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(14 Novembre 2010) Enzo Apicella

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Veneto: Rifondazione, alleanza con l'Ulivo

illuminanti dichiarazioni del segretario regionale Sperandio su Il gazzettino del 2 dicembre

(4 Dicembre 2002)

«Abbiamo un'ambizione: spostare i termini del confronto sullo statuto del Veneto. Vogliamo che i diritti siano messi al primo posto. Daremo battaglia».

Gino Sperandio, avvocato bellunese di 40 anni, sposato, un figlio, è stato eletto dal congresso segretario regionale di Rifondazione comunista. Da più di un anno ricopre già l'incarico, da quando ha preso il posto di Paolo Cacciari diventato assessore a Venezia. Ieri l'investitura congressuale.

Sperandio ha iniziato con la Fgci bellunese, poi si è iscritto al Pci dove è rimasto fino alla scissione. A Belluno è stato segretario del partito di Bertinotti oltre che consigliere provinciale e capogruppo in Comune. Cresciuto in una famiglia di destra ha scoperto il socialismo per caso leggendo il "Tallone di ferro" di Jack London. «Pensavo fosse un libro d'avventura, come Zanna bianca» ricorda. Entrato nel Pci la sua formazione ha ricevuto poi l'impronta gramsciana. Nella sua professione forense si occupa di cause del lavoro. Hobby, lo sci di fondo e la pallavolo. Giocava centrale, ed è stata quella l'unica volta in cui è stato schierato al centro.

L'aver frequentato il partito per un anno dal posto di comando che impressioni le ha lasciato?

«Che Rifondazione è ancora troppo partito. C'è il rischio, seguendo logiche tutte interne, di non riuscire a dare risposte alle aspettative che ci sono nei nostri confronti. La cosa che invece mi è piaciuta è la dimensione dei rapporti con le persone. La generosità straordinaria di chi fa politica con noi. E la passione, quella vera della sinistra».

Ma oggi nel ricco Nordest che significato ha dirsi comunisti?

«A volte ci vedono come quelli un po' matti ma sostanzialmente onesti e coerenti. Però se coerenti significa perdenti, allora non sono d'accordo».

Il prossimo anno ci saranno le comunali di Vicenza e Treviso. Come vi schiererete?

«I fatti hanno ampiamente dimostrato che in Veneto il modello rosso-verde, tranne che per alcune realtà come Venezia, è difficilmente proponibile. Dunque siamo pronti al dialogo con il centrosinistra. Chiederemo a giorni un incontro con le segreterie della Margherita, dei Ds e delle altre forze per verificarne la possibilità».

Possibilità di soluzioni omogenee, di un'unica coalizione come auspica Rutelli?

«Soluzioni omogenee mi sembrano improbabili. L'alleanza invece è più realistica».

Anche con l'Italia dei Valori?

«Il problema non è Di Pietro. È il programma, sono i temi sui cui si costruisce un impegno comune».

Quali difficoltà sulla strada dell'accordo?

«Per esempio le privatizzazioni. Non siamo d'accordo per privatizzare i servizi, come l'acqua potabile. Credo che il pubblico debba mantenere il controllo».

Voi vi proponete come anello di congiunzione tra la sinistra e i no global. Che ne penserà l'arcipelago dei movimenti dell'alleanza col centrosinistra?

«Non credo che ci saranno liste no global. Troppe le differenze al loro interno. Sono uniti su alcuni questioni, ma poi ciascuno vota come gli pare. Ma da quell'universo, specialmente da parte cattolica, arriva una forte richiesta di radicalità nei confronti di Rifondazione e al contempo di dialogo col centrosinistra. Ce ne faremo portatori. E non capisco perchè Margherita e Ds non colgano pienamente queste istanze».

Antonio Liviero

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