dollari per l'operazione Clean up" - argomenta Kortas - "ma la tutela dell'ambiente non è una priorità impellente".

Nel centro di Pancevo dei giovani sono seduti al tavolino di un caffè.
Dopo tre anni dai bombardamenti si simula un po' di normalità.
"Le persone cercano di dimenticare" - spiega A. Weisner, membro delle truppe di pace - "...oggi si cerca di porre l'attenzione sulla catastrofe ecologica, ma la popolazione è come paralizzata.
Le persone hanno problemi diversi.
La disoccupazione è alle stelle ed i salari si aggirano sui 150 euro.
Tutti cercano di sopravvivere, in qualche modo".

Nessuno è più interessato a parlare degli effetti delle bombe.
"Il governo potrebbe essere messo sotto pressione dalla popolazione per fare di più" - dice Weisner - "ma non ci sono soldi".
Il Primo Ministro serbo Z. Djindjic dice che le bombe hanno causato danni di milioni di dollari.
Delle promesse di aiuti, dopo la caduta di S. Milosevic fino ad ora, sono arrivati solo 500 milioni di dollari.
C'è bisogno di investimenti dappertutto.
Ospedali e scuole sono in uno stato tragico ed i soldati molte volte non sono pagati.

"Quasi ognuno conosce qualcuno che è malato

Anche la Comunità Internazionale preferisce tacere.

Altrimenti bisognerebbe rispondere a molte domande che non si vogliono sentire a Bruxelles, Berlino e Washington.
Perché sono state bombardate fabbriche, a Pancevo, che non producevano materiale ad uso bellico? Forse la Nato voleva distruggere un complesso industriale importante per indebolire la forza economica del paese? Oppure voleva solo distruggere la raffineria più grande della Jugoslavia, che produceva carburanti? Perché una fabbrica di concimi e plastica è stata bombardata a più riprese? Nei Protocolli Aggiuntivi della Convenzione di Ginevra si dice che "una guerra che causi danni gravi, lunghi ed estesi all'ambiente naturale è vietata".
Allora perché il Tribunale dell'Aia ha rifiutato di inquisire i pianificatori della Nato?

Alexander Weisner non lo sa, ma sa qualcos'altro: "Quasi ognuno conosce qualcuno che è ammalato.
Questa è una strana sensazione".

Boris Kanzleiter

www.akweb.de © analyse & kritik, Rombergstr. 10, 20255 Hamburg


[Ringraziamo A.Tarozzi per averci fornito il testo. Revisione di A.M.]
1.FONTE: internet
2.TITOLO: "Komisches Gefühl" [Una strana sensazione]
3.INDICE: Drei Jahre nach den NATO-Bomben beginnt in Pancevo das langsame Sterben [Tre anni dopo le bombe della NATO ha inizio a Pancevo la morte lenta]
4.SITO INTERNET: http://www.akweb.de/ak_s/ak463/37.htm
5.AUTORE: Zeitung für linke Debatte und Praxis [Giornale per il dibattito e la prassi di sinistra], Nr. 463 / 21.06.2002; il giornalista Boris Kanzleiter.
6.NUMERO DI PAGINE: 4.
7.DATA: 21.06.2002.

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