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(5 Settembre 2007)
Ieri nel centro di Baghdad c’è stata una manifestazione contro la legge sul petrolio che dovrebbe essere discussa dal Parlamento alla ripresa dei lavori.
La protesta era stata organizzata da vari gruppi contrari al provvedimento, che è già stato approvato dal Consiglio dei ministri agli inizi di luglio.
"L’occupante sta cercando di imporre questa legge facendo pressioni sul debole governo Maliki che le ha dato rapidamente il suo avallo e l’ha inviata al cosiddetto Consiglio dei rappresentanti per l’approvazione", ha detto il leader sindacale Subhi al-Badri alla Agence France Presse, aggiungendo che "l’occupante ha interferito e persino preteso che i deputati abbreviassero le loro vacanze per approvare una legge così vitale, che è la ragione principale che sta dietro all’occupazione".
La settimana prossima il Parlamento iracheno riprenderà i lavori, dopo un mese di pausa estiva.
"Questa legge ha come obiettivo quello di rubare la ricchezza dell’Iraq", ha detto il sindacalista."Lavoreremo per farla cadere con il sostegno di cinque milioni di lavoratori iracheni, e la nostra risposta sarà bloccare le esportazioni di petrolio e cacciare le compagnie straniere dall’Iraq, comprese quelle che hanno iniziato a lavorare".
Nella regione autonoma kurda del nord Iraq, la norvegese DNO, il gruppo turco Petoil, e la società canadese Western Oil Sands hanno già firmato contratti di Production sharing agreement con il governo regionale del Kurdistan.
Secondo Rashid Ismail, un funzionario del partito comunista, una legge così importante per il futuro economico dell’Iraq dovrebbe essere rinviata a quando nel Paese sarà stata ripristinata la sicurezza.
"Rifiutiamo la legge perché la sua stesura è avvenuta nelle circostanze tragiche che il Paese sta attraversando", dice.
2 settembre 2007
Osservatorio Iraq
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