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La truffa del 20 ottobre

(3 Settembre 2007)

Un 20 ottobre dai genitori illustri (12 anni dopo il “rospo Dini”) per sopperire ad una “crisi” di collocazione identitaria e ideologica? Di certo una truffa!

Ingrao sulle pagine odierne di Repubblica forse fa l’unica domanda utile per comprendere al meglio la vicenda legata alla manifestazione del 20 ottobre, quella per intenderci promossa da Liberazione (per conto del PRC) e il Manifesto (a nome di chi?).

“… questa sinistra promuove cose sbagliate? E così fosse, perché lo sono?”.

Ecco, io credo che in questa domanda siano esattamente rappresentati i corni del dilemma nel quale si trova, come in un cul de sac, la cosiddetta “sinistra radicale”, e “di governo”.

Questa “sinistra radicale” infatti gioca un ruolo assolutamente stretto nella morsa.

Da una parte la necessità di tenere occupata e coperta la tensione di sinistra di quell’elettorato che, turandosi il naso (di montanelliana memoria) ha votato il Governo Prodi (non dimentichiamo che buona parte di quell’elettorato –a cui oggi inopinatamente Ingrao e Rossanda si rivolgono- aveva ben chiaro che quel voto rappresentava un tentativo di espulsione del governo Berlusconi, dunque non un voto “per” ma “contro”).

Dall’altra deve risultare assolutamente affidabile in termini governativi. Da qui i reciproci richiami –in un vero gioco delle parti- a chi fa la vera sentinella di questo governo (si legga in proposito www.esserecomunisti.it l’articolo intervista a Giordano) e la minaccia di crisi che pare pervadere non le parti “radicali” (che verrebbero così scaricate in un batter d’occhio) ma l’area centrista, al solo fine di riequilibrare nelle rappresentanze un governo che nel suo dna e nella sua rappresentazione fattuale e negli esiti legislativi ha la necessità di guardare a destra, anticipando ciò che il PD sbaraglierà (pensiamo alle date!!)

Non si comprende come una manifestazione a sostegno del Governo Prodi, per mantenere gli obiettivi di programma, debba essere promossa dalla sinistra radicale, ancorché con una premessa strappalacrime sulle ingiustizie del mondo.

Obiettivi, quelli “rivendicati”, che -qualora affrontati sarebbero successivi alle controriforme e agli atti di cui questo Governo si è reso responsabile in prima persona o in qualità di continuatore- non assomiglierebbero neppure ad un improbabile correttivo solidaristico, socialdemocratico o “riformista” ma si andrebbero a configurare come vere e proprie carità.

Sbaragliamo il campo se i ministri debbano o no partecipare ad una manifestazione “contro il governo” del quale fanno parte. E’ detto in mille salse che non è una manifestazione “contro”, perché non è l’argomento vero sotteso. Credo infatti che il problema sia come affrontare la propria presenza nel Governo -a ridosso del, e successivamente alla, formazione del PD- per mantenere la quale hanno smaltito e fatto digerire l’indigeribile (altro che il rospo diniano sul quale il Manifesto e Liberazione arrivarono ai ferri corti nel ‘95)

Per rispondere alla domanda di Ingrao occorre quindi dire con chiarezza che questa sinistra radicale “promuove cose” che vogliono toccare gli animi della sinistra (appunto con la premessa citata) per mantenere una propria posizione, utilizzando strumenti apparentemente inadeguati, quali il Governo Prodi, rendendosi responsabili di fatto di una vera e propria “truffa” (“o svolta o rottura” tornano a dire sui blog di rifondazione i confusi militanti!) come unica risposta nei confronti di quella “domanda sociale” che Rossanda individua.

Ed è nell’apparentemente che sta la catastrofe vera di questa “sinistra radicale”, perché quando un sottosegretario come Alfonso Gianni (PRC con origini pidiuppine) arriva a ipotizzare, in perfetta sintesi borghese, un “albo per i lavavetri”, come per i medici (sic!) si comprende la vera sintonia tra questo Governo Prodi e la “sinistra radicale”.

Dunque: occorre comprendere quale possa essere la migliore opzione per quella sinistra che, coerentemente, ritiene di rivolgersi ed interpretare la domanda sociale che gli è propria.

Ovviamente fuori da qualunque governo borghese.

Savona, 2 settembre 07

Patrizia Turchi

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