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Nuova sinistra

(29 Luglio 2007)

L'intervento di Rossana Rossanda (“Scorciatoie zero” il Manifesto del 25 Luglio) ha riaperto il dibattito sulla cosiddetta “Cosa Rossa” che dovrebbe nascere dalla riunificazione in un solo soggetto politico tra le forze della presunta “sinistra radicale governativa”.

Rossanda predica prudenza e con linguaggio d'altri tempi parla di “patto di unità d'azione” (il primo fu stipulato tra il Pcd'I ed il PSI nel 1934, alla vigilia dei “Fronti Popolari” e di fronte all'evidente fallimento della svolta del “socialfascismo”, imposta dall'I.C alla vigilia della grande crisi del 1929), altri replicano in vario modo: Lidia Campagnano parla di rimescolamento alla base che chiede qualcosa di “diverso”, mentre emerge – sono sempre parole sue – coscienza della povertà delle proprie risposte, del carattere residuale della propria identità, da cui nasce la volontà di confrontare con altri le proprie limitate visioni, pur di arrivare a fare un passo oltre.

Desidero essere chiaro, rivendicando non sterilmente una coerenza che credo di aver mantenuto fin dall'inizio della vicenda della “sinistra governativa” unita dal “pericolo Berlusconi” (2003): il fallimento dell'ipotesi governativista è, soprattutto, il fallimento di Rifondazione Comunista, sul piano teorico e politico ridotta, ormai da molti anni, a “partito della governabilità” (una governabilità assunta come orizzonte politico, in varie forme, fin dall'assunzione della segreteria da parte di Bertinotti – 1993 – ed esplicitata attraverso metafore di dibattito politico, in precedenza quelle sulle “due sinistre” e, successivamente quello sulla “non violenza”, usati davvero quali “foglie di fico” per mascherare un semplice spostamento di campo in chiave meramente politicista).

Una “Nuova Sinistra” può nascere soltanto da un processo di riaggregazione, prima di tutto posto sul piano politico (quindi niente “Comitatone dei Refrattari”, dai Cobas, ai No TAV, ai No Dal Molin, ecc: come propone Giulio Raffi) collocato sul terreno della “Sinistra d'opposizione”.

Vale la pena di ripetersi su questo punto: sarà un processo faticoso, tra diversi e “anomali” nella loro diversità, ma il cui obiettivo deve essere quello di un Partito (sulla cui forma, ovviamente, la discussione è aperta: ma le caratteristiche debbono essere quelle) in grado di aspirare al passaggio della soglia di una presenza “reale” nel Paese (anche sul terreno istituzionale) e che abbia anche rapporti non strumentali con quanto di soggettività sociale organizzata, sui diversi terreni a partire da quello sindacale, è possibile trovare in giro.

Non voglio essere genericamente onnicomprensivo o soltanto esprimere una esigenza: reclamo, invece, la necessità di dotare questa “Nuova Sinistra” (una vera “Nuova Sinistra”) di un forte profilo politico.

E sotto questo aspetto prendo a pretesto quello che è stato il vero nodo politico della settimana appena trascorsa: le indicazioni che, sotto il profilo della riforme costituzionali, Walter Veltroni ha delineato come caratteristica fondativa del nuovo “Partito Democratico “ (perché sarà proprio con il Partito Democratico, direttamente, che la “Nuova Sinistra” si troverà a fare i conti).

Il “decalogo” di Veltroni ricalca pedissequamente il rafforzamento totale della linea della “governabilità”, muovendosi sul filone della “grande riforma craxiana” (dalla quale prende a prestito, ad esempio, il rafforzamento dei poteri del Presidente del Consiglio) e del tentativo di stravolgimento della Costituzione attuato dal centrodestra nel finale della scorsa legislatura e sventato con il Referendum del Giugno 2006.

Una linea, a suo modo coerente con il completamento del processo di “americanizzazione della politica” avviato ormai da molto tempo e che trova il suo corrispondente in campo economico – sociale, con l'adozione del liberismo spinto di cui il futuro PD sarà alfiere (c'è da sperare, all'interno di quel futuro consesso soltanto in qualche residuo di “dottrina sociale della Chiesa” alla Rosi Bindi o di “antica socialdemocrazia” alla Giorgio Ruffolo, che pare proprio rappresentare l'estrema sinistra del nuovo partito).

Dunque: una “Nuova Sinistra” dal profilo politico forte, che si pone il tema delle istituzioni e non si definisce genericamente movimentista e che considera la “rappresentatività politica” il fondamento della sua azione.

Savona, li 28 Luglio 2007

Franco Astengo

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