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Eric Hobsbawm

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(2 Ottobre 2012) Enzo Apicella
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    Eclettismo e capitalismo dal volto umano

    (24 Giugno 2007)

    La designazione di Walter Veltroni alla guida del “futuribile” Partito Democratico, rappresenta senz'altro un fatto politico importante che apre la strada a quella ristrutturazione del sistema italiano, sulla quale abbiamo già cercato da tempo di aprire una riflessione.

    Il Sindaco di Roma, il kennediano tale quando era ancora dirigente del PCI, rappresenta infatti una scelta come punto di approdo e definizione di un itinerario che, davvero, non era possibile dare per scontato: prima di tutto appare come una definitiva apertura al processo di personalizzazione della politica verso il quale, pure, all'interno dei DS c'erano forti perplessità; in secondo luogo l'elezione del leader che avverrà- presumibilmente – attraverso un plebiscito riduce drasticamente, di fatto, il peso politico delle correnti (derivanti dagli ex-.partiti o “trasversali”) relegandole a operazioni secondarie nella gestione del potere (insomma: i “cacicchi” del PD – tanto per mutuare una antica denominazione di Massimo D'Alema- godranno di un minor potere di nomina, almeno rispetto ai posti di chiave); inoltre sarà breve la fase “consolare” con Romano Prodi, anche se la fase di successione al governo appare ancora incerta e confusa (non si capisce bene se ci sarà un periodo di “governo istituzionale” o meno), successivamente l'obiettivo del vertice del PD sarà quello di unificare la gestione di partito e governo.

    Veltroni inaugurerà una gestione eclettica senza alcuna pretesa di sincretismo: una sorta di “coperta larga”, in grado di occultare ciò che ci sarà da occultare e dare spazio ai buoni sentimenti, alla carità, alle mediazioni rivolte verso quel ventre molle della società che si definisce “centrista”; sarà un avvicinarsi strisciante ma sicuro verso una ridefinizione di identità del centro italiano che spiazzerà anche la sinistra riformista e radicale, che si troverà – nella situazione data – o a riconfluire (l'operazione Sinistra Democratica appare già alle corde, fin dal momento dell'annuncio della candidatura di Veltroni) o a svolgere la funzione di “supporto esterno” (come del resto avevamo preventivato avvenisse, come sta avvenendo, per Rifondazione Comunista), senza riuscire ad esprimere nemmeno un riferimento di tipo socialdemocratico (inutile citare Palme: anzi più che inutile, sconsolante)
    Una operazione pericolosa, alla quale va contrapposta la chiarezza dei contenuti e dell'idea di una visione diversa della politica: una operazione sulle cui possibilità di andare in porto, cercheremo di ragionare più avanti.

    In precedenza è il caso di ricordare che, proprio nel momento in cui sono parsi sciogliersi i nodi della leadership del PD, Rifondazione Comunista era impegnata in un Convegno sul “capitalismo dal volto umano”, all'insegna del motto “bisogna saper distinguere”.

    Ovviamente nessuno di noi si ritiene incapace di distinguere ciò che deve essere distinto, e nessuno si sogna di accomunare tutti i modelli del capitalismo in una unica definizione e visione: le diversità ci sono, eccome.

    Le questioni però sono due: a) quale modello capitalistico esercita, davvero, l'egemonia: e sicuramente, se vogliamo pur mantenere il quadro di distinzione, è certo il modello peggiore dell'esportazione della guerra quello che tiene banco; b) il punto non sta, comunque, nella distinzione ma negli obiettivi: se, cioè, il capitalismo, come modello “storico”, debba o no, nei nostri progetti di idealità, filosofia politica, pratica quotidiana, essere superato, oppure se la sconfitta storica dei fraintendimenti marxiani di inveramento statuale del '900 abbia portato, rovinosamente, con sé tutte le prospettive di compiuta trasformazione.

    E' inutile, credo, enunciare la nostra risposta a questo interrogativo retorico, ma proprio perché siamo convinti che esistano ancora, a livello mondiale, risorse, spazi, forza per contrastare il capitalismo in maniera “definitiva”, ci pare il caso di ragionare – nell'insieme e nel piccolo del nostro sistema politico – sull'utilizzo più razionale e coerente di queste risorse, di questi spazi, di queste forze composte da donne e uomini per i quali “ribellarsi” è ancora giusto.

    In queste condizioni quale sarà la sorte del tentativo del PD? Certo, per un obiettivo politico ridotto alla governabilità, i rischi sono molto alti e gli esiti molto incerti, anche se spira una certa aria di “intesa” che potrebbe portare ad inediti livelli di accomodamento nella gestione del potere, in una indeterminatezza di riferimenti politico – culturali posti all'interno di una politica concreta di taglio chiaramente antipopolare.

    Una sola certezza: la sinistra “ufficiale” presente in Italia, riformista e radicale, ne uscirà ulteriormente con le ossa rotte, sul piano della capacità di portare avanti una proposta politica, di esprimere soggettività sociale e rappresentanza politica.

    Ci sentiamo di aver espresso un facile pronostico: a chi intende evitare questa ulteriore deriva, il compito di riflettere ed agire.

    Savona, li 23 Giugno 2006

    Franco Astengo

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