">
il pane e le rose

Font:

Posizione: Home > Archivio notizie > Movimento    (Visualizza la Mappa del sito )

PRIMA PAGINA

costruiamo un arete redazionale per il pane e le rose Libera TV

APPUNTAMENTI

SITI WEB

Archivio notizie:: Altre notizie

DAL LIBANO IN ITALIA PER CURARSI LA GAMBA AMPUTATA

(4 Dicembre 2002)

E' un militante del Partito Comunista Libanese, ha 37 anni e ne ha passati quindici nel carcere di El Khiam (in arabo ''le tende''), nel sud del Libano, prigioniero di guerra dell'esercito israeliano, che ha occupato quelle terre fino a due anni fa.
Ci ha rimesso la gamba destra, amputata dai medici di Israele, racconta, con un taglio ''punitivo'', in modo cioe' da rendere assai difficile l'uso di una protesi.
Ora Sulaiman Ramadan gira con le stampelle ed e' in Italia ospite del Coordinamento Palestina di Milano per cercare di procurarsi una protesi decente (quella che gli hanno dato in Libano non riesce a portarla, perche' ''cuoce la pelle'') e per raccontare la sua storia.
Una storia di torture:

"Sono stato catturato il 17 luglio dell'85 durante un'azione armata nel sud del Libano -racconta- sono rimasto ferito alla gamba destra.
Per 73 giorni mi hanno tenuto, con addosso solo dei pantaloncini, in un corridoio strettissimo, a cielo aperto, con un sacco in testa e le mani legate".
Durante gli interrogatori, ricorda, per farlo parlare gli storcevano la gamba ferita.
Poi gliela amputarono, facendogli firmare dei moduli scritti in ebraico e in inglese, lingue che non conosce.
Dopo, durante gli interrogatori lo colpivano sul moncherino e lo minacciavano di tagliargli anche la gamba sana. 

Ramadan riferisce anche di altre torture, tra cui le bruciature di sigarette sul corpo.
Con quelle gli disegnarono una stella di David sul petto, della quale mostra le cicatrici, che si vedono ancora oggi.
Altro strumento per umiliare il prigioniero, il cibo: "Spesso ci tenevano a digiuno completo per tre o quattro giorni -ricorda- avevamo tanta fame che mi mangiavo la pelle dei polpastrelli.
Poi ci davano un uovo fritto, con tantissimo olio.
Noi mangiavamo tutto, con i conseguenti attacchi di dissenteria".
Non essendoci bagni, "stavamo seduti nelle nostre feci".

Un altro metodo, continua, erano le scariche elettriche alla lingua, alle dita, ai genitali: "Ma le preferivo di gran lunga a quando mi picchiavano sulla gamba amputata", dice.
Le condizioni dei prigionieri di El Khiam migliorarono sensibilmente (arrivarono i bagni, i pasti, qualche libro e gli scacchi) nel 1994, dopo che per la prima volta la Croce Rossa ed altre organizzazioni umanitarie ebbero accesso alla struttura.
"Queste torture - dice Shukri Hroub, del Comitato di appoggio all'Intifada- sono le stesse che subiscono le migliaia di prigionieri palestinesi detenuti nelle carceri israeliane.
E' la stessa gente, lo stesso esercito di allora".

Il Comitato, vicino al Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina), considera Israele "uno Stato nazista, fondato sull'apartheid".
Ramadan non ha ancora trovato una struttura ospedaliera che abbia accettato di curarlo: a Rieti, dove c'e' un centro specializzato, l'intervento costa 4mila euro.
Lo Stato libanese, conclude Hroub, "non gli ha concesso neanche una pensione ne' un contributo, a lui come a molti altri comunisti.
Vogliono che la gente veda che fine fa chi imbraccia il fucile per fare la resistenza".  

JEAN 
tel. 3474837678
email cheikhlenin@alborid.net

Condividi questo articolo su Facebook

Condividi

 

Notizie sullo stesso argomento

Ultime notizie dell'autore «Unione Democratica Arabo Palestinese in Italia»

10370