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Il diploma

Il diploma

(3 Ottobre 2012) Enzo Apicella
Diaz: la Cassazione deposita le motivazioni della sentenza che condanna 25 poliziotti tra cui Franco Gratteri, capo della Direzione centrale anticrimine.

Tutte le vignette di Enzo Apicella

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    (Verità e giustizia per Genova)

    Verità per Genova

    (28 Giugno 2007)

    Da circa sei anni siamo impegnati nella difesa delle parti civili del
    processo relativo ai fatti avvenuti nella scuola Diaz durante il g8 di
    Genova.

    Questo nostro impegno, come quello di altri colleghi prima di noi nelle
    varie vicende legate alle pagine più nere della storia d'Italia, ha due
    finalità principali.

    La prima, e la più ovvia, è quella di restituire, attraverso la difesa
    processuale e la ricerca del risarcimento dei danni subiti, dignità e
    valore a tutte le persone che difendiamo e che hanno subito non solo
    lesioni, spesso gravi, ma anche e sopratutto la negazioni dei più
    elementari diritti e della propria dignità di esseri umani.

    La seconda, forse meno ovvia, è tentare di giungere ad una verità
    giudiziaria che sia in grado di dimostrare a tutti che viviamo ancora in
    un Paese democratico e libero, in cui il sopruso, la violenza
    ingiustificata e l'abuso vengono puniti anche qualora vengano commessi
    dalle forze dell'ordine o da chi esercita un potere politico, economico
    o, appunto, di polizia.

    Ed è proprio quest'ultimo aspetto che ci impone oggi di non rimanere in
    silenzio di fronte ad una vicenda sconcertante quanto grave e pericolosa.

    Infatti, se ancora non fossero bastate a minare la credibilità delle
    forze dell'ordine le reticenze, i silenzi, le sfrontate menzogne udite
    in questi anni nelle aule dei tribunali, assistiamo oggi ad un evento
    straordinario: l'apertura di un'indagine sul Capo della Polizia,
    sospettato di aver inquinato ed indirizzato la deposizione di almeno uno
    dei testimoni nel processo Diaz: l'ex questore di Genova, Francesco
    Colucci. Non stiamo parlando, quindi, di un paio di semplici agenti,
    magari giovani, magari stanchi o isolati, ma della più alta carica del
    Viminale e di un Questore.

    E se questo non fosse abbastanza per restare stupefatti e temere
    seriamente per le sorti dei diritti dei cittadini nel nostro Paese,
    nonché della saldezza democratica delle nostre istituzioni, a lasciare
    sconcertati è la reazione delle forze politiche e delle maggiori testate
    di stampa.

    Non abbiamo udito, infatti, in questi giorni, la voce di coloro che
    quotidianamente si interrogano sulla certezza del diritto e sul rispetto
    della legge e delle istituzioni stracciarsi le vesti di fronte alla
    situazione paventata dalle indagini svolte dalla Procura genovese.

    Stiamo parlando non solo e non più del fatto già grave dell'aver
    picchiato selvaggiamente decine di persone inermi, di averle arrestate
    ed accusate sulla base di falsi verbali, di aver fabbricato prove a loro
    carico da parte di alcuni dei più alti vertici della Polizia di Stato.
    Quello che vediamo dispiegarsi oggi, con l'accusa a Gianni De Gennaro di
    aver indotto un testimone a dire il falso di fronte ad un Tribunale
    della Repubblica, è l'arroganza di un potere che si pensa illimitato e
    al di fuori di qualsiasi controllo democratico e giudiziario. E ciò, con
    le conseguenze sui normali cittadini che possiamo intravvedere nella
    cronaca più spesso di quanto sia tollerabile e che sono fatte di piccole
    illegalità quotidiane, di abusi che solo raramente giungono alla luce
    per essere sottoposti al vaglio del pubblico dibattimento.

    La Polizia italiana è palesemente malata, nonostante le migliaia di
    operatori che coscienziosamente svolgono il loro lavoro quotidianamente
    nel e per il rispetto della legalità e dei diritti di tutti. Nessuno può
    più seriamente affermare oggi, come accadde dopo il g8 di Genova, che si
    tratta solo di alcune mele marce in una cesta sana. E' la cesta, con
    ogni evidenza, a dover essere profondamente riformata. Perciò ci
    stupisce e ci spinge fuori dal silenzio che normalmente manteniamo,
    anche a garanzia del sereno svolgimento dei processi in corso, l'assenza
    di riflessione da parte del Governo italiano su una vicenda di tale
    gravità e, al contrario, la decisione da parte del medesimo di operare
    un avvicendamento al vertice della Polizia nel segno della continuità
    specifica con la gestione precedente.

    Né le istituzioni politiche né le Forze dell'Ordine del nostro Paese
    hanno ritenuto in questi sei anni di dover esprimere scuse formali né
    riconoscimenti morali o economici alle vittime della scuola Diaz o della
    caserma di Bolzaneto.

    Chiediamo almeno, oggi, che venga garantito e protetto il lavoro di
    coloro che tentano faticosamente di restituire alle vittime di quei
    giorni e ai cittadini del nostro Paese la dignità e la realtà di parole
    come democrazia, giustizia, verità.

    Genova, 25.6.2007

    Avvocati di parte civile nel processo sui fatti delle scuole Diaz.

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