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(2 Luglio 2007)
Il ministro del Lavoro, Cesare Damiano, sullo scalone abbandona il programma elettorale del governo. Il ministro non parla più di superamento dello scalone ma di suo ammorbidimento. Il che vuol dire che il governo di centrosinistra fa propria la decisione di Berlusconi di allungare l’età pensionabile fino a 60 anni. Questa è la sostanza. Il resto sono pasticci che servono, forse, a salvare qualcuno a danno di qualcun altro. Questa scelta, se confermata, sarebbe l’abbandono di una parte del programma elettorale, che pure è stata determinante per il successo del centrosinistra, e in questo senso sarebbe un puro atto di slealtà del governo verso gli elettori. Non ci sono giustificazioni economiche per questa scelta, i lavoratori con l’ultima finanziaria, hanno contribuito al bilancio dell’Inps con nuove entrate, ben più alte di quanto necessario per abolire lo scalone.
Lo stesso richiamo ai lavori usuranti suona come una beffa. Questa categoria di lavoratori doveva essere individuata già dal 1996, per andare in pensione prima dei 57 anni. Invece tutti i governi che si sono succeduti da allora non hanno fatto niente. Oggi la categoria del lavoro usurante viene rispolverata non per migliorare le condizioni di chi fatica, ma solo per promettere che si eviteranno nuovi peggioramenti. E’ chiaro che così si commettono solo nuove ingiustizie.
Respingiamo quindi la proposta del governo, perché rappresenta semplicemente la conferma dello scalone Maroni e ribadiamo che il mantenimento del diritto per la pensione a 57 anni con 35 di contributi e a 40 anni senza vincoli di età o di finestre, è un atto di giustizia sociale.
Diciamo egualmente no alla posizione del governo sui coefficienti, confermata nel Dpef, che prevede un’inaccettabile taglio delle pensioni future, proprio per quei giovani che si dichiara di voler tutelare. E’ ora che sulle pensioni si affermino i diritti di chi lavora e si combattano i privilegi veri, che sono quelli dei politici, dei manager, degli alti burocrati, di chi pretende ancora oggi di evadere fisco e contributi.
Roma, 2 luglio 2007
Giorgio Cremaschi
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