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(19 Marzo 2013) Enzo Apicella

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Pensionati al minimo di decenza!

Lo scalone, i coefficenti, l'europa, tutti pronti alla macelleria sociale, con l'esclusione dei soliti noti

(28 Gennaio 2007)

Ciampi Risulta che nel 1999, a 79 anni, godeva di tre pensioni: una INPS dall'81, pari a 8.222.150 lire mensili. Una Bankitalia dal 1980, di 45 milioni e mezzo di lire mensili. Una seconda pensione Bankitalia da 12 milioni e mezzo. Al mese, 71 milioni e passa. All'anno, 852 milioni e mezzo. In più, nel '99, Ciampi godeva del principesco emolumento di capo di stato: un settennato d'oro, senza spese di casa, d'affitto e di auto. Oggi, oltre alla pensione di ex-presidente, percepisce lo stipendio di senatore a vita più tutti i benefit della carica, autoblù eterna, voli gratis, omaggi e gratifiche. Ed ora va per gli 87 anni.

Anche il riformatore Dini dovrebbe dare il suo contributo.
Prendeva nel '99 (poi i dati sono diventati segreti) due pensioni, una INPS da 13 e passa milioni al mese, e una Bankitalia da quasi 37 milioni. All'anno, 650 milioni e passa. Oltre, si capisce, agli emolumenti e ai benefit di ex-ministro, di ex presidente del Consiglio, di parlamentare.

Giuliano Amato? Nel '99, aveva una pensione del Tesoro da quasi 442 milioni l'anno.

Padoa Schioppa? Pensione da 600 milioni annui.

Rainer Masera riceve da quando aveva 44 anni una pensione di Bankitalia di 85 milioni l'anno. Pur essendo giovanissimo, e occupato in carriere bancarie da miliardario (come direttore generale di San Paolo IMI, nel '98 prendeva un miliardo e trecento milioni).

E i parlamentari?

Non è solo che con una unica legislatura già hanno diritto a una pensione di 5 milioni mensili, e dopo sette un senatore ne prende 15. E' che se prima lavoravano come dipendenti ed hanno abbandonato il posto mettendosi in aspettativa, il loro ente di previdenza continua a pagargli i contributi (cioè li paghiamo noi contribuenti), e finirà per avere una seconda pensione gratis.

Non si osa pensare quanto prenderà di pensione - o già prende - un tipo come Cimoli, coi suoi 179 mila euro mensili di stipendio; e gli altri grand commis, e i consiglieri regionali, i direttori generali regionali, la folla dei dirigenti provinciali e comunali. a Milano, anche il presidente di un consiglio di zona già «ha diritto» a 2 mila euro mensili.

lavoro/ecn

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