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(10 Luglio 2007)
Dopo tanti alti e bassi, stoppate e ripartenze, litigi tra Ministri, indeterminazione sindacale, cifre sparate alla bersagliera (per non dire alla c...o) sembra che ora tutti abbiano concordato che così non si può più andare avanti, e chiedono (sindacati compresi) a gran voce che finalmente si arrivi a questo benedetto accordo sulle pensioni.
Per questo tutti (sindacati compresi) hanno chiesto che la matassa venisse presa direttamente in mano da Prodi, che ovviamente non si è fatto pregare, con un occhio a fare comunque "cassa" nell'operazione, e con l'altro occhio attento a gestir le cose in modo da evitare una crisi, se non la caduta, del suo Governo.
Prodi ha promesso che a giorni presenterà la sua proposta e che prestissimo l'intera vicenda sarà chiusa con un accordo.
Anche Prodi ha quindi snocciolato le sue ragioni. Salvare le pensioni dei Giovani, dare stabilità al bilancio dell'Inps, ecc. Tutte cose che ovviamente si possono fare solo tagliando le pensioni (coefficienti) ed aumentando l'età pensionabile.
Certo Prodi ha promesso massima attenzione e sensibilità verso le istanze dei molti, ma già conferma che comunque l'incasso previsto dallo scalone di Maroni (se fosse andato in porto) sarà in ogni modo recuperato nelle disponibilità del bilancio dello Stato attraverso altre operazioni, sia sulle materie previdenziali che con tagli alla pubblica amministrazione.
Dove stà la novità ?? La novità sta semplicemente nel fatto che le parti sedute al tavolo non ne possono più e vogliono chiudere velocemente. La discesa in campo di Prodi serve solo a dare più forza a questa necessità mettendo in gioco la tenuta di questo Governo. Se Prodi fallisce sarebbe un dramma, per il Governo e per il progetto del nuovo Partito Democratico, e nessuno (sindacati compresi) vuole che ciò accada, costi quel che costi.
Come si vede (e basterebbe leggere le dichiarazioni stampa di questi giorni) la partita si è dimostrata per quello che è ..... una questione politica.
Tutta la questione, per come viene trattata si riduce a questo ..... la proposta Maroni è iniqua, va modificata, ma facendo salvo che lo storno di risorse dalla cassa previdenziale che si sarebbe prodotto con lo scalone Maroni va comunque realizzato ed incassato. Lo abbiamo promesso all'Europa ed al Fondo Monetario e manterremo l'impegno (Dini, Padia Schioppa, Sindacati sono divisi sul come non sul se).
La destra risponde dicendo che ... l'incasso che avrebbe prodotto lo scalone Maroni non è altrimenti realizzabile. Senza quello storno di risorse dalla cassa previdenziale verso il bilancio dello Stato, questo Governo perderà la faccia nei confronti delle autorità monetarie europee e mondiali
Quindi, all'ordine del giorno di tutte le preoccupazioni non ci sono le pensioni ma il bilancio dello Stato ed il rispetto ai richiami delle autorità monetarie.
E qui sta la follia.
Se parlassimo veramente di pensioni scopriremmo che non vi è alcuna ragione per mettervi mano.
Nel suo ultimo bilancio l'Inps dichiara un avanzo tra entrate contributive ed uscite per il pagamento delle pensioni di ben 3,5 miliardi di euro, e questo nonostante la persistenza di una evasione contributiva da tutti considerata enorme.
A complicare la gestione Inps ci sono sono le uscite assistenziali (che lo stato legifera ma che fa pagare all'Inps senza poi restituirle pienamente) come la cassa integrazione, le pensioni di invalidità, le pensioni sociali ecc, e che per legge sono di competenza del bilancio pubblico, quindi della fiscalità generale.
A complicare le cose sono poi alcuni fondi previdenziali in rosso (come ad esempio l'ex fondo dei dirigenti di azienda), o ex fondi di dipendenti pubblici (come i telefonici, i ferrovieri, gli elettrici) che per responsabilità statale hanno un valore della pensione maggiore al valore dei versamenti contributivi. Fondi il cui disavanzo viene coperto dai contributi delle altre categorie di lavoratori. Fondi che riguardano alcune centinaia di migliaia di pensionati, quindi una minoranza, ma il cui deficit viene ora utilizzati per ridurre le pensioni alla maggioranza dei lavoratori.
Se veramente si volessero salvare le pensioni basterebbe quindi separare la previdenza dall'assistenza, isolare quei fondi (pochi e particolari) che dichiarano un deficit di gestione ed avviare il loro risanamento, aggiornando il valore dei contributi anche attraverso il coinvolgimento dello Stato che ha la principale responsabilità di aver legiferato condizioni previdenziali particolari per categorie di lavoratori sui quali per anni a fare legge era il classico sistema clientelare democristiano.
Infine, dette tutte queste cose, risulta da uno studio sullo stato sociale realizzato dalla Università di Roma che il sistema previdenziale contribuisce al Pil nazionale per ben lo 0,5%. Già questo mette a nudo tutte le falsità che ci vanno raccontando da anni. Il sistema previdenziale contribuisce al valore positivo del Pil e non grava affatto sul Pil.
Ma se l'Inps non è allo sfascio, allora perchè si sta trattando un'ulteriore riduzione delle pensioni??
Di cosa si sta trattando in realtà è, come detto sopra, un ennesimo rastrellamento di risorse dalle casse previdenziali da rendere disponibili per altro. Cosa che non c'entra nulla con le pensioni e con l'equilibrio del sistema previdenziale.
Ed i sindacati ???
L'argomentazione principale con cui Cgil Cisl Uil avevano contestato la riforma previdenziale del centro destra (scalone Maroni) era che il conti Inps andavano benissimo e che nulla giustificava un ulteriore intervento. Ed in questo avevano (e avrebbero anche oggi) ragione visti i bilanci Inps.
Erano così convinti di tale assunto che la questione dell'abolizione dello scalone Maroni è stata assunta anche dal programma elettorale della formazione di centrosinistra.
Oggi quell'assunto è semplicemente sparito.
Anche Cgil Cisl Uil hanno aderito all'ipotesi Governativa di andare a diluire lo scalone allungando i tempi per la sua entrata a regime.
Tanto è vero che su questa trattativa (di cui tutti sapevano fin dall'inizio i contenuti e le proposte in campo) Cgil Cisl Uil si sono ben guardate di andare a definire una piattaforma vera, discussa ed approvata dai lavoratori, barcamenandosi per mesi dietro alla protesta (più formale che reale) per non avere ancora avuto dal Governo una proposta definitiva.
Lo sapevano tutti nelle fabbriche che il Governo voleva mettere mano ai coefficienti ed allungare l'età pensionabile, ma a quanto pare solo Cgil Cisl Uil non lo sapevano (così dicevano) e sì che erano loro (e non i lavoratori) ad essere seduti al tavolo negoziale. .... Di cosa hanno quindi parlato in tutto questo tempo ??
Eppure le condizioni per una sospensione del confronto e di una iniziativa di lotta e mobilitazione c'erano tutti, compresa l'urgenza di non far cadere l'ipotesi della eliminazione dello scalone, visto che era l'unica posizione sindacale condivisa anche nei luoghi di lavoro ed anche l'unica con adeguate e provate motivazioni a sostegno (le stesse che Cgil Cisl Uil hanno esibito convintamente contro il Governo di centrodestra).
Invece, dietro al paravento di non essere ancora a conoscenza delle proposte del Governo, mantenevano aperto il tavolo, e litigavano con Padoa Schioppa non già perchè costui era il più convinto assertore di un più netto risparmio previdenziale ma sul "tesoretto", ossia di quanto potevano contrattare Cgil Cisl Uil su altre materie in cambio di un accordo che elevasse l'età pensionabile.
Intanto le fabbriche scioperavano, le Rsu facevano ordini del giorno, ma Cgil Cisl Uil non dicevano sulla di sostanziale non conoscendo (loro) ancora (dicevano) le proposte del Governo.
Ora anche Cgil Cisl Uil si sentono appagati dalla discesa in campo di Prodi, eppure anche Prodi è per l'innalzamento dell'età pensionabile, per una "regolazione" dei coefficienti, e per un accordo che permetta alle casse dello Stato di rimpinguarsi di un valore corrispondente a quanto lo scalone Maroni prometteva.
Se davvero, con l'arrivo di Prodi alla guida della trattativa, i tempi dell'accordo si stringono, sarebbe interessante ed utile sapere almeno anche quale è la posizione sindacale al tavolo.
In questo ci aiuta Epifani con la sua intervista sulla "Stampa" di due giorni fa, dove non parla di cifre (i bilanci Inps sono in attivo o no?) di rimedi minimi per dare solidità al conto previdenziale (divisione della previdenza dall'assistenza, lotta all'evasione contributiva ecc) ma si impegna a redarguire il PRC che chiede a Prodi di rispettare il suo programma elettorale (abolizione dello scalone, punto a capo) sollecidandolo a stare attento perchè grave sarebbe la sua responsabilità se il Governo Prodi cadesse proprio sulle pensioni.
Quindi sappiamo con quale posizione Epifani andrà alla trattativa ..... non fare cadere il Governo Prodi.
Abbiamo parlato di Ministri e sindacalisti. Manca la voce dei diretti interessati i lavoratori perchè a loro è stata preclusa la possibilità di farsi ascoltare e di decidere del loro futuro.
Tutti parlano di loro, sparando cifre e dati del bilancio previdenziale chiaramente fasulle, battendosi il petto parlando di giovani e del loro futuro (che intanto condannano con la precarietà) da salvaguardare colpendo intanto i loro padri e le loro madri (da qui gran parte di questi giovani continuano a dipendere), ma in realtà tutti pensando alle casse Inps (centrodestra e centrosinistra) ed a come dirottarne una parte delle risorse ad altri scopi, divisi tra loro solo sul modo e sui tempi per realizzare questo obiettivo.
Come si diceva prima, l'equilibrio previdenziale non c'entra (è già a posto di suo), le parti sedute al tavolo pensano ad altro con in testa i soldi della cassa previdenza, e non fa nulla se così si sfascerà ancora di più (dopo la Dini) un sistema che funzionava come un gioiello.
Tutto questo, ovviamente, salvando il Governo Prodi, già in caduta di consensi, ma per nulla preoccupato di ciò visto che si sente in dovere di rendere conto alle autorità monetarie europee e mondiali e non certo alla sua base elettorale.
Ma non c'è solo la caduta di consensi al Governo. C'è anche, e vistosa, la caduta di consensi verso le organizzazioni sindacali. Un fatto questo che certo non farà crollare le organizzazioni (economicamente) ma di certo le svuoterà di senso e di ruolo condannandole sempre più a quella deriva neocorporativa ed autoreferenziale su cui la nuova burocrazia sindacale fonda e giustifica la propria esistenza.
La prova di ciò ci viene proprio dall'ultimo direttivo della Cgil (4 luglio) dove la Segreteria ha respinto la proposta che il direttivo votasse su quale posizione tenere nel confronto col Governo, dicendo semplicemente che non c'erano le condizioni nè il tempo.
Intanto però la segreteria Cgil andrà alla trattativa con Prodi, senza un mandato del suo direttivo, ed insieme a Cisl ed Uil, senza alcun mandato dai lavoratori.
Le segreterie di Cgil Cisl Uil .... per conto di chi trattano ????
Che si farà l'accordo è ormai certo, è sicuro anche che siamo alla follia.
8 luglio 2007
Coordinamento Rsu
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