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Sulla miseria dell'ambiente del sindacalismo di "base"

A proposito dell'espulsione di Domenico Mignano dallo Slai Cobas e di un'interessata campagna della Confederazione Cobas, della Cub, ecc.

(26 Luglio 2007)

Diffondiamo una lunga presa di posizione dell'esecutivo nazionale sulla campagna di falsità orchestrata intorno alla vicenda dell'espulsione di Domenico Mignano dallo Slai Cobas di Napoli.
Ci siamo costretti per la strumentalità delle accuse rivolte allo Slai, diffuse con l'intento di creare confusione al nostro interno mistificando i fatti.
Le iniziative indicate alla fine del documento sono state decise al coordinamento nazionale di Roma del 14/7/2007.

L'Esecutivo Nazionale
SLAI COBAS
sindacato dei lavoratori autorganizzati intercategoriale

1) il 7 luglio 2007 l'assemblea congressuale dello Slai Cobas della Fiat di Pomigliano d'Arco e delle collegate aziende terziarizzate operanti all'interno del perimetro dello stabilimento, ha espulso Domenico Mignano. Questo dopo un sofferto percorso di discussione, poiché con Domenico Mignano sono stati tanti gli anni di lavoro e lotta comuni, sia a livello locale, sia a livello nazionale.

I rapporti fiduciari tra Domenico e lo Slai Cobas si erano ormai interrotti e la continuazione del rapporto era impossibile, si erano divaricate le reciproche strade. Infatti, Domenico non ha semplicemente scelto di costituire un gruppo politico (cosa su cui, presa in se, non ci sarebbe nulla da dire), ma si è mosso aprendo una "concorrenza" operativa con il Cobas dell'Alfa di Pomigliano, ponendo così le premesse di un indebolimento sia della resistenza operaia all'attacco della Fiat, sia dell'intervento del Cobas che da anni si scontra quotidianamente con la direzione aziendale. Questo è stato giustamente condannato e respinto dai suoi stessi compagni del Cobas di fabbrica, perchè è un modo di operare che finisce col favorire la Fiat in questa difficile fase di continua opposizione al tentativo di "melfizzazione" dello stabilimento. Divisione e concorrenza tra chi si oppone, sono in netta contrapposizione con la necessità di unificare il fronte di lotta e di resistenza operai.

Il Coordinamento Nazionale dello Slai Cobas, riunito a Roma il 14/7/2007, ha poi approvato l'operato del provinciale di Napoli. L'espulsione di Domenico Mignano sarà pertanto riesaminata nei termini statutari dello Slai Cobas, se realmente verrà presentato un ricorso contro di essa.

2) su questo avvenimento, per noi indubbiamente spiacevole, ognuno ha diritto di pensare quello che vuole quanto al suo merito. Ma in giro non abbiamo sentito valutazioni politiche, ma solo falsità e campagne interessate unicamente e parassitariamente all'incremento numerico del proprio micro orticello sindacale.

3) la prima bordata di falsità in malafede è stata lanciata dalla Confederazione Cobas, assieme a Officina 99, Rete Campana Salute e Ambiente, col comunicato "Domenico Mignano deve rimanere delegato rsu perche' eletto dai lavoratori", reperibile sul sito della Confederazione Cobas. In tale comunicato, testualmente, si scrive che lo Slai Cobas avrebbe inviato una "..arbitraria sollecita comunicazione ufficiale alla Direzione Fiat intesa a sottrargli la carica di RSU-RLS elettiva (un'infamia degna dei sindacati filopadronali)". E' FALSO!

4) la seconda bordata di falsità in malafede è stata nuovamente lanciata dalla Confederazione Cobas, col comunicato del 16/7/2007 del Cobas Ergom di Termini Imerese, in cui testualmente si scrive che la Fiat avrebbe sospeso da RSU/ RLS Domenico Mignano: "..con l'avvallo scriteriato del gruppo dirigente slai di Pomigliano". E' FALSO!

5) la terza bordata di falsità è stata lanciata dalla Confederazione Cobas di Pisa, che in un comunicato del 16/72007, testualmente scrive: "..la rottura politica con i compagni dello slai non giustifica la lettera inviata alla direzione dove si disconosce un delegato sindacale mettendolo alla mercè della Direzione e del Padrone che subito, in meno di 24 ore gli hanno comunicato per iscritto la decadenza dalle sue prerogative." E' FALSO!

6) la quarta bordata di falsità in malafede è stata lanciata dalla FLMUniti Cub di Napoli, che in un comunicato del 18/7//2007, riprendendo parte del volantino del Cobas Ergom, ripete testualmente che la Fiat avrebbe sospeso da RSU/ RLS Domenico Mignano: "..con l'avvallo scriteriato del gruppo dirigente slai di Pomigliano". E' FALSO!

7) Lo Slai Cobas non ha mai chiesto (ne avallato) alcunché alla Fiat. Tantomeno si è rivolto (oggi o in passato, né lo farà in futuro) alla direzione padronale per far rimuovere chicchessia dalla cariche elettive di RSU o RLS. Lo Slai Cobas, nella sua comunicazione alla direzione Fiat del 10/7/2007, ha solamente comunicato che Domenico Mignano "..non rappresenta la scrivente O.S. a nessun titolo". Una comunicazione dovuta allorché un compagno non fa più parte dell'organizzazione, tanto più dopo che Domenico Mignano, contro il parere e il modo di operare dello Slai, ha siglato individualmente come RSU e assieme alle confederazioni sindacali un comunicato dove si elogiava una presunta diversa operatività della direzione aziendale sulla risoluzione dei problemi legati alla nocività in fabbrica.

8) Secondo lo Slai Cobas, che non ha chiesto nulla alla Fiat, Domenico Mignano dovrebbe dimettersi lui da RLS/RSU, perchè quando è stato votato dai lavoratori, questi lo hanno fatto dandogli fiducia per la sua partecipazione al progetto collettivo dello Slai Cobas. Sarà affar suo decidere cosa fare a proposito, ma per noi le elezioni dei rappresentanti dei lavoratori non sono un fatto individuale e privato.

9) Gli estensori in malafede dei comunicati sopra citati sapevano benissimo che lo Slai Cobas non aveva chiesto niente alla Fiat (e se erano nel dubbio potevano sincerarsene ... chiedendo). Hanno preferito andare avanti a testa bassa per motivi di "bassa cucina", ritenendo che ci fosse la possibilità di costituire e/o allargare proprie rappresentanze allo stabilimento Fiat di Pomigliano, se si fosse cavalcata la vicenda.

10) La cosa non ci meraviglia, nell'ambiente del sindacalismo di "base" è una prassi costante cercare di fregare iscritti ai "cugini", piuttosto che impegnarsi alla costruzione di un fronte di lotta che, a prescindere dalle tessere sindacali in tasca, unisca tutti i lavoratori in un'opposizione all'attacco concertativo cui sono sottoposti.
E' la logica di innaffiare il proprio micro orticello e di concepire l'intervento sindacale come uno strumento per ottenere qualche posto ben retribuito per i propri dirigenti al CNEL o di consentire loro di potersi sedere ai tavoli delle trattative, a prescindere dall'avere rapporti di massa tra i lavoratori.

11) Tutti costoro che si sono avventati ringhiando nella faccenda per azzannare l'osso, dov'erano quando la Fiat licenziò otto operai dell'Alfasud, tra cui lo stesso Domenico Mignano, ("rei" di avere "capeggiato" la contestazione ai sindacati confederali e la solenne bocciatura nelle assemblee del 14 febbraio 2006 del contratto-bidone dei metalmeccanici)?
Dov'erano quando questo licenziamento politico venne fatto sulla base di una montatura congiunta dei confederali e del padronato, compresa la tanto decantata e corteggiata Fiom, di Rinaldini, in prima fila nell'imbastire l'operazione?
Dove sono tutti costoro, anche oggi, che hanno tempo per questi comunicati, ma non ne hanno per solidarizzare e scendere in campo con la resistenza operaia a Pomigliano contro il tentativo di "melfizzazione" dello stabilimento, ad Arese contro il tentativo di sbarazzarsi definitivamente dei cassaintegrati e degli operai per far posto a Milano 2015?

12) La domanda non è retorica, perchè gli operai non si difendono a giorni alterni, quando conviene alle logiche di micro crescita organizzativa. D'altra parte la Cub ha già cercato, senza successo, di fagocitarsi lo Slai Cobas; mentre la Confederazione Cobas girava a "braccetto" con i dirigenti della Fiom ai fori sociali e a varie iniziative, ovviamente ... per allargare la partecipazione di massa. Dirigenti che invitava ai propri convegni sulla democrazia nei posti di lavoro, applaudendone gli interventi e i messaggi, mentre al di là delle parole di circostanza che la Fiom può spendere in nome della "democrazia" soprattutto per settori non-metalmeccanici, continua ad usare e difendere il 33% garantito ai sindacati firmatari di contratto nelle elezioni RSU e cerca in ogni modo di negare l'agibilità sindacale e politica nelle fabbriche agli operai che si oppongono alla sua politica concertativa e ai sui comtratti-bidone.

13) quella che maggiormente è caduta in basso, ci sembra, è la Confederazione Cobas. Non solo ultimamente c'era stata una certa sintonia su una serie di prese di posizioni, ma era in corso da tempo un rapporto di collaborazione con il settore degli Enti Locali, basata su un comune sentire le questioni. Da tempo pubblichiamo assieme il bollettino "Controinforma" e era in discussione un'azione comune nazionale nel settore degli Enti Locali per il prossimo rinnovo delle RSU nell'autunno 2007.
Come dobbiamo valutare quest'improvvida uscita della Confederazione Cobas? Un mezzo per bloccare il confronto nel settore degli enti locali? Un espediente per impedire che il confronto uscisse dai confini di questo settore e ponesse più in generale il problema di un lavoro per l'unificazione dei lavoratori superando il settarismo delle micro sigle sindacali? Un mezzo per crearsi una presenza a Pomigliano dal nulla?

14) Noi continuiamo a pensare che il nostro nemico siano la borghesia e il suo governo. Non pensiamo che la costruzione di un sindacato di classe e di massa possa imperniarsi sul portare via passettino dopo passettino iscritti alla Confederazione Cobas, alla Cub o agli altri "cugini" del sindacalismo di "base".
Ugualmente non pensiamo che si possa costituire un sindacato di classe e di massa con i mezzi mutuati dalla politica-spettacolo, che risolve tutto nell'obiettivo di essere menzionati sui media, che si serve dei problemi altrui per cercare di costituire le proprie micro rappresentanze.

Pensiamo che la strada, obbligatoriamente, passi attraverso il duro lavoro quotidiano di opposizione nei posti di lavoro, di autorganizzazione degli operai e dei lavoratori, di tentare di ribattere punto su punto, iniziativa su iniziativa, l'offensiva padronale e governativa, gestita con la concertazione dei sindacati confederali.
Pensiamo che questo sia necessario in ogni posto di lavoro, ma tanto più nelle fabbriche e, in particolar modo in quelle del gruppo Fiat, ove occorre un lavoro continuativo, di anni, per conquistarsi legittimità e seguito tra gli operai. Lavoro che non può essere saltato a pie' pari, magari col trucco di fare una causa per ottenere un rappresentante RSU fuoriuscito da un'altra sigla.

15) Un lavoro in controtendenza, che si paga di persona, che deve quotidianamente scontrarsi con la reazione padronale e, a volte, anche misurarsi con contromisure illegali. Chi ci ha tacciato di essere filopadronali si ricordi che i nostri militanti operai nelle fabbriche Fiat non solo sono sottoposti in continuazione alle persecuzioni padronali, ma che nel corso di questi anni molti sono stati colpiti da licenziamenti per rappresaglia politica ormai più di una decina di volte alla Fiat tra Arese e Pomigliano. Fabbriche dove gli operai che lottano con lo Slai Cobas sono colpiti da denuncie e multe, sono caricati dalla polizia, sono oggetto del tentativo di sbarazzarsene definitivamente per spegnere questa esperienza di resistenza operaia alla ristrutturazione.

16) Tutta questa vicenda, l'accanimento su di essa col corollario di interessamento da parte della stampa puzza forte, ha l'odore della miseria di un ambiente asfittico, che non ha la capacità di andare oltre il piccolo cabotaggio nei meandri della concertazione riverniciata a sinistra e che prediliga azzannarsi per ... un pugno di iscritti.
Un'alternativa alla concertazione confederale, alla politica consociativa del governo Prodi e a questo sistema sociale basato sullo sfruttamento e propagatore di guerre, non si costruisce certo in questo modo.

Per noi occorre fare dei passi in tutt'altra direzione, avendo l'obiettivo di costituire un fronte di lotta e di massa degli operai e di tutti i lavoratori, a prescindere dalle tessere sindacali che possono avere in tasca, che ponga concretamente la ricostruzione di un sindacato di classe, obiettivo da cui sono ancora ben distanti tutti i sindacati di "base" messi insieme.

Nel nostro piccolo, con le nostre forze e quelle di chi vuole effettivamente condurre il tentativo dell'autorganizzazione dei lavoratori, vogliamo aprire questo percorso. Questo perchè alla difesa delle mostre condizioni di vita e di lavoro non serve un quarto sindacatino che replichi in piccolo Cgil-Cisl-Uil. E' necessario, invece, prendere la strada della costituzione di Cobas in ogni posto di lavoro che, contro e fuori la logica della concertazione e della consociazione nel sottobosco delle cariche e dei tavoli istituzionali elargiti dal governo Prodi per bloccare l'opposizione sociale, si pongano come catalizzatori di un percorso di costruzione di un fronte autonomo e indipendente di tutti i lavoratori.

Abbiamo già in mente dei primi appuntamenti per iniziare a percorrere questa strada:

Diritti ai lavoratori migranti = diritti a tutti quanti!Assemblea pubblica, domenica 9 settembre al capannone occupato dell'Alfa di Arese, dei lavoratori migranti, cinesi e italiani per rilanciare l'unità dei lavoratori al di là della nazionalità. Un'assemblea che parte dall'esperienza di lotta che, dopo un mese di mobilitazioni, ha portato alla vittoria i cento dipendenti della Coop Caris, quasi tutti migranti e in maggioranza cinesi, ottenendo 250 euro di aumento e diritti.

Campagna nazionale per le RSU nel pubblico impiego, all'insegna del rifiuto della concertazione e per l'eliminazione del precariato, dando anche copertura legale a tutti quei gruppi di lavoratori che, pur non inquadrati in qualche sigla sindacale, vogliono presentarsi alle elezioni RSU. Una campagna che faccia propria la rivendicazione del diritto a votare ed essere eletti anche per tutti i precari che lavorano nel PI, organizzando noi stessi le elezioni dei rappresentanti dei precari se, come è presumibile, l'Aran e il governo non daranno questa possibilità.

Conferenza programmatica nazionale dei precari degli enti locali, per una stabilizzazione effettiva, per il diritto alla rappresentanza sindacale, per la democrazia sindacale nei luoghi di lavoro, Roma 15 settembre. Dall'esperienza della lotta di massa dei precari siciliani una proposta per un collegamento nazionale, con l'obiettivo dell'eliminazione reale del precariato, della stabilizzazione dei lavoratori con salari e diritti pari a quelli dei lavoratori a tempo indeterminato, per intervenire ed essere protagonisti attivi nel rinnovo delle RSU nel pubblico impiego.

Riunione nazionale dei metalmeccanici dello Slai Cobas, Pomigliano, primi di settembre. Un incontro non solo per strutturare l'attività dello Slai nel settore, ma soprattutto per lanciare una proposta di intervento aperta sul contratto e sulle condizioni di vita e di lavoro nelle fabbriche metalmeccaniche, sempre più precarizzate anche grazie agli accordi siglati dalla Fiom.

Per la difesa dei lavoratori, serve un 4° sindacatino che replichi in piccolo Cgil-Cisl-Uil, o Cobas in ogni posto di lavoro? Per un fronte di lotta unitario e aperto su salario, pensioni, diritti e contro la precarietà. Assemblea nazionale pubblica, Roma 13 Ottobre. Un'assemblea aperta a tutti coloro che vogliono effettivamente costruire l'autorganizzazione di classe e non ritengono che questa sia il sinonimo della propria sigla sindacale.

Assemblea nazionale dello Slai Cobas, per preparare il 6° Congresso Nazionale, Roma 14 ottobre.

A questi appuntamenti sono invitati tutti quei lavoratori, quegli organismi di lotta, quelle realtà politiche e sociali che ritengono sia venuto il momento di farla finita sia con le logiche di orticello, sia con le false opposizioni che si fanno coinvolgere nella concertazione e nella consociazione in nome del "realismo" e di qualche poltroncina nel sottobosco istituzionale.

23/7/2007

L'esecutivo Nazionale
dello Slai Cobas

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