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Addio compagne

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(23 Febbraio 2010) Enzo Apicella
Il logo della campagna di tesseramento del prc 2010 è una scarpa col tacco a spillo

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    Caruso rimandato a settembre

    (14 Agosto 2007)

    Mentre Ri(af)fondazione prosegue nelle aule parlamentari e nelle altre sedi istituzionali la sua "coraggiosa" battaglia politica contro la precarietà e lo sfruttamento dei lavoratori (ridiamo per non piangere!), il povero Francesco Caruso è malauguratamente incappato nelle forbici della censura ed ha deciso di autosospendersi volontariamente, in attesa di conoscere a settembre la sua sorte nel gruppo parlamentare del PRC-Sinistra Europea. Il deputato "disobbediente" beneventano aveva osato rilasciare alcune dichiarazioni che hanno scatenato unanimi reazioni di scandalo e sdegno da parte di un cieco ed arrogante ceto politico (compresi i quadri dirigenti del PRC) che si ricompatta ogni volta che viene messo in discussione il suo potere oppure viene smascherata la reale natura dello Stato e del sistema economico-capitalistico. Tuttavia, a parte l'alone di ipocrisia che ha circondato le frasi "incriminate", altrove non sono mancati gli attestati di solidarietà nei confronti dello sventurato Caruso. Che dire? Anzitutto, perché aggredire e linciare in coro un Caruso qualsiasi, appena apre bocca? In genere tace, il ragazzo, che finora si è distinto solo per aver espresso il suo voto favorevole alle peggiori nefandezze di questo governo, anche e soprattutto in materia di politica estera. E poi, basta con questa omertà mafiosa istituzionale! Basta con questa ipocrisia e pusillanimità filo-governativa! Nel Parlamento italiano il più pulito ha la rogna! Si dimetta Caruso, ma insieme a tutti gli altri parlamentari che hanno pendenze o problemi di natura legale, ed in modo particolare tutti coloro che hanno ricevuto condanne penali in via definitiva. Allora sì che ci sarebbe da ridere (sempre per non piangere), visto che in pratica dovrebbe essere evacuato l'intero Parlamento, licenziando un'intera classe politica "digerente". Inoltre, vogliamo affrontare seriamente le drammatiche questioni del lavoro, degli omicidi bianchi, della precarietà e dello sfruttamento, e quindi delle leggi che hanno contribuito in maniera determinante ad inasprire e "normalizzare" le condizioni di precarietà, miseria e sfruttamento in cui versano i lavoratori in Italia, in modo particolare le giovani generazioni e gli extracomunitari? Sbaglio o l'abolizione della legge 30 era uno dei punti programmatici fondamentali della piattaforma dell'Unione, almeno durante la campagna elettorale? Non sbaglio, ma ho detto giustamente: era! Per sconfiggere Berlusconi servivano i voti dell'elettorato della cosiddetta "sinistra radicale". Oggi, invece, la legge Biagi non si tocca!

    Repetita iuvant

    Le “incaute” esternazioni rilasciate dall'onorevole Caruso, a parte le reazioni ipocritamente indignate che hanno provocato negli ambienti istituzionali, possono se non altro vantare il merito di aver re-suscitato il dibattito su una questione che pareva sepolta nell'oblio, totalmente archiviata e depennata dall'agenda politica del governo in carica. Mi riferisco al tema della precarizzazione e dello sfruttamento economico dei lavoratori salariati, alla cruda e triste realtà degli omicidi bianchi. In Irpinia, solo negli ultimi giorni sono morti sul lavoro altri due giovani operai. Il segretario provinciale della Federazione irpina del PRC-Sinistra Europea, Gennaro M. Imbriano, ha espresso alcune riflessioni a riguardo, sostenendo che "i dati, le statistiche, ci consegnano una condizione di autentica guerra sociale". A parte la sottile distinzione terminologica (sottile ma non elegante, dato che non può essere elegante un eufemismo lessicale che, sebbene sia "politicamente corretto", serve semplicemente a dissimulare, o comunque ad ammorbidire un'amara e tragica verità) nell'usare i termini "morti bianche" in luogo del più aspro vocabolo "omicidi", si può senza dubbio concordare con le dichiarazioni del segretario provinciale irpino di Rifondazione, ma occorrerebbe aggiungere coerentemente altre valutazioni, trarne le dovute conseguenze e porsi alcune domande: 1) anzitutto, se ci sono degli omicidi chi sono gli assassini? In altre parole, adoperando un frasario più "politically correct", se si verificano morti sul lavoro bisognerebbe individuare le relative responsabilità, sia materiali che ideologiche; 2) inoltre, come è possibile conciliare la posizione del PRC (critica, benché solo a chiacchiere) rispetto alla legge 30, con altre posizioni più moderate quanto ferme e perentorie, presenti se non egemoni all'interno della coalizione di governo, secondo cui "la legge Biagi non si tocca", una posizione che si accomoda e soggiace perfettamente ai diktat imposti dalla Confindustria?

    Lucio Garofalo

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